FRANCESCO O ZELIG IL PAPA?

Di Sergio Velluto

Il 20 giugno del 2015 ho ricevuto il fratello Francesco nel Tempio Valdese di Torino. Ero il Presidente del Consiglio di Chiesa e mi toccava fare gli onori di casa.

In quella storica data Francesco si scusò sinceramente, in un’atmosfera di profonda e comune commozione, delle atrocità commesse dai Cattolici nei confronti dei Valdesi: discriminazioni, persecuzioni, deportazioni, torture, roghi.

Da dieci anni le esternazioni di Francesco sono citate a ragione e a sproposito da chi auspica una Chiesa Cattolica moderna e progressista. I suoi avversari interni lo accusano di eresia. Quelli di destra, se possono, evitano di citarlo. Per altri Francesco resta il capo di una Chiesa che non ha rinunciato ai privilegi del potere.

Alcuni pensano che nonostante la sua affabilità, rimanga il sovrano assoluto di uno Stato fondamentalista. Qualcuno lo ritiene espressione di una casta gerontocratica che nega l’accesso alle leve del potere alle donne. C’è chi lo accusa di essere il legale rappresentante di una delle istituzioni più ricche del mondo e che nulla fa per far cessare lo scandalo del mancato pagamento delle tasse. E c’è chi pensa che nonostante le sue affermazioni pregne di umanità e condivisione rappresenti una chiesa che impone alla politica italiana le proprie crudeli convinzioni sui temi della bioetica. Tutti insomma sono convinti di aver capito quello che pensa.

Mentre mi sforzo di ricordare dove ho riposto la medaglietta pontificia che mi regalò a suggello di quello storico incontro, vorrei fare semplicemente gli auguri a Francesco per i suoi 10 anni di pontificato simpatico e alla mano. Cosa aspettarsi di più da un Papa?

Sergio Velluto

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