Il petroliere Al Jaber presiederà la COP28

Tratto da Greenreport

Greenpeace: «Profondamenti allarmati per la nomina di Sultano al-Jaber». Climate Action: «Si dimetta da CEO dell’Abu Dhabi National Oil Corporation».

Seguendo le direttive del Presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, il vice primo ministro e ministro della Corte presidenziale, lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, ha annunciato il gruppo dirigente della 28esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc)  che si terrà a Expo City Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 e ha designato come presidente della COP 28  Sultan Ahmed Al Jaber, è ministro dell’Industria e della tecnologia avanzata (MoIAT).  Una nomina che ha subito confermato le preoccupazioni di chi temeva che affidare, dopo il flop egiziano, la COP28 a una petro-monarchia assoluta che sta partecipando alla guerra di invasione nello Yemen non fosse una buona idea. Infatti, Al Jaber che porterà avanti l’agenda della COP28, in collaborazione con il segretario esecutivo dell’Unfccc Simon Stiell e il presidente egiziano della COP27 Sameh Shoukry, è a capo del gigante petrolifero statale Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo, Tracy Carty di Greenpeace International ha commentato: «Greenpeace è profondamente allarmata per la nomina dell’amministratore delegato di una compagnia petrolifera alla guida dei prossimi negoziati globali sul clima. Questo costituisce un pericoloso precedente, mettendo a rischio la credibilità degli Emirati Arabi Uniti e la fiducia che è stata riposta in loro dalle Nazioni Unite a nome delle persone e delle generazioni attuali e future. La COP28 deve concludersi con un impegno senza compromessi per una giusta eliminazione di tutti i combustibili fossili: carbone, petrolio e gas. Non c’è posto per l’industria dei combustibili fossili nei negoziati globali sul clima».

Al Jaber è una vecchia conoscenza – non proprio positiva –  delle COP Unfccc:  è stato inviato speciale per i cambiamenti climatici per due mandati (2010-2016 e dal 2020 ad oggi) e ha svolto un ruolo  che il governo degli Emirati Arabi Uniti definisce «Partecipativo proattivo in oltre 10 COP, tra cui la storica Parigi COP21 nel 2015. Porta a questo compito due decenni di esperienza dirigenziale e dirigenziale nel governo, nella politica climatica e nei settori delle energie rinnovabili e convenzionali». In realtà gli Emirati Arabi Uniti oscillano da sempre tra promesse e progetti green e climate friendly e l’appoggio alle posizioni pro-fossili messe in atto alle COP Unfccc da Arabia saudita, Usa di  Bush e Trump, Russia e dai passati governi liberal-nazionali australiani.

Eppure, nel comunicato del governo degli Emirati Arabi Uniti che annuncia la sua nomina non c’è nessun riferimento preciso (se non la sigla) alla gigantesca compagnia petrolifera e si preferisce evidenziare che «Il dottor Al Jaber è il primo amministratore delegato a ricoprire la carica di presidente della COP, avendo svolto un ruolo chiave nel plasmare il percorso dell’energia pulita del Paese. Nel corso della sua carriera, ha aperto la strada a un approccio pratico e responsabile per accelerare la transizione energetica che abbraccia l’azione per il clima, l’accessibilità energetica, la sicurezza energetica e la crescita economica. In qualità di CEO fondatore di Masdar, ha supervisionato il suo mandato per accelerare l’adozione delle energie rinnovabili negli Emirati Arabi Uniti, in tutta la regione e a livello globale».  Il massimo del greenwashin istituzionale si raggiunge quando il comunicato sottolinea che «Nel suo attuale ruolo di CEO di ADNOC, sta guidando la decarbonizzazione e la diversificazione delle operazioni e degli investimenti dell’azienda nel tentativo di rendere più pulite le energie di oggi, investendo nelle energie pulite di domani. In qualità di presidente designato della COP28, il dott. Al Jaber svolgerà un ruolo cruciale nel guidare il processo intergovernativo, creare consenso e guidare i risultati climatici con un’ampia gamma di partner, comprese le imprese e la società civile, per aumentare l’ambizione».

Ma Tasneem Essop, direttore esecutivo di Climate Action Network International  sottolinea che «Con l’ospite della COP28, gli Emirati Arabi Uniti, che annunciano la nomina di Sua Eccellenza Sultan Ahmed Al Jaber a Presidente della COP28, è imperativo che il mondo sia rassicurato sul fatto che si dimetterà dal suo ruolo di CEO dell’Abu Dhabi National Oil Corporation. Non può presiedere un processo che ha il compito di affrontare la crisi climatica con un tale conflitto di interessi, guidando un’industria che è responsabile della crisi stessa. Se non si dimette dalla carica di amministratore delegato, questo  equivarrà a totale presa sui colloqui climatici  delle Nazioni Unite da parte di una compagnia petrolifera nazionale petrolifera e dei suoi associati lobbisti sui combustibili fossili. La COP26 a Glasgow ha visto la partecipazione di 500 lobbisti sui combustibili fossili, la COP in Egitto ha visto un aumento del 25% della loro presenza, ora, con la COP28 a sembra essere aperta la stagione di caccia per gli interessi privati che senza dubbio useranno i colloqui sul clima per continuare a minare qualsiasi progresso sull’azione climatica. Come società civile chiediamo che Al Jaber faccia il cosa giusta e farsi da parte o dimettersi».

Commentando la sua nomina a presidente della COP28, il dott. Al Jaber ha dichiarato: «Gli Emirati Arabi Uniti si stanno avvicinando alla COP28 con un forte senso di responsabilità e il più alto livello possibile di ambizione. In collaborazione con l’Unfccc e la presidenza della COP27, promuoveremo un’agenda inclusiva che intensifichi l’azione sulla mitigazione, incoraggi una transizione energetica giusta che non lasci indietro nessuno, garantisca che finanziamenti per il clima consistenti e convenienti siano diretti ai più vulnerabili, acceleri i finanziamenti per adattamento e costruisce una solida struttura di finanziamento per far fronte a perdite e danni. Credo sinceramente che l’azione per il clima oggi sia un’immensa opportunità economica per investire nella crescita sostenibile. La finanza è la chiave che può sbloccare l’azione per il clima e gli Emirati Arabi Uniti si impegnano a sostenere e facilitare la revisione delle istituzioni finanziarie internazionali per aumentare i finanziamenti pubblici, sfruttare i finanziamenti privati ​​e migliorare l’accesso. In tal modo, porteremo un approccio pragmatico, realistico e orientato alle soluzioni che offre progressi trasformativi per il clima e una crescita economica low carbon. In quanto nazione all’incrocio del globo, gli Emirati Arabi Uniti sono ben posizionati per costruire ponti, promuovere il consenso e riunire il mondo in una missione condivisa per mantenere in vita 1.5° C e proteggere il pianeta per le generazioni che ci seguiranno. Adotteremo un approccio inclusivo che coinvolga tutti gli stakeholders del settore pubblico e privato, della società civile, della comunità scientifica, delle donne e dei giovani. Dobbiamo concentrarci in particolare su come l’azione per il clima può rispondere alle esigenze del Sud del mondo, in quanto quello più colpito dai cambiamenti climatici. La COP28 intraprenderà il primo Global Stocktake (GST) dall’Accordo di Parigi. Il GST fornirà le basi per dare slancio a questa e alle future COP e gli Emirati Arabi Uniti cercheranno un risultato ambizioso in risposta al GST dal processo negoziale. Questo sarà un momento critico per mobilitare la volontà politica per rispondere a ciò che la scienza ci dice che dovrà essere raggiunto per rimanere sull’obiettivo e limitare il riscaldamento globale a 1,5° C entro il 2050».

Emirati Arabi Uniti e l’Unfccc hanno anche nominato i due Climate Champion della COP28.

La 30enne Shamma Al Mazrui. ministra della gioventù, ricoprirà il ruolo di Youth Climate Champion, «Un nuovo ruolo progettato per elevare la voce globale dei giovani durante tutto il processo COP e garantire che le capacità e le abilità dei giovani abbiano la priorità. La Al Mazrui è anche vicepresidente dell’ Arab Youth Center, segretaria generale dell’Education and Human Resources Council, presidente di  Special Olympics UAE e presidente del National Center for Education Quality. Una figura iperistituzionale, non certo un’attivista climatica, che avrà non poche difficoltà a confrontarsi giovani leader climatici – almeno quelli che potranno permettersi un soggiorno nella costosissima Dubai –  che rischiano di trovarsi emarginati e sotto controllo, come accaduto in Egitto, in una COP affidata nuovamente a un regime autoritario.

Razan Al Mubarak, presidente dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) è la UN Climate Change High-Level Champion emiratina  con il mandato di «Rafforzare l’impegno e mobilitare gli sforzi di attori non statali, inclusi partner del settore privato, città e altri governi subnazionali, popolazioni indigene e società civile». Nel 2010, la Al Mubarak è stata nominata amministratrice delegata dell’Environment Agency – Abu Dhabi (EAD), diventando la persona più giovane a guidarla e l’unica donna a ricoprire quell’incarico. Sotto la sua guida, il governo di Abu Dhabi  ha accettato di raddoppiare le sue aree naturali protette e di adottare i primi obiettivi di carbonio della regione: una riduzione delle emissioni di gas serra del 42% entro il 2030.

Commentando la sua nomina, la Al Mubarak ha ricordato che «Un ambiente sano, compreso il clima e la biodiversità, è fondamentale per il benessere di tutti. Dobbiamo andare oltre il business as usual ed elevare la natura a importante soluzione al cambiamento climatico. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno che tutti contribuiscano all’azione globale per il clima, comprese le donne, i giovani e le popolazioni indigene, nonché le imprese, il governo, la società civile e il mondo accademico. Gli Emirati Arabi Uniti sono sempre stati un raduno di popoli di tutto il mondo e non vedo l’ora di lavorare con la Presidenza della COP28 per garantire che voci diverse siano presenti sia in vista che durante la conferenza sul clima. In qualità di sostenitrice permanente dell’azione ambientale, anche nella protezione della biodiversità e nel progresso di soluzioni basate sulla natura, l’opportunità di lavorare su questa sfida globale è un onore».

La nota ufficiale  si conclude assicurando che «Il gruppo dirigente della COP28 sarà supportato dall’intero governo degli Emirati Arabi Uniti, con Sua Eccellenza Mariam Almheiri , ministro dei cambiamenti climatici e dell’ambiente, che continuerà a impegnarsi nella sua capacità critica guidando gli sforzi interni degli Emirati Arabi Uniti nell’affrontare il cambiamento climatico, preservare l’ambiente e la trasformazione dei sistemi alimentari. La nomina di questo gruppo di leadership diversificato per la COP28 degli Emirati Arabi Uniti arriva in un momento cruciale, poiché il mondo deve affrontare un crescente impatto climatico, sfide per la sicurezza energetica, la sicurezza alimentare e idrica e l’inversione della perdita di biodiversità. Gli Emirati Arabi Uniti non vedono l’ora di accogliere il mondo alla COP28 e di collaborare con tutte le parti interessate nel perseguimento di risultati equilibrati, ambiziosi e inclusivi come eredità di speranza per le nostre generazioni future».

Ma Rachel Kyte, preside della Fletcher School  della Tufts University ed ex consigliere della Banca mondiale,  Fa notare che «La posizione degli Emirati Arabi Uniti come uno dei principali petrostati del mondo significa che il presidente della COP entrante ha un dilemma. Gli Emirati Arabi Uniti competono per essere la fonte di combustibili fossili più efficiente e più economica poiché la produzione globale deve diminuire durante la transizione energetica, in linea con i percorsi dell’IPCC e dell’International energy agency (Iea). Non ci può essere più sviluppo dei combustibili fossili. Sarà una sfida come presidente della COP unire i Paesi attorno ad azioni più aggressive e allo stesso tempo suggerire che altri produttori smettano di produrre perché gli Emirati Arabi Uniti li coprono. Non abbiamo lo spazio planetario per messaggi contrastanti».

dall’ex segretaria esecutiva dell’Unfccc Christiana Figueres è d’accordo con la Kyte: «La COP28 dovrebbe riconoscere che l’esplorazione dei combustibili fossili deve finire.  L’Iea è stata molto chiara sul fatto che non c’è più spazio atmosferico per nuovo petrolio, gas o carbone. Questa chiarezza politica fa eco alle scoperte della scienza e alle crescenti richieste dell’opinione pubblica. La COP28 non deve solo allinearsi a questa realtà, ma di fatto accelerare la decarbonizzazione globale. Non c’è altra strada da percorrere».

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