Padrini

Padrini gay e trans: le finte aperture del Papa

Articolo di Sergio Velluto*

A partire dal 9 novembre 2023, l’informazione mainstream ha rilanciato con forza la notizia di una presunta apertura di Papa Francesco a “trans e gay”. Alcuni titoli virgolettavano così: Papa Francesco: “Sì al battesimo ai trans e i gay possono fare i padrini”.

Molti italiani hanno ritenuto che fosse arrivato il momento di brindare alla nuova apertura del Papa dell’accoglienza. Ma è proprio vero?

Lungi dal voler entrare nelle scelte teologiche e dottrinali di una confessione religiosa, vorrei sottolineare il potere di condizionare l’informazione nel nostro Paese che ha ancora la Chiesa Cattolica. Soprattutto partendo da una non-notizia o, meglio, da una dichiarazione che dovrebbe mettere in luce i limiti della posizione del Papa e non la sua presunta apertura.

Il fatto: la lettera, firmata dal Papa il 31 ottobre, ma resa pubblica solo mercoledì 8 novembre, è una risposta del Dicastero per la Dottrina della Fede ad alcune domande dello scorso luglio, poste  dal cardinale brasiliano José Negri. La Nazione titolava: Transgender e figli di coppie gay, sì al battesimo. Papa Francesco: “Possono fare padrini e testimoni”.

Partiamo dal poter fare il testimone alle nozze. Innanzitutto bisogna chiarire che il matrimonio celebrato in chiesa cattolica può avere valore civile. Sulla base del Concordato tra Stato italiano e Chiesa Cattolica il sacerdote, nel celebrare il matrimonio concordatario assume la veste di Pubblico Ufficiale, quindi i testimoni previsti dalla legge sottostanno a questa e agli articoli della Costituzione, in primo luogo all’art.3 che dichiara tutti i cittadini eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Quindi è ovvio che un “gay” o un “trans” possa fare da testimone nei matrimoni. Non c’è nessuna apertura da parte del Papa, piuttosto in caso di un rifiuto da parte dell’officiante ci sarebbe una violazione dei principi costituzionali.

Quanto ai padrini di un battesimo, le condizioni per partecipare a un rito interno alla Chiesa cattolica, non sono opinabili anche se, ben lungi da voler ingerire in libere scelte dottrinali, è lecito esprimere qualche considerazione.

Il problema che suscita la comunicazione di questa non-notizia, nasce dalla lettura approfondita delle condizioni alquanto discriminatorie che accompagnano il documento. A margine dell’eventuale possibilità che “trans e gay”, per continuare ad utilizzare questo simpatico binomio scelto dai giornalisti italiani, svolgano il ruolo di padrini, la Chiesa cattolica dichiara esplicitamente che “per essere padrino/madrina occorre possedere i requisiti canonici indicati nel CIC 874, 1 e simultaneamente condurre una vita conforme alla fede e all’incarico da assumere”. Assicurate queste condizioni, il Documento invita a distinguere la situazione delle persone omoaffettive che semplicemente convivono, da quelle che – invece – vivono «una stabile e dichiarata relazione more uxorio ben conosciuta dalla comunità». Il Documento, poi, invita a tener presente il valore reale conferito dalla comunità al ruolo di padrino/madrina, il loro rapporto con la comunità, la loro considerazione dell’insegnamento della Chiesa. E invita – udite, udite – a non ignorare la   possibilità che un’«altra persona della cerchia famigliare» si incarichi di trasmettere in modo corretto al battezzando la fede cattolica.

In parole povere, la presunta apertura è in realtà un “forse” condizionato, un suggerire che sarebbe meglio scegliere qualcun altro, un ribadire quanto già previsto nel catechismo, ovvero che “trans e gay” sono nel peccato. Come mai, allora, l’informazione italiana ci ha bombardato per giorni con la presunta notizia che il Papa avesse aperto a “trans e gay” facendo cadere nel tranello anche qualche esponente del mondo LGBTQ+?

Come dicevamo all’inizio, non è ancora arrivato il momento di brindare. Il bicchiere è palesemente mezzo vuoto!

Sergio Velluto

Crediti immagini: Pietro Romeo

*Presidente del concistoro della Chiesa Valdese di Torino . Fu lui che aprì le porte del tempio al pontefice durante la sua storica visita ai valdesi nel 2015

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