A Taranto disposizioni penali pro Acciaierie Italia

Tratto da La nuova ecologia

Legambiente: “Scudo e disposizioni penali pro Acciaierie d’Italia sono un inaccettabile macigno scagliato su ambiente e salute dei cittadini di Taranto”

“Lo scudo e le altre disposizioni penali contenute nel decreto governativo sugli impianti di interesse strategico nazionale, o -più banalmente- pro Acciaierie d’Italia, nonché ultimo ed ennesimo salva-Ilva, sono assolutamente ingiustificabili” – dichiarano Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto – “Siamo di fronte a un atto che costituisce una grave manomissione dell’autonomia della magistratura cui si detta cosa può o non può fare e, con la paradossale scusa del “ragionevole” bilanciamento tra l’interesse all’approvvigionamento di beni e servizi essenziali per il sistema economico nazionale e valori costituzionalmente garantiti, si getta un inaccettabile macigno sul diritto all’ambiente e alla salute dei cittadini di Taranto”.

“L’unico interesse che sembra guidare il Governo è l’aumento della produzione di acciaio a prescindere da come questo potrà essere realizzato” – continuano Ciafani, Ronzulli e Franco – “Non c’è traccia dell’introduzione di una valutazione preventiva dell’impatto sanitario che stabilisca in maniera scientifica quanto acciaio si possa produrre a Taranto senza rischi inaccettabili per lavoratori e cittadini. Una valutazione che continuiamo a richiedere inascoltati da anni e che costituisce l’unica base accettabile per un reale possibile bilanciamento tra esigenze produttive e diritto all’ambiente, al lavoro, alla salute”.

Se queste sono le premesse dubitiamo fortemente che il nuovo accordo annunciato dal Governo tra la multinazionale Arcelor Mittal e Invitalia segni davvero una svolta in direzione della effettiva decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico ionico e del definitivo affrancamento della città di Taranto dal peso di emissioni inquinanti che tanti danni hanno già apportato alla salute dei suoi abitanti” concludono i presidenti nazionale, regionale e tarantino di Legambiente.

Lo ha stabilito il 21 dicembre la Commissione europea. Legambiente: “Ottima notizia per territori feriti per anni da inquinamento e veleni”

Il 21 dicembre la Commissione europea ha dato il via libera al piano Just transition fund  per l’Italia. Un miliardo di euro verrà erogato dall’Ue per la realizzazione di azioni mirate nelle aree di Taranto, in Puglia, e del Sulcis, in Sardegna.

Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, si tratta di “un’ottima notizia per il nostro Paese, per l’ambiente e soprattutto per quei territori della Penisola feriti da inquinamento, veleni ed emergenze croniche ancora irrisolte. L’Italia non perda questa importante occasione per far decollare, davvero, la transizione ecologica ed energetica incentrandola su innovazione, rinnovabili e tecnologie pulite, e per avviare una nuova stagione di risanamento ambientale garantendo il diritto al lavoro e alla salute in quei territori ad oggi ancora feriti e dove le bonifiche procedono a rilento, a partire da Taranto, in Puglia, e dalle zone del Sulcis Iglesiente, in Sardegna. Queste aree, che vivono ancora l’era del carbone, del petrolio e dell’inquinamento, grazie alle misure previste dal Just Transition Fund per l’Italia, possono diventare il simbolo del riscatto e un esempio da seguire coniugando innovazione, tecnologie pulite e rigenerazione urbana e dimostrando che sia possibile ripensare l’industria e l’economia in chiave ambientale riconvertendo la fonte energetica fossile più inquinante, quale il carbone, con l’utilizzo dell’energia rinnovabile. Un primo importante passo è stato compiuto a Taranto lo scorso aprile con l’inaugurazione del primo parco eolico off-shore del mar Mediterraneo, realizzato dopo 14 anni di ritardi e insensate lungaggini burocratiche. Ora – conclude Ciafani – si continui in questa direzione anche nel resto d’Italia puntando su progetti di rigenerazione urbana, realizzando tanti grandi impianti a fonti rinnovabili – da quelli eolici a mare a quelli a terra passando per l’agrivoltaico – promuovendo l’integrazione tra lo sviluppo delle energie rinnovabili e la tutela del paesaggio, accelerando la diffusione delle comunità energetiche, e soprattutto velocizzando gli iter autorizzativi”.

“La città di Taranto deve candidarsi ad essere la capofila in Italia per la riconversione industriale nell’ottica della sostenibilità ambientale. Da sempre la nostra associazione sostiene che il capoluogo ionico può essere il luogo della sperimentazione di un nuovo modello economico e industriale che tenga insieme salute, tutela ambientale e diritto al lavoro. È evidente che ora la priorità è la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico il cui piano industriale non è ancora noto se non per generici accenni all’utilizzo di uno o due forni elettrici e di idrogeno nel ciclo produttivo. Contestualmente bisogna puntare ad un progetto ambizioso in cui la decarbonizzazione e la bonifica del territorio tarantino vadano di pari passo con l’innovazione energetica, ambientale e sociale e gli investimenti su formazione e ricerca. Soprattutto sarà necessario avere tempi certi e rapidi, perché Taranto e la Puglia non possono più aspettare”, commentano Ruggero Ronzulli presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco presidente del circolo di Taranto.

 “Le risorse del piano Just Transition Fund per il Sulcis – dichiara Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna – permettono alle comunità di questo territorio di consolidare e accelerare il percorso già avviato per una transizione ecologica giusta, per uno sviluppo sostenibile che mette al centro le persone e gli straordinari valori ambientali e culturali del Sulcis. Uno sviluppo sostenibile incentrato sull’energia da fonti rinnovabili, l’economia circolare e le bonifiche dei tanti siti inquinati, sulla valorizzazione delle bellezze ambientali e paesaggistiche, che guarda alla salute delle persone, al bene comune e al lavoro, in contrapposizione all’industrializzazione del passato che ha sovraccaricato questo territorio di veleni”.

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