Con una lettera al Ministro dell’Interno Piantedosi i membri del Consiglio per le relazioni con l...
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Di Silvja Manzi In questo turbolento autunno elettorale planetario, un Paese si è trovato in bilico...
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Tratto da l'Avvenire, di Gianfranco Marcelli Con i quasi 80 suicidi in carcere già ufficialmente registrati dal 1° gennaio, l’Italia si...
ETIMOLOGIA dal latino ratio ‘calcolo ragione’, derivato di ratus, participio passato di reri ‘calcolare, ritenere, considerare’.
Sono almeno tremila gli apolidi che vivono sul territorio italiano, persone prive dei documenti che garantiscano loro una cittadinanza e che si trovano così in un limbo che rende complicato, se non impossibile, l’accesso a diversi diritti fondamentali come istruzione, sanità pubblica, misure di protezione sociale e lavoro.
Per questo è nata ora l’Unione Italiana Apolidi (UNIA) e abbiamo parlato con il presidente, Armando Augello Cupi, delle principali istanze. Intanto si vuole arrivare ad una maggiore contezza rispetto al numero degli apolidi nel paese, ma allo stesso tempo fare pressione sulle istituzioni affinché rendano più facili i processi burocratici verso l’ottenimento della cittadinanza, che spesso si prolungano per molti anni.
In questi primi giorni di vita l’UNIA non ha ricevuto riscontri dalle forze politiche, ma sono fioriti contatti con persone apolidi che chiedono assistenza e con associazioni ed enti che potrebbero aiutare la missione dell’Unione.