Un omaggio doveroso

 

Non potevamo non ricordare due uomini scomparsi a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, grandi testimoni del pensiero laico e della sua straordinaria fertilità culturale e civile.
Ad Angelo Guglielmi, scomparso l’11 luglio, dobbiamo i sette anni che cambiarono la televisione.

Durante la sua direzione di Rai 3, dall’ 87 al ’93, il monopolio democristiano e l’autocensura di osservanza vaticana, lasciarono il posto a una lunga serie di nuovi programmi e di nuovi autori e personaggi, che portarono sul piccolo schermo, intelligenza, libertà, e un umorismo spesso dissacrante. La fino ad allora informe Rai 3, produsse con la sua direzione la miglior televisione che l’Italia abbia mai realizzato prima e dopo di allora.
Si è parlato nel suo caso di televisione “colta”, definizione che Guglielmi accoglieva precisando che “colto” non è l’argomento, ma il modo di trattarlo, e che il modo che la sua televisione aveva scelto era aprire le porte alla realtà. Liberare dal vaso in cui era rinchiuso il vento del reale faceva volare gli stracci ideologici e scopriva le pudenda di ogni potere, incluso quello occulto della televisione.
L’energia intellettuale e il coraggio di cambiare il paradigma televisivo, Guglielmi li attingeva dalla sua militanza intellettuale giovanile nel Gruppo ’63, nato da personalità come Eco, Sanguineti, Arbasino, Manganelli, Vassalli, mossi tutti dalla volontà radicale di cambiare la letteratura del nostro paese, in quegli anni impigliata nei cascami dell’ultimo neorealismo.
All’altra grande personalità scomparsa lo scorso 14 luglio, Eugenio Scalfari, dobbiamo la nascita di una vasta comunità culturale e politica nutrita da un giornalismo emancipato dal controllo dei partiti politici. Le sue creature sono state il settimanale l’Espresso e il quotidiano Repubblica.
Le prime battaglie dell’informazione contro la mafia furono combattute sulle pagine dell’Espresso negli anni ’50, e fu grazie ad esse che molti lettori capirono che il compito del giornalismo è presidiare la legalità e la democrazia. Con Repubblica, Scalfari creò un giornale che, come già Il Mondo di Pannunzio dove si era professionalmente formato, incrociava la migliore  tradizione liberale, con le istanze progressiste, rompendo il duopolio culturale,  politico e informativo della sinistra di matrice marxista e delle destre.
Scalfari è morto nel giorno che più amava e che soleva festeggiare nel giardino di casa sua con gli amici più cari: il giorno della presa della Bastiglia, dell’affermazione dei diritti dell’uomo, della sconfitta del clericalismo e del trionfo della laicità

LA REDAZIONE

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