“ALLONTANAMENTO ZERO” UNO SLOGAN SCIAGURATO

di Silvio Lavalle

Il sistema del welfare: i servizi sociali, le comunità alloggio per minori e i servizi educativi, le famiglie affidatarie, i servizi di neuropsichiatria infantile, i giudici del tribunale per i minori portano via i bambini alle famiglie povere, per darli alle famiglie ricche. Noi dimezziamo questi servizi e con i soldi risparmiati diamo sussidi alle famiglie povere salvando i bambini dal crudele allontanamento. Questo l’inconfessabile presupposto da cui prende le mosse il disegno di legge dell’assessora regionale Chiara Caucino che, sorda alle proteste e agli argomenti che da due anni lo accompagnano, si accinge a portarlo al voto in Consiglio regionale, evidenziandone il velleitarismo col titolo “Allontanamento zero”.

Un’operazione questa, che oltre a chiudere di fatto i servizi sociali e di salute mentale destinati ai minori e alle loro famiglie con un taglio di finanziamenti per non meno del 40%, paralizzerebbe quel che di essi rimarrebbe pur chiamandoli a formulare un piano educativo  famigliare di cui non si coglie la portata innovativa considerando l’intenso lavoro di rete che da sempre vede impegnati servizi sociali, e psichiatrici.
L’assessora che ha dichiarato guerra alle istituzioni e in particolare ai servizi gestiti dai Comuni, sicuramente perché in buona parte in mano a pericolosi amministratori di sinistra, finge di ignorare che la povertà non è causa di allontanamento dei minori (la legge 184 lo dice chiaramente all’articolo 2) e che l’utopia dell’allontanamento zero spogliata dai suoi veli rivelerebbe il tragico panorama dei disagi sociali e psichici: tossicodipendenza, malattia mentale, abuso sessuale, violenza,

abbandono, prostituzione.
Pare inverosimile che nella Regione Piemonte i Consiglieri di maggioranza e la Giunta credano che con un poco di soldi la pillola va giù o che cuore di mamma è l’unica vera tutela dell’infanzia. Il proposito sembra piuttosto quello di mettere in ginocchio l’intero sistema del welfare, le amministrazioni e le istituzioni che lo gestiscono, i professionisti che ci lavorano, considerati non affidabili, politicamente ostili e, di conseguenza, mangiatori di bambini, per fare spazio alle semplificazioni demagogiche che vediamo già all’opera attraverso manifestazioni di genitori a sostegno del disegno di leggedavanti al consiglio regionale.

 

Le carenze di questi servizi sono state negli anni alla ribalta della cronaca e la loro difesa non deve cancellarle. Quel che serve per superarle è esattamente il contrario di quel che si vuole fare: formare e  assumere assistenti sociali, educatori, medici psichiatri, assistenti domiciliari affinchè, sulla base di un’enorme know how professionale di cui Caucino non riesce neppure a immaginare la portata, possano lavorare di più e meglio.

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