Funerale laico, cosa è e come funziona

Focus sul rito civile, non religioso, scelto anche per il presidente emerito Giorgio Napolitano. Tutti i Comuni devono avere uno spazio per esequie laiche, ma molti non si sono adeguati al decreto.

I funerali di Stato per Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica morto a 98 anni lo scorso 22 settembre, sono stati celebrati, per la prima volta, nell’Aula della Camera dei deputati e, ma questo non è un inedito, con rito laico.

Già Enrico Berlinguer, Pietro Ingrao, Nilde Iotti, Dario Fo, Mario Monicelli, Marco Pannella Stefano Rodotà, tra molte e molti altri, hanno avuto esequie civili.

Il funerale di Stato con rito laico di Napolitano

Il funerale laico, a differenza di quello religioso, non prevede alcun tipo di rituale predefinito. Il discorso è completamente opposto per quanto riguarda le esequie di Stato, che invece sono organizzate secondo un rituale preciso che prevede che il feretro sia contornato da sei carabinieri in uniforme e che venga accolto e salutato – quindi all’inizio e alla fine della cerimonia – con onori militari. Ai funerali di Stato partecipa poi almeno un rappresentante del governo e viene fatta un’orazione commemorativa ufficiale. Non solo: quella giornata viene anche dichiarato il lutto pubblico nazionale o locale, secondo come indicato da Palazzo Chigi e le bandiere degli edifici pubblici sono poste a mezz’asta.

È valso per Napolitano e vale per tutti, invece, l’assenza nel rito laico di regole rigide sugli interventi dei partecipanti alle esequie. Al funerale dell’ex presidente Napolitano, ad esempio, nove sono stati gli interventi: oltre ai presidenti di Camera e Senato, hanno parlato il figlio Giulio e la nipote Sofia. Poi i cinque oratori scelti dalla famiglia.

Cosa dice la normativa sulle esequie

La legge che detta le norme sui funerali in Italia è il Dpr (Decreto del presidente della Repubblica) 285/90: un regolamento di polizia mortuaria che delega anche ai Comuni la stesura delle norme locali per disciplinare la questione. Il decreto è stato più volte aggiornato e superato da nuovi provvedimenti come il Dpr del 14 gennaio 1997 che ha introdotto, tra le altre, un’importante novità per i servizi mortuari: tra i requisiti minimi previsti, stabilisce che in ogni città debba esserci una “sala per le onoranze funebri al feretro”.

Molti Comuni non hanno però applicato il Dpr e non hanno messo a disposizione spazi per le commemorazioni civili, privi di simboli religiosi permanente e abbastanza capienti per l’addio a un proprio caro. Per rimediare a questa mancanza sono stati avanzati tentativi legislativi, ma senza successo: le proposte non sono mai diventate legge. O i momenti collettivi di commiato sono stati organizzati in casa, nella sala dedicata ai familiari e agli amici in attesa della cremazione della salma, o accanto alla tomba.

Come si svolge il rito laico

Il funerale civile può essere organizzato da soli perché, diversamente dai matrimoni, non ha vincoli o regolamenti che stabiliscono chi lo debba condurre, non ci sono tempi e modi dettati da dogmi e prescrizioni da rispettare, né troppi permessi speciali da chiedere, al di là dell’utilizzo della sala.

La maggior parte dei riti civili viene condotta da un parente o da una persona vicina a quella scomparsa, ma si può anche delegare il compito di officiare la cerimonia a un celebrante laico con una formazione specifica.

In genere chi si assume l’onere di organizzare il funerale fa una introduzione, ricorda aneddoti sulla persona scomparsa, passa la parola ad amici o familiari che possono leggere racconti, poesie, brani o parlare a braccio. Si può ascoltare musica, quella preferita dal defunto, o proiettare video e foto.


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