Elezioni: spazio al clero, silenzio sull’ambiente

La Redazione

La siccità che ci affligge, la più grave degli ultimi 500 anni, sembra essere una metafora dell’aridità della politica di questa campagna elettorale, mai bagnata da una salutare pioggia di idee. In questa azione di propaganda autoriferita, poverissima di contenuti, assistiamo a un improvviso quanto poco credibile spostamento a sinistra di forze come PD e M5S, dimentichi che le urgenze sociali a cui vorrebbero rispondere sono ormai compenetrate dalle questioni ambientali ed energetiche. Lo spostamento risulta tanto meno credibile quando, dimentichi di ogni principio di laicità questi e altri partiti bussano alla porta del Meeting di Rimini, storico palcoscenico su cui ogni anno viene messa in scena la decapitazione della laicità, alla ricerca di consensi politici da trasformare in qualche voto in più. Sembrerebbe che laicità, verità e consapevolezza versino davvero in cattive condizioni.

Il laicissimo, progressista Marco Da Milano, nella sua trasmissione, “La torre e il cavallo”, intervista, magro contributo informativo alla fondamentale questione energetica e ambientale, l’intransitivo ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, il quale non descrive scenari di transizione ma ci insegna a cuocere la pasta a fuoco spento e a non indugiare sotto la doccia. In compenso Da Milano ci offre qualcosa di forte quando regala la tribuna televisiva al Cardinale Zuppi, capo dei vescovi italiani, affinché possa dare ai credenti le necessarie indicazioni per ben comportarsi nelle cabine elettorali.
Mentre registriamo che il ’46 non sembra passare mai (prime elezioni democratiche con la Chiesa in campo) vediamo dunque che giornalisti e politici incoraggiano le intromissioni della Chiesa dimostrando così che neppure a loro è caro il principio di laicità alla base della Repubblica, sacrificato per una manciata di voti o per un punto di audience. Ma non è più il ‘46, non solo perché non ci sono più il PC e la DC, e oggi l’estrema destra viaggia a gonfie vele,  ma soprattutto perché siamo di fronte a un’emergenza climatica planetaria di cui i partiti e i loro programmi, colpevolmente continuano a non farsi carico.

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