Stop a progetti con Israele: l’Università di Torino blocca i contratti di ricerca scientifica

Tratto da La Stampa, articolo di Caterina Stamin

Gli studenti hanno fatto irruzione in Senato accademico e consegnato al rettore Geuna un appello sottoscritto da 1600 persone

L’università di Torino non parteciperà al bando «Maeci» del ministero degli Affari Esteri per la cooperazione tra istituzioni italiane e israeliane in materia di ricerca scientifica. Lo ha deciso il Senato accademico, che ha votato a maggioranza – un solo voto contrario e due astensioni – la mozione nata sull’onda della protesta dagli studenti che avevano chiesto a gran voce la sospensione dell’accordo.

La decisione è giunta al termine di una mattina di protesta: «Visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza, si ritiene non opportuna la partecipazione a questo bando Maeci», è la sintetica nota dell’Ateneo torinese.

Stamattina gli studenti del collettivo «Cambiare Rotta» di Palazzo Nuovo hanno raggiunto il Rettorato dell’università di Torino dove era in corso il Senato accademico. La seduta è stata interrotta: al grido «Palestina libera», gli studenti hanno chiesto ai professori e al rettore, Stefano Geuna, di sottoscrivere la lettera – mandata al Maeci (il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione) e firmata da oltre 1600 accademici di tutta Italia, tra cui una sessantina dell’Universita di Torino – per la sospensione dell’accordo di cooperazione industriale. «Nella striscia di Gaza – hanno denunciato i rappresentanti dell’organizzazione giovanile comunista – assistiamo a un vero e proprio scolasticidio, ovvero la sistematica, totale e intenzionale distruzione del sistema educativo locale».

«A fine febbraio – ricordano gli universitari – il ministero degli Affari esteri ha annunciato il bando per progetti congiunti di ricerca, che si possono presentare entro il 10 aprile. Non è difficile immaginare per quali fini verranno utilizzati: tecnologia civile e militare». Da qui, il 29 febbraio, la lettera redatta da accademici di tutto il Paese per chiedere la sospensione del bando e denunciare «la violazione del diritto internazionale e umanitario».

«Vogliamo ricordare che colpevole di un genocidio non è solo chi materialmente lo compie – denunciano gli studenti – ma anche tutti coloro che contribuiscono al suo dotarsi dei mezzi necessari per farlo sia materialmente sia tramite la ricerca».

La richiesta degli attivisti di Cambiare Rotta e Progetto Palestina è stata chiara da subito: «Vogliamo che il rettore firmi la lettera, chiediamo che il nostro Ateneo non si renda complice del genocidio in atto e che i luoghi di sapere non siano complici della violenza». I membri del Senato hanno ascoltato in silenzio. «Riceviamo il documento – è stata la prima risposta del rettore Geuna – ne discuteremo al momento opportuno, come abbiamo sempre fatto». Al pomeriggio la decisione del Senato.

Per Stefano Parisi, presidente dell’associazione Setteottobre, si tratta di una decisione «gravissima e inquietante, che ci riporta a un passato lontano che non avremmo mai voluto rivivere». Da qui la richiesta alle istituzioni, al ministro per l’Università e la Ricerca e alla CRUI «di intervenire per bloccare una deriva allarmante e intollerabile per una democrazia liberale».

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