ELLY SCHLEIN VISTA DA VICINO

Tratto da Domani di Elly Schlein

Quantə di noi vengono da storie e provenienze che si intrecciano fra diverse città, Paesi e continenti? Il frutto di possibilità offerte e non negate, di partenze scelte oppure forzate, di incontri casuali, di fiori che spaccano l’asfalto, di sinergie lasciate libere di crearsi e non soffocate. Di come avrebbe potuto essere ma non è stato, di come invece poi è stato, nonostante tutto. Così è anche la storia della mia famiglia.

Sono figlia di madre italiana, di Siena, e padre americano; nata e cresciuta in Svizzera da «straniera». Nipote di un nonno e una nonna paterni entrambi emigrati. Mio nonno si chiamava Herschel Schleyen, nato nel 1892 a Zolkiew (oggi Žovkva), una piccola città poco distante da Leopoli. All’epoca in cui mio nonno la lasciò era ancora sotto l’Impero austro-ungarico, mentre oggi si trova in Ucraina. Conta poco più di diecimila abitanti, ma ha una sua storia importante.


Quando mio nonno partì, l’ascesa del nazismo era ancora lontana, ma l’antisemitismo era già molto diffuso: gli ebrei venivano diffamati, esiliati, uccisi. Un fratello e una sorella l’avevano già preceduto emigrando negli Stati Uniti all’inizio del Novecento, e mio nonno deve aver deciso di seguirli per provare a dare un futuro migliore a sé e alla famiglia che sperava di costruire.

Secondo i documenti che abbiamo potuto rintracciare in vecchi archivi e catasti di New York, arrivò tra il 1911 e il 1914 a Ellis Island, dove, come usava, gli cambiarono il nome: diventò Harry Schlein. Sul documento che registra il suo ingresso c’è scritto che lavorava come sarto, quindi probabilmente questo è il mestiere che ha svolto finché è vissuto a New York. Dopo qualche tempo si sposò con mia nonna, Ethel Fox, la cui famiglia era emigrata nel 1907 dalla Lituania, e si trasferirono nel New Jersey, dove aprirono prima un piccolo negozio di gelati, caramelle e giornali, poi di vestiti.

A Elizabeth sono nati e cresciuti i loro figli Herbert e Melvin, mio padre. Non ho purtroppo mai conosciuto mio nonno e mia nonna paterni, lui è morto quando mio padre non aveva ancora vent’anni, lei prima della mia nascita. Ne conosco l’aspetto grazie alle poche fotografie rimaste, la postura elegante e rigorosa, il volto buono. So che il nonno lavorava tantissimo, dall’alba fino all’ora di cena. Tornava a casa stanco come può esserlo chi sceglie ogni giorno il sacrificio per offrire ai suoi figli le possibilità che non ha avuto, a costo di non vederli crescere.

In casa non si parlava di ciò che si era lasciato indietro, ma con i numerosi fratelli, sorelle e nipoti che erano rimasti a Leopoli, nel frattempo annessa alla Polonia, il nonno intratteneva un folto scambio epistolare. Fino a quando la situazione si è fatta drammatica, come testimonia una delle lettere che abbiamo rinvenuto e conservato.

Era di un suo giovane nipote, Marek, preoccupato per il clima sempre più ostile agli ebrei e per le prime leggi razziali. In quella lettera, scritta in inglese quasi perfetto, si capisce che il nonno e la nonna lo stavano aiutando a emigrare.

Cara zia e caro zio,

grazie molte per le vostre lettere e il gentile invito. La notizia della vostra decisione di aiutarmi ad arrivare in America mi dà grande gioia, perché la mia posizione in Polonia è veramente pessima. Come sapete in questi cinque anni ho lavorato in uno studio legale e, quando stavo per diventare avvocato, il governo ha chiuso gli albi e per questo è ormai impossibile per un ebreo diventare avvocato. È molto difficile, se non praticamente impossibile, ottenere qualsiasi altro impiego.

La situazione peggiora di giorno in giorno. Tutti coloro con cui parlo stanno pensando di emigrare da qui e trovare un posto qualsiasi nel mondo dove poter vivere più tranquillamente, senza la minaccia permanente della guerra e le quotidiane dimostrazioni antisemite. Persino persone che hanno lavori ben pagati ora sono alla ricerca di amici o parenti in tutte le parti del mondo, tramite cui ottenere un affidavit o un permesso di immigrazione. Le onde antisemite in Polonia stanno crescendo così rapidamente che non siamo in grado di prevedere cosa succederà domani. Qualsiasi lavoro, anche il migliore, per un ebreo non è altro che un sogno illusorio che potrebbe svanire domani.

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