trattori

Di gay e di trattori

Articolo di Sergio Velluto, presidente del concistoro della Chiesa Valdese di Torino

 

Sembrerebbe che, a piccoli passi, la Chiesa Cattolica stia finalmente arrivando ad equiparare i gay ai mezzi agricoli, almeno per quanto riguarda le benedizioni. Invece non è così, infatti se l’ultimo pronunciamento del Dicastero per la Dottrina della Fede (“Fiducia supplicans”) prevede il via libera alla benedizione delle coppie gay “non inserita in un rito liturgico”, per trattori e mezzi agricoli è invece possibile e usuale inserirla in una vera e propria celebrazione liturgica.

Riportiamo ad esempio questo annuncio trovato su Google, tra le centinaia di riti previsti per la benedizione dei trattori:

L’edicola della “Madonna dei campi” sita in loc. Madonna del Poggio, strada Piacenza a Solero, ospiterà una celebrazione.

  • Alle 18:00 di domenica 16 settembre la preghiera del S. Rosario
  • A seguire benedizione dei trattori e dei mezzi agricoli presenti

Al di là del facile sarcasmo, citiamo integralmente la dichiarazione rilasciata all’Agenzia NEV da Gabriele Bertin, pastore presso le chiese valdesi di Taranto, Grottaglie e Brindisi.

“Riconosco che un’apertura del genere, per quanto parziale sia, su una tematica che fino al 2021 era stata bollata con parole forti, dona speranza – dichiara -. Si vede un piccolo passo verso l’ascolto e l’attenzione posta alla pluralità di forme di vivere l’amore. Ancora di più, credo si debba riconoscere come questa decisione arrivi a seguito anche di un grande lavoro e prassi “dissidente” da parte di molti preti e vescovi tedeschi e dei paesi del nord Europa, mostrando il valore che può avere una “dissidenza dal basso”, che parta dal concreto delle vite dei e delle fedeli, per poter arrivare a mutare anche la visione dei vertici di una struttura fortemente gerarchica e eterocispatriarcale”.

Ma per Bertin non è tutto oro quel che luccica. La presa di posizione del Pontefice va cioè approfondita e contestualizzata. “Da pastore e membro della comunità LGBTQ – continua -, non posso che guardare con disappunto ad alcune delle formulazioni usate nel documento “fiducia supplicans”, nonché alla visione che ne traspare tanto del concetto di benedizione, quanto della coppia. Viene da subito posta questa possibilità di benedizione al di fuori della liturgia, non avendo la possibilità di possedere formulazioni fisse o inserita in un rituale, per non rischiare di essere confusa con un matrimonio eterosessuale, che invece simboleggia il coronamento del progetto di Dio. Viene creata una sorta di benedizione di serie B, liberata dall’ufficialità della liturgia, ma anche considerata diversa a livello di importanza e riconoscimento. Certo, viene detto, che l’obiettivo è di valorizzare il «significato pastorale delle benedizioni e di ampliarne e arricchirne la comprensione classica» tramite una riflessione che parta dalla visione pastorale di Papa Francesco. Mi chiedo però quale sia l’idea pastorale dietro alla possibilità di dire una parola di benedizione che non abbia un valore pubblico, che non possa essere vissuta all’interno di un quadro comunitario e che sia non riconoscibile. Come si fa a benedire un amore che viene, però, inquadrato come irregolare? Magari non viene usata la parola peccato ma per me resta la sensazione di non vedere riconosciuta nella mia maniera di amare una occasione per incontrare il “dire-bene” di Dio anche per una parte di umanità”.

C’è infine un tema specifico: il significato della benedizione. Secondo il pastore valdese, “Viene detto che la richiesta di benedizione mostra “una supplica, una richiesta di aiuto a Dio per vivere meglio”. Ecco, credo che la benedizione, invece, abbia il valore non di vivere meglio, perché non è la chiesa che decide se io e il mio compagno o compagna viviamo meglio o peggio. Benedizione è il riconoscere il suo bene, il suo progetto, la sua presenza in quel qualcosa a cui guardo. La benedizione, quindi, è di Dio, non della chiesa, non della liturgia”.

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.