LA LOTTA PER L’ABORTO AD ANDORRA

Tratto da Ultima Voce di Adele Dainese

Vanessa Mendoza Cortés è un’attivista per i diritti umani andorrana, presidente dal 2014 di “Stop Viólences”, associazione che si batte contro la violenza di genere. Nel 2019 viene denunciata dal governo, a seguito di un intervento ad un Forum delle Nazioni Unite riguardante i diritti delle donne, in particolar modo quello all’aborto.

La sua disamina era inerente all’analisi del Comitato delle Nazioni Unite nei confronti dell’operato dell’Andorra per l’eliminazione della violenza contro le donne. La vicenda Cortés si inserisce perfettamente nel contesto socio-politico del Principato, che dal 2011 segue una linea di governo di centro destra, con a capo il partito “Democratici per Andorra”. Nonostante la richiesta formale di ritirare le accuse, da parte del legale di Cortés e la richiesta di archiviazione del caso da parte di Amnesty International, il processo è ancora in corso con l’accusa di “reato contro il prestigio delle istituzioni” e ad ottobre 2021 è stato rinviato a giudizio.

Forum delle Nazioni Unite 2022

Nonostante le tensioni di questi ultimi avvenimenti la voglia di combattere dell’attivista non è stata intaccata, al contrario, la voglia di farsi sentire è diventata ancora più forte. A luglio 2022 interviene nuovamente al Forum di Alto Livello del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, tenutosi a New York. In questa occasione Cortés ha evidenziato come in Andorra il diritto all’aborto sia totalmente proibito e criminalizzato.

L’età di consenso par sposarsi è 16 anni ma non esistono servizi, trattati o leggi che garantiscano la salute sessuale e riproduttiva. Le donne sono obbligate a pagare e viaggiare fuori dai nostri confini per poter interrompere la gravidanza.
Il suo discorso prosegue ricordando che nel 2018 la Commissione contro la tortura ha sottolineato che la tipizzazione come delitto dell’aborto può costituire “tortura, trattamento crudele inumano o degradante.”

Inoltre, aggiunge che il governo andorrano sta commettendo violenza di Stato, in riferimento all’indagine della Procura per il suo ultimo intervento alla Cedaw (Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne), nel 2019, denunciando come nel suo Paese i movimenti sociali femministi vengano sistematicamente silenziati. Conclude l’intervento chiedendo che venga modificata la legge 108 che penalizza l’aborto e di implementare e garantire tutti i diritti sessuali e riproduttivi delle ragazze e donne in Andorra. “Ci piacerebbe finire di ascoltare discorsi vuoti a livello internazionale e vedere un compromesso politico e reale a livello nazionaleLa mission di “Stop viólences”
Il forum si è concluso senza una risposta da parte del Ministro degli Affari Esteri, Maria Ubach, alle provocazioni di Cortés. Nonostante il silenzio da parte del governo la Presidente e tutti i membri dell’associazione “Stop viólences” decidono di dare il loro contributo concretamente ogni giorno. L’associazione, nata nel 2014, opera per la prevenzione e la sensibilizzazione sociale, aiutando le donne che vivono in situazioni di violenza, violenza che Vanessa conosce bene fin dall’infanzia, come racconta lei stessa al TEDxAndorralaVella. La scelta di laurearsi in psicologia deriva proprio dalla sua esperienza personale. Al pubblico racconta di come, infatti, la sua indole avrebbe dovuto portarla ad una vita violenta, conoscendo solo dinamiche brutali e crudeli, ma “grazie alla mia professione ho capito che potevo essere quello che volevo essere, e non quello che il destino aveva deciso per me”, dichiara Cortés con un sorriso luminoso sul volto. Sceglie di prendere quello che meglio conosce e sfruttarlo il più possibile per essere d’aiuto. Aiuto, per esempio, alle ragazze dell’Andorra che rimanendo incinte dopo una violenza non hanno possibilità di scelta o a tutte le ragazze e donne che vivono quotidiane situazioni discriminatorie.

La figura di Vanessa Mendoza Cortés è fondamentale nella lotta per i diritti femminili europei. È un grido, il suo, che nonostante tutte le difficoltà, non ha paura di levarsi. È solamente grazie al suo coraggio che i governi “sordi” possono prendere conoscenza delle problematiche e disparità sociali.

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