LA SVOLTA SPAGNOLA SU ABORTO E SALUTE SESSUALE

Tratto da Diritto.it

In Spagna qualche settimana fa il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma della legge sulla salute sessuale e riproduttiva e sull’aborto.

Il provvedimento è frutto di una richiesta avanzata dalla Ministra per le Pari Opportunità Irene Montero.

Allo Stato verrà a costare 104 milioni di Euro, dei quali 23,8 milioni avranno la finalità di finanziare l’introduzione del congedo “mestruale”, interamente pagato dallo Stato e non dai datori di lavoro, per le donne che documenteranno di avere un ciclo mestruale particolarmente doloroso.

Una conquista in nome dell’autodeterminazione della quale scriveremo nelle righe che seguono.

Indice

  1. I diritti introdotti con la riforma
  2. La libertà guadagnata dalle donne

1. I diritti introdotti con la riforma

Le donne che interromperanno la gravidanza avranno diritto a un periodo di congedo per malattia, la pillola del giorno dopo verrà distribuita a titolo gratuito nei centri di servizi di salute sessuale e riproduttiva.

Il personale medico potrà continuare ad esercitare l’obiezione di coscienza, però i nomi degli obiettori verranno annotati su un registro, al fine di garantire sempre la presenza di personale disponibile a praticare l’aborto, se richiesto.

Le pillole anticoncezionali di ultima generazione verranno coperte dalla sanità pubblica e verranno promossi anche metodi contraccettivi maschili.

Continuerà ad essere proibita la maternità surrogata, indicata come forma di “violenza contro le donne”, e resterà proibita anche la pubblicità da parte delle società di intermediazione che facilitano la pratica in Paesi nei quali è consentito  l’utero in affitto.

Nel testo di legge  non è passata la proposta di perseguire con pene detentive i genitori che ricorrono alla maternità surrogata, recandosi all’estero.

Nella proposta è presente la promozione di un’autentica campagna di “educazione sessuale” a partire dalle prime fasi del percorso di istruzione.

Si procederà al finanziamento di una formazione appropriata per insegnanti, funzionari addetti ai penitenziari e dipendenti pubblici, e verranno realizzati dei centri pubblici specializzati sulla salute sessuale e riproduttiva.

È caduta la proposta per la riduzione dell’Iva dal 10% al 4% sui prodotti per l’igiene femminile (assorbenti e tamponi), alla rinegoziazione della quale si procederà in sede di bilancio dello Stato.

L’approvazione definitiva della riforma  da parte del Consiglio dei Ministri spagnolo, avverrà quando la riforma passerà al Congresso e al Senato, ed essendo una legge relativa ai diritti fondamentali, dovrà essere approvata con la maggioranza assoluta dei parlamentari.

2. La libertà guadagnata dalle donne

La riforma  appena approvata in Spagna, accanto alla recente  conquista del “congedo mestruale”, permette alle donne di guadagnare un’altra inedita forma di libertà, quella “dal pensare”, con le sofferenze interiori che questo “atto del pensiero” potrebbe arrecare al benessere femminile.

Le norme consentiranno alle ragazze di abortire senza dovere chiedere il permesso dei genitori, a partire dall’età di 16 anni.

Si procederà all’eliminazione dell’obbligo del periodo di riflessione di tre giorni che segue alla manifestazione della volontà di abortire, e la busta che contiene le informazioni sulla pratica dell’aborto e le sue conseguenze, dovrà essere consegnata esclusivamente alle donne che la richiederanno.

Nell’Ordinamento Giuridico Spagnolo sta avanzando una specie di “diritto a non ponderare”, quasi volendo combattere senza colpo ferire il ripensamento, lo scrupolo, il senso di colpa, la sofferenza di fare una scelta, dando il via libera alla nascita di una presunta libertà che non deve più essere un peso.

Questo di “diritto di non ponderare”, è legato a un cambiamento di mentalità che ha come caratteristica quella di essere ostile alla dialettica, al dubbio, al contraddittorio, sia nel dibattito pubblico sia nella persona.

Una volta stabilito che non sono più in ballo due beni giuridici che si contrastano, il legislatore, liberando dal fardello del pesare, riesce a farsi garante dell’unico bene giuridico rimasto, vale a dire, il diritto all’autodeterminazione della persona, nel caso specifico, della donna.

Questa autodeterminazione è diventata un valore assoluto, che merita di essere difeso anche quando non nasce da un autentico percorso di libertà, perché non c’è stato tempo e non ci sono stati neanche il modo e gli strumenti per ponderare in modo sufficiente e riuscire a scegliere.

L’autodeterminazione, nata come bene giuridico funzionale di ampliamento della sfera di libertà dell’individuo, facendo leva sulla imputabilità di ogni azione alla sfera del proprio volere, e sulla responsabilità personale, ha assunto il ruolo di bene giuridico primario, che deve essere tutelato per se stesso, con il rovescio della medaglia che impone la rinuncia di un pieno e compiuto esercizio di libertà.

Questa è l’unica via che aiuta a spiegarsi l’estensione del diritto all’aborto ai minori di età, che non possono neanche acquistare una casa in modo autonomo perché non hanno la capacità di agire.

L’assurdità è che nei decenni trascorsi si è assistito all’apologia del diritto di ripensamento del consumatore, che ha sempre una settimana per ritornare indietro se dovesse avere compiuto con impulsività e poca informazione un atto di acquisto di merce.

In contemporanea, accade che diventi inutile garantire lo spazio di un ripensamento quando si tratta di doversi autodeterminare, decidere di sé, disporre della propria integrità personale, anziché del proprio portafogli.

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