LE ELEZIONI SCOZZESI TRA RELIGIONE E DIRITTI CIVILI

Tratto da Ansa di Redazione Ansa

Affonda la prima candidatura di spicco fra i pretendenti alla successione di Nicola Sturgeon in Scozia come nuovo leader degli indipendentisti dello Scottish National Party (Snp) e capo del governo locale di Edimburgo.

L’astro nascente Kate Forbes, 32 anni appena e già titolare da un anno delle Finanze nel gabinetto Sturgeon, è finita infatti nella bufera dopo essersi dichiarata contraria, a titolo personale e per ragioni religiose, alle nozze Lgbt.

Allineata alla leader uscente sulla strategia per cercare di rilanciare la causa secessionista, ma meno radicale di lei sui diritti civili, Forbes – fedele osservante della Chiesa libera di Scozia – ha affermato in una delle prime interviste rilasciate dopo aver avviato la propria campagna che se fosse stata deputata nel 2014 non avrebbe potuto votare per motivi di coscienza a favore della legge sul matrimonio paritario fra persone del medesimo sesso.

Parole che hanno scatenato critiche diffuse sui media e nell’Snp, e sono valse il ritiro immediato dell’appoggio alla sua candidatura di vari colleghi di governo che inizialmente l’avevano sponsorizzata.

“Io sono musulmano e fiero di esserlo, ma la fede non condiziona il mio voto sulle leggi”, ha replicato fra i rivali di Forbes un altro candidato di spicco: Humza Yousaf, 38 anni, scozzese di padre pachistano e responsabile della Sanità sotto Sturgeon in questi anni (inclusa la stagione della pandemia da Covid).

Figura le cui credenziali di delfino gradito alla first minister uscente sembrano al momento rafforzarsi.

La presentazione della candidature a Edimburgo non è d’altronde ancora completata, nell’ambito di un iter elettorale destinato a durare settimane. Mentre le divisioni interne al partito – sopite nell’ultimo decennio dalla leadership dominante di Nicola Sturgeon – iniziano ad emergere non solo sulle tattiche di una battaglia per l’indipendenza che appare in questa fase in affanno, ma anche sull’immagine recente ultra-progressista del partito. E su dossier come quello del controverso Gender Recognition Act: legge imposta nei mesi scorsi da Sturgeon, non senza malumori, per liberalizzare in Scozia il cambiamento di genere sessuale dai 16 anni in su con la semplice iscrizione a un registro ad hoc. Salvo essere poi bloccata dal veto del governo centrale Tory di Londra per presunta incompatibilità con alcuni principi costituzionali validi per tutto il Regno Unito.

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