A non essere al passo con i tempi in fatto di sessualità è anche la società laica

Tratto da Notizie.it, di Lisa Pendezza

La Chiesa si comporta da Chiesa e chi si sorprende finge o si illude. Ma a doverci fare un esame di coscienza siamo anche noi laici.

C’è una linea sottile che separa la tradizione dall’incapacità di stare al passo coi tempi e ancora più sottile è l’ingegno che a volte ci vuole per distinguere tra le due cose. Più banalmente: quando “si è sempre fatto così” è un valore da proteggere e quando, invece, deve diventare la spinta verso lo stravolgimento di ciò che è stato e la nascita di qualcosa di nuovo?

Non è facile sapere quando è arrivato il momento giusto per voltare pagina.

Non lo è nelle piccole decisioni di ogni giorno, figuriamoci in questioni complesse che toccano argomenti come Dio e l’anima. Io non li invidio, gli studiosi e i teologi che hanno il compito di interpretare il volere di un Dio in cui credono ciecamente e di cui devono farsi portavoce. Non li invidio, perché (lo capisce anche un ateo) tradurre il divino in umano è complesso, delicato, difficile ai limiti dell’impossibile.

E non li invidio perché oltre al mondo dell’aldilà devono fare i conti con il mondo in cui vivono adesso e che, giustamente e comprensibilmente, non è impermeabile a ciò che i preti hanno da dire.

E così si è aperta una polemica sul documento “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale” proposto dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il nuovo attestato che delinea i percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità secondo la Chiesa cattolica.

Nel documento, il Vaticano invita i giovani ad astenersi dal sesso prima del matrimonio ed esorta la stessa Chiesa a “proporre la preziosa virtù della castità, per quanto ciò sia ormai in diretto contrasto con la mentalità comune”.

Chi davvero ancora si stupisce si illude o più semplicemente si dimentica cos’è la Chiesa, per chi ci crede: un’istituzione che nasce da Dio stesso e che come tale si fonda su principi che non mutano, al massimo si ribadiscono, piacciano o no.

E tutto questo non cambia solo perché ad affacciarsi su Piazza San Pietro oggi c’è un Papa “più simpatico”, sicuramente più vicino al sentire comune di quanto non lo fosse il suo algido predecessore. Ma un Papa è e un Papa rimane.

Non si può chiedere, realisticamente, alla Chiesa di essere qualcosa che non è. O meglio, lo si può fare, ma consapevoli che si tratta di una battaglia persa in partenza.

La battaglia che possiamo e dobbiamo combattere è quella tutta terrena dell’educazione alla sessualità, quella vera, non quella che troppe volte ancora oggi si fa nelle scuole. Un’educazione che tenga conto della realtà, che stia al passo coi tempi che cambiano o più semplicemente che riconosca ciò che è sempre esistito ma che per secoli è rimasto sepolto sotto la sabbia, nella terra del non detto “perché sta male”, perché il sesso si fa ma non si dice, è un tabù sporco di cui vergognarsi.

Serve una battaglia, una vera, perché una persona omosessuale, se maschio, non debba più sentirsi dare del “frocio” e dei “ricchione”, o peggio, e se femmina non debba più sentirsi dire che “stai sperimentando, è solo una fase”; perché un ragazzo o una ragazza bisessuale non si debbano mai sentire in diritto di scegliere tra le due metà del proprio essere, sentendosi sempre sbagliati; perché una persona asessuale non ascolti mai più la frase “è solo perché non hai ancora trovato la persona giusta”; e per tutti gli orientamenti e i gusti che non conosciamo e che invece dovremmo imparare a comprendere e accettare, chiamandoli con il giusto nome. Una battaglia perché voler parlare di pratiche sessuali non convenzionali e fantasie particolari non sia più considerato da depravati.

Facciamoci tutti un bell’esame di coscienza, perché a non essere al passo con i tempi in fatto di sessualità è prima di tutto la società civile, quella che si professa a gran voce laica e che troppo spesso conserva la mentalità chiusa dei nostri nonni e delle nostre nonne. Una società con un’educazione sessuale nelle scuole rimasta indietro di decenni, troppo pudica per andare a fondo e rispondere alle vere domande dei ragazzi. Con troppi casi di omotransfobia che riempiono le pagine dei giornali, troppi morti aver semplicemente scelto di non nascondere ciò che si è (il suicidio di Cloe Bianco sia un esempio per tutti) e un Parlamento che fa di tutto per ostacolare un disegno di legge volto a punirli, questi episodi, e idealmente limitarli.

Di sesso si dovrebbe poter parlare con leggerezza, che non vuol dire superficialità “ma saper planare dall’alto, non avere macigni sul cuore”: non averli nel confessare i propri desideri e le proprie fantasie, i propri dubbi e le proprie paure, nel raccontarsi all’altro per quello che si è senza timori di inutili etichette e discriminazioni.

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