06 Ott Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sottoscrivono la Carta dei Pro Vita contro l’aborto
Tratto da l’Espresso, di Chiara Sgreccia
Mentre le piazze italiane si riempiono di persone che lottano per difendere la 194 il centrodestra ha già accolto le istanze degli ultracattolici per contrastare la «soppressione di una vita umana inerme e innocente». Ma anche impedire la «colonizzazione ideologica gender e le adozioni per persone dello stesso sesso»
«Nella prospettiva di un riscatto morale che riconosca e condanni l’aborto per ciò che esso è, cioè la soppressione di una vita umana inerme e innocente, è urgente almeno eliminare qualsiasi condizione sociale, economica o personale che oggi obbliga o induce a ricorrere all’aborto per interrompere una gravidanza, come peraltro previsto dalla stessa Legge 194/1978. Si sollecita l’istituzione di una Giornata Nazionale della Vita Nascente (25 marzo)».
Questo e molto, molto altro a tutela dell’obiezione di coscienza, della famiglia formata da uomo e donna, del matrimonio, per impedire la «colonizzazione ideologica del gender e contrastare le attività che promuovono la fluidità di genere o dell’identità sessuale», è scritto nella Carta dei Principi redatta da Pro Vita & Famiglia in occasione delle elezioni politiche che si sono appena svolte.
La Carta è stata presentata da Massimo Gandolfini e da Jacopo Coghe, portavoce dei Pro Vita, lo scorso 16 settembre. All’evento erano presenti Simone Pillon per la Lega, Maurizio Gasparri per Forza Italia, Maria Rachele Ruiu e Paolo Inselvini per Fratelli d’Italia. Ma, come chiarisce Coghe a L’Espresso, questi sono solo alcuni degli esponenti politici che si sono trovati d’accordo con i valori espressi. Ce ne sono molti altri che hanno sottoscritto la Carta che si conclude con: «Ci appelliamo inoltre ai leader di partito affinché, si impegnino a contrastare ogni tipo di progetto di legge volto a: legalizzare l’uso e la coltivazione della cannabis introdurre il concetto e il reato di omotransfobia; legalizzare l’eutanasia o la morte volontaria medicalmente assistita; legalizzare la pratica disumana dell’utero in affitto; legalizzare l’adozioni di minori a single o coppie di persone dello stesso sesso, intervenendo dove opportuno sulla normativa vigente per evitare che tale deriva sia operata abusivamente in sede giudiziaria».
Tra coloro che hanno manifestato esplicita adesione ai principi contenuti nella Carta ci sono: «Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno aderito alla piattaforma valoriale proposta in interlocuzioni avute personalmente con Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day, mentre Silvio Berlusconi, che si non è avuto modo di incontrare personalmente a causa degli impegni elettorali, ha fatto pervenire un documento di impegno firmato», scrive Coghe via email a L’Espresso.
«Dai leader di centrodestra e dai candidati eletti in Parlamento ci aspettiamo che promuovano azioni legislative ed esecutive di promozione dei princìpi espressi nella Carta, in particolare di promozione della vita, della natalità, della famiglia e della libertà educativa dei genitori. – conclude Coghe – D’altro canto, la gran parte dei punti toccati dalla Carta erano, comunque, in gran parte già espressi nei programmi dei partiti del centrodestra. Dunque, ci attendiamo dai partiti che siano coerenti innanzitutto con le proposte da loro stessi promesse».
Così da un, lato in occasione del 28 settembre, giornata internazionale per l’aborto sicuro, le piazze di tante città italiane si sono riempite di persone, colore, energia e voglia di non fare neanche un passo indietro sui diritti acquisiti in decenni di lotte, primo tra tutti la difesa della legge 194 che sta diventando un simbolo della battaglia per non perdere le conquiste di civiltà che una deriva della destra potrebbe cancellare. Dall’altro i leader del centrodestra, ancor prima di ottenere la maggioranza alle elezioni di domenica 25 settembre, avevano accolto le istanze dei Pro Vita e sottoscritto un documento che considera l’interruzione di gravidanza: «soppressione di una vita umana inerme e innocente».
Il collettivo femminista Non una di meno organizza le manifestazioni per la giornata per l’aborto sicuro ogni anno, «ma questa volta abbiamo visto una risposta di piazza più forte rispetto alle precedenti. Perché molte persone sentono minacciato il diritto a un aborto sicuro, libero, accessibile, per tutti», spiega Eleonora che fa parte di Non una di meno e anche di Obiezione respinta, l’associazione che ha creato una mappa degli operatori sanitari obiettori di coscienza in Italia. «Siamo un paese in cui a più di 40 da legge 194, sette ginecologi su dieci si rifiutano di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza, in cui alle donne che vogliono abortire accade che venga fatto ascoltare il battito fetale durante l’ecografia. In cui decresce il numero dei consultori pubblici e aumentano i fondi a sostegno delle associazioni pro-vita». Per Non una di meno così come per Francesca Tolino, promotrice della campagna Libera di abortire: «La legge 194 è una legge datata e manchevole. Chi l’ha letta sa che i primi articoli sono tutti a sostegno della maternità. Se oggi siamo arrivati al punto in cui il diritto all’aborto è in pericolo è anche perché fino adesso non è stato fatto abbastanza per andare oltre una legge del 1978».
Pericolo che le dichiarazioni di Meloni per una piena applicazione della 194 non fanno altro che rafforzare. Vista anche l’astensione dei consiglieri di Fratelli d’Italia della regione Liguria sul voto per “il diritto delle donne di scegliere l’interruzione volontaria di gravidanza, senza dover superare alcuna difficoltà nell’accesso alle strutture che effettuano le Ivg” e la proposta di legge di Fratelli d’Italia, sempre in Liguria, per aprire sportelli pro-vita in ogni ospedale della regione in cui si eseguono interruzioni di gravidanza.
Sorry, the comment form is closed at this time.