Tratto da The Submarine di Alessandro Massone

Migliaia di attivisti da tutta Europa - secondo la polizia tra 8 e 10 mila persone, secondo gli organizzatori più di 35 mila - sono arrivati a Lützerath per porsi come ultima linea in difesa del piccolo centro tedesco, abbandonato, che deve essere distrutto per garantire l'espansione della miniera di lignite di Garzweiler.

Tra loro c’era anche Greta Thunberg, che nel proprio intervento ha descritto la decisione di espandere la miniera di carbone come “vergognosa,” e ha denunciato come il capitalismo metta sempre i profitti davanti al benessere umano.

Il paese è abbandonato da anni — proprio perché incombeva l’espansione della miniera — ma gli attivisti sono intenzionati a cercare di fermarne la distruzione, sottolineando che l’allargamento costituirebbe una delle più grandi “bombe di carbonio” d’Europa. Le bombe di carbonio sono definite come progetti — esistenti o in fieri — di estrazione di combustibili fossili che risultano, o possono risultare, nell’emissione di un miliardo di tonnellate di CO2 nell’atmosfera. Sotto il paese tedesco si estende il giacimento di lignite della miniera di Garzweiler: la lignite, un tipo di carbone fossile, è la singola fonte di energia più dannosa per l’ambiente e l’area della miniera nel Nord Reno-Westfalia è già la fonte più grande di emissioni di CO2 in tutta Europa. Nel proprio comunicato stampa, Greenpeace definisce l’operazione come “un esempio vivido dei crimini che le aziende di combustibili fossili stanno commettendo in tutto il pianeta. Le aziende di combustibili fossili stanno inquinando e hanno rovinato la vita delle persone da quando esistono e l’hanno sempre fatta franca. Non permetteremo che questo continui, in Germania e nel resto del mondo.”

Tratto da Greenreport

Greenpeace: «Profondamenti allarmati per la nomina di Sultano al-Jaber». Climate Action: «Si dimetta da CEO dell'Abu Dhabi National Oil Corporation».

Seguendo le direttive del Presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, il vice primo ministro e ministro della Corte presidenziale, lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, ha annunciato il gruppo dirigente della 28esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc)  che si terrà a Expo City Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 e ha designato come presidente della COP 28  Sultan Ahmed Al Jaber, è ministro dell’Industria e della tecnologia avanzata (MoIAT).  Una nomina che ha subito confermato le preoccupazioni di chi temeva che affidare, dopo il flop egiziano, la COP28 a una petro-monarchia assoluta che sta partecipando alla guerra di invasione nello Yemen non fosse una buona idea. Infatti, Al Jaber che porterà avanti l’agenda della COP28, in collaborazione con il segretario esecutivo dell’Unfccc Simon Stiell e il presidente egiziano della COP27 Sameh Shoukry, è a capo del gigante petrolifero statale Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo, Tracy Carty di Greenpeace International ha commentato: «Greenpeace è profondamente allarmata per la nomina dell’amministratore delegato di una compagnia petrolifera alla guida dei prossimi negoziati globali sul clima. Questo costituisce un pericoloso precedente, mettendo a rischio la credibilità degli Emirati Arabi Uniti e la fiducia che è stata riposta in loro dalle Nazioni Unite a nome delle persone e delle generazioni attuali e future. La COP28 deve concludersi con un impegno senza compromessi per una giusta eliminazione di tutti i combustibili fossili: carbone, petrolio e gas. Non c’è posto per l’industria dei combustibili fossili nei negoziati globali sul clima».