Il Dio di Trump e il senso perduto della laicità

Tratto da La Nazione, editoriale di Agnese Pini

Dice Donald Trump, a caldo, dopo la sentenza che ha abolito il diritto all’aborto: “È stata fatta la volontà di Dio”. Ecco: sta qui – in questa frase insieme tragica e grottesca, anti storica e blasfema – il senso ultimo di quanto accaduto venerdì, negli Stati Uniti d’America, quando la Corte suprema ha depennato 50 anni di battaglie umane e civili. Le giovani americane, oggi per la prima volta, avranno meno diritti delle loro nonne. Non era mai accaduto nell’occidente contemporaneo.

“È stata fatta la volontà di Dio”, dice Trump. E ascoltando con sgomento l’ex presidente del Paese che guida il mondo, ho pensato all’abnormità di parole che scavano voragini in ciò che noi occidentali abbiamo conquistato nell’ultimo secolo.

Perché il fondamento dei nostri tessuti sociali e politici è la laicità. È la laicità che ha garantito la nascita delle democrazie e il loro sviluppo, e che insieme alle democrazie ha accompagnato il lento progresso delle conquiste legate alle libertà personali. La laicità ha consentito al nostro mondo la possibilità di diventare – con tutti i limiti del caso – un mondo libero.

Laicità non significa rifiuto o negazione della religione, della fede, di Dio. Significa invece ribadire che la religione, la fede, Dio debbono restare in una sfera che attiene al proprio intimo, alle proprie personali e legittime e sacrosante convinzioni. Senza mescolarsi con lo Stato. Perché lo Stato diventa il garante di tutti. Di tutte le fedi, le convinzioni, le religioni. Il fondamento della laicità prevede che si preservino i diritti – come quello all’aborto – salvaguardando sensibilità, credenze, ideologie, culture personali. Che ciascuno può esercitare e professare nel modo che ritiene più opportuno e sempre nel rispetto del prossimo. La laicità, quindi, tutela anche la religione. Anzi, le religioni. Non impone verità assolute, ma garantisce il diritto alla pluralità.

Trump invece scomoda Dio e la sua volontà per parlare di una legge degli uomini. Sono parole, le sue, che ci trasportano in un’altra epoca, o perlomeno in un’altra parte del pianeta. Ci trasportano nell’Afghanistan dei Talebani, nell’Iran della Shari’a. Stati teocratici, appunto, dove alla laicità si sostituisce la religione. Stati che, tra le altre cose, l’America combatte o ha combattuto (anche l’America di Trump) proprio nel nome di quei “valori occidentali da esportare”. I valori che si fondano sulla laicità.

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