IN GEORGIA HA VINTO LA PROTESTA EUROPEISTA

Tratto da ValigiaBlu di Aleksej Tilman

Martedì 7 marzo il parlamento georgiano ha adottato in prima lettura due bozze di un disegno di legge “sulla trasparenza dei finanziamenti esteri”, meglio nota come legge sugli agenti stranieri, atto che ha esacerbato le tensioni già presenti da giorni in aula e nelle strade di Tbilisi. Alla notizia dell’adozione delle bozze, una folla numerosa si è radunata davanti al parlamento. Dopo due notti di manifestazioni e scontri con la polizia, la mattina del 9 marzo il partito di governo Sogno Georgiano ha annunciato che avrebbe ritirato il disegno di legge, un messaggio inequivocabile sull’intensità delle proteste.

In particolare, l’8 marzo una grande manifestazione si è svolta davanti al parlamento. A seguito di una prima fase pacifica, alcuni dei partecipanti hanno provato a bloccare gli ingressi dell’edificio e la polizia ha usato gas lacrimogeni, idranti e spray urticante per disperdere la protesta. Non è bastato: fino alle prime ore del mattino, i manifestanti sono rimasti sul viale Rustaveli, una delle strade principali di Tbilisi, resistendo alle cariche delle forze dell’ordine. Nel frattempo, chi era stato allontanato, ha bloccato il traffico di un’altra importante arteria della città.

Nonostante l’annuncio del ritiro del disegno di legge, l’opposizione georgiana ha dichiarato che avrebbe organizzato una nuova manifestazione nella serata del 9 marzo. “Ci sarà una manifestazione oggi… Il governo deve dire con chiarezza come intende tornare sui propri passi perché le sue dichiarazioni sono vaghe”, ha commentato Tsotne Koberidze, membro dell’opposizione durante una conferenza stampa.

Cos’è la legge sugli agenti stranieri

Causa delle manifestazioni, come detto, era la cosiddetta legge sugli agenti stranieri, una denominazione che negli ultimi anni è diventata sinonimo di repressione, o del tentativo di repressione, da parte delle autorità della libertà di associazione e di stampa in paesi come Ungheria, Polonia e soprattutto Russia.

Il gruppo parlamentare Potere al Popolo, alleato del partito di maggioranza Sogno Georgiano, aveva presentato entrambi i disegni di legge per la discussione in parlamento nel giro di pochi giorni (il 15 e il 27 febbraio). Il contenuto e la ratio dei due documenti erano assimilabili ma, secondo la parlamentare Eka Sepashvili, tra gli autori dei disegni di legge, la bozza del 27 febbraio ricalcava da vicino il Foreign Agents Registration Act statunitense del 1938 e prevedeva pene più severe per chi violasse le disposizioni previste. Per questo motivo è nota come la “versione americana”.

Entrambe le legislazioni in discussione prevedevano l’istituzione di un registro e di un’agenzia di influenza straniera. Il registro avrebbe incluso tutte le entità giuridiche non statali che ricevono più del venti percento delle loro entrate annuali da un “potere straniero”. Anche le emittenti televisive e i giornali stampati e online avrebbero dovuto registrarsi in base agli stessi criteri. Per “potere straniero” si intendevano agenzie di governi stranieri, individui che non siano cittadini georgiani, entità legali non basate sulla legislazione georgiana e organizzazioni incluse fondazioni, associazioni, società, sindacati, o altre associazioni di uno Stato estero.

Le implicazioni della legge sarebbero state in primo luogo di natura pratica e legale. Le organizzazioni iscritte al registro avrebbero dovuto fornire alla nuova agenzia all’inizio di ogni anno informazioni sulla natura dei propri finanziamenti e sulle voci di bilancio. La legge avrebbe dato alla stessa agenzia anche il diritto di accedere a informazioni personali sui membri delle organizzazioni e su chi viene coinvolto nelle loro attività. Implicazioni più intangibili riguardano l’uso del termine “agente straniero”. In Georgia, come negli altri paesi nati dal crollo dell’Unione Sovietica, tale denominazione ha, agli occhi di molti, una connotazione fortemente negativa, legata allo spionaggio. Tale idea è rafforzata dalla narrazione promossa dal governo georgiano negli ultimi anni, all’interno della quale le numerosissime organizzazioni non governative presenti nel paese sono state definite come agenti stranieri, che svolgerebbero attività contro gli interessi della Georgia. La legge in discussione avrebbe consentito quindi di discreditarle anche in termini legali.

Infine, le sanzioni. Nella bozza del 15 febbraio si parlava di una multa di 25mila lari georgiani (circa 9mila euro) per le organizzazioni che non si sarebbero iscritte al registro pur avendone i requisiti. Le sanzioni amministrative della “versione americana” non sono invece trapelate alla stampa, ma essa prevedeva fino a cinque anni di reclusione per i casi di violazione più grave.

La legge nel contesto georgiano

Per comprendere le reazioni veementi al disegno di legge, bisogna inquadrare il contesto della Georgia, un paese che vive una difficile situazione economica in cui la vasta maggioranza delle organizzazioni non governative, attive nei campi più disparati, riceve finanziamenti dall’estero. A queste si aggiungono le tante testate giornalistiche che non riuscirebbero a operare senza i soldi dei “poteri stranieri”. Ironicamente le agenzie governative sono proprio i maggiori beneficiari degli aiuti stranieri provenienti soprattutto da Unione Europea e Stati Uniti, ma non erano incluse tra le entità soggette alla legislazione in discussione.

La Georgia è anche il paese che George W. Bush nel 2005, durante una storica visita a Tbilisi, aveva definito come “un faro della democrazia e della libertà” per la politica atlantista e le riforme promosse dall’allora presidente Mikheil Saakashvili. Lo stesso paese è noto all’estero per la sua società civile, spesso descritta come “vivace” e “partecipe” alla vita politica.

Sempre in Georgia è avvenuta una delle prime transizioni di potere per via elettorale nella regione (2012) che ha portato al potere Sogno Georgiano. Il nuovo governo ha proseguito la politica estera dei predecessori, firmando nel 2014 un accordo di associazione con l’Unione Europea che sembrava il preludio all’ottenimento dello status di candidato. Infine, l’integrazione europea è vista favorevolmente da più dell’ottanta per cento della popolazione.

Viene quindi da chiedersi perché il governo abbia spinto tale legislazione che rischiava di mettere un forte freno alle ambizioni europee del paese.

Esistono diverse teorie al riguardo. Da una parte, i partiti di opposizione capitanati dal Movimento Nazionale Unito dell’ex presidente Saakashvili da sempre definiscono Sogno Georgiano e in particolare il fondatore del partito, il miliardario Bidzina Ivanishvili, come agenti del Cremlino. Si tratta di una retorica che funziona perché gran parte della popolazione georgiana considera la Russia come un paese occupante che, dopo secoli di dominio coloniale, continua a controllare illegalmente Abcasia e Ossezia del Sud, due territori separatisti che Tbilisi e tutti i membri dell’Onu – con l’eccezione di Mosca e altri quattro stati – riconoscono come parte della Georgia. Il ricordo della guerra del 2008, in cui l’esercito russo ha invaso il paese arrivando a pochi chilometri da Tbilisi, non fa che accrescere l’astio nei confronti della Russia.

A supporto di questa teoria, le reazioni moderate di Sogno Georgiano sulla guerra in Ucraina che stonano con il supporto veemente della popolazione alla causa ucraina. Il primo ministro, Irakli Gharibasvhili, ha condannato morbidamente il Cremlino per l’invasione e la Georgia non si è unita alle sanzioni occidentali contro Mosca, complicando i rapporti tra Tbilisi e Kyiv.

Sui tentativi di adottare la legislazione sugli agenti stranieri, esistono altre teorie, portate avanti da molti membri delle organizzazioni non governative protagoniste delle proteste di questi giorni. Essi definiscono la legge come russa perché la Russia è il modello che il governo sta usando per reprimere le organizzazioni della società civile e i media indipendenti. In base a queste ipotesi, i disegni di leggi spinti dal governo avrebbero costituito solo il primo passaggio di una serie di norme sempre più stringenti per sopprimere progressivamente i media indipendenti e la società civile, ed è esattamente quanto è avvenuto in Russia a partire dal 2012.

La repressione sarebbe non solo necessaria in vista delle elezioni parlamentari del 2024 ma anche dettata dalla necessità di sabotare il percorso di integrazione europea del paese, obiettivo non palesato di Sogno Georgiano. Il 23 giugno 2022, il Consiglio Europeo ha concesso lo status di candidato a Ucraina e Moldova. A sorpresa, la domanda di Tbilisi è rimasta in sospeso, con una lista di dodici raccomandazioni per il governo da attuare. La legge sugli agenti stranieri, però, con ogni probabilità avrebbe mandato in fumo le ambizioni europee georgiane anche se Sogno Georgiano avesse portato a termine gli altri ‘compiti a casa’ di Bruxelles. Interrompere il processo di integrazione apertamente sarebbe però un rischio per il governo, visto il supporto popolare alla causa europea. Il disegno di Sogno Georgiano sarebbe quindi quello di far passare la mancata candidatura come una decisione di Bruxelles, che nella retorica ufficiale viene accusata di trattare “ingiustamente” la Georgia.

Le reazioni interne ed esterne

Le reazioni degli alleati occidentali della Georgia sono state piuttosto negative. Mentre il testo veniva discusso il 7 marzo, l’ambasciata americana a Tbilisi ha scritto: “Oggi è una giornata nera per la democrazia in Georgia”, aggiungendo che la legge “mette in discussione l’impegno all’integrazione euro-atlantica del partito di governo”. Dello stesso avviso è l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che in un comunicato stampaha definito la legge come “incompatibile ai valori europei” e ha menzionato il rischio di “gravi conseguenze” nelle relazioni tra Bruxelles e Tbilisi, nel caso venisse adottata. Tra i tanti di messaggi di supporto dall’estero, anche quello del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

Si tratta di reazioni forti, in linea con quanto auspicavano i membri delle organizzazioni non governative nei giorni scorsi. Forte è stata anche la reazione della popolazione che si era mostrata fino al 7 marzo piuttosto disinteressata alla situazione. Da notare anche il coinvolgimento di figure del mondo dello sport, come il calciatore Kvicha Kvaratskhelia che sul suo profilo Facebook ha scritto: “Il futuro della Georgia è l’Europa”. Vista l’enorme popolarità dell’attaccante del Napoli in patria, è un sostegno da non sottovalutare, che è stato capace di coinvolgere strati della società altrimenti disinteressati agli sviluppi politici nel paese.

A supporto dei manifestanti si era schierata anche la presidente del paese, Salome Zourabichvili, che, pur essendo membro di Sogno Georgiano, si è espressa fin dall’inizio contro il disegno di legge e aveva già dichiarato che avrebbe posto il veto sulla legge.

Le manifestazioni e la forza della piazza sono elementi tipici della vita politica georgiana. L’immagine iconica di una manifestante che, alla vigilia della giornata internazionale della donna, fronteggia gli idranti della polizia imbracciando una bandiera europea, ha lanciato un messaggio inequivocabile. I georgiani vogliono l’integrazione europea e Sogno Georgiano dovrà evitare derive apertamente autoritarie se non vorrà andare allo scontro frontale.

 

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