07 Apr STORIA DELL’OBELISCO DI PIAZZA SAVOIA
Tratto da Museo Torino
Nel clima anticlericale post-quarantottesco, l’obelisco innalzato con i nomi degli 800 comuni sottoscrittori celebrò l’abolizione del foro ecclesiastico del 1850, frutto della promulgazione delle cosiddette leggi Siccardi. Eseguita da Luigi Quarenghi, l’opera fu posta nel 1853 al centro di Piazza Savoia.
Dopo un’accanita battaglia in Parlamento, il 9 aprile 1850 fu promulgato il provvedimento che portò alla soppressione dei tribunali speciali ecclesiastici i quali, sottraendo il clero alla giustizia civile, avevano disatteso fino ad allora l’articolo 24 dello Statuto sull’uguaglianza dei cittadini. La legge Siccardi, dal nome del ministro della Giustizia che l’aveva propugnata, il conte Giuseppe Siccardi (1802-1857), provocò l’immediata protesta dell’arcivescovo di Torino, monsignor Luigi Fransoni (1789-1862), che non mancò di fomentare la Chiesa invitando i parroci a sottrarsi al decreto. Il Governo provvide a comminare al presule una multa di 500 lire e a citarlo in tribunale, dove venne condannato ad un mese di carcere. Mentre i giornali cattolici promuovevano una sottoscrizione per un pastorale d’argento da regalare al “detenuto” porporato, i giornali liberali controbattevano per un ricordo al conte Siccardi. Le oblazioni per il ministro furono talmente tante da permettere l’erezione di un monumento in piazza Paesana (oggi Savoia) sede del marcà dle pate (mercato dei robivecchi). Venne scelto l’obelisco dello scultore Luigi Quarenghi di Casalmaggiore (1810-1882), sul quale furono incisi i nomi degli 800 comuni sottoscrittori. Il giorno della posa della prima pietra, il 17 giugno 1852, furono murati i numeri 141 e 142 della “Gazzetta del Popolo”, una copia della legge Siccardi, monete, semi di riso, grissini e una bottiglia di Barbera. L’inaugurazione avvenne il 23 novembre 1853.
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