04 Ago 8 per mille: calano ancora le firme per la Chiesa cattolica
Tratto da MicroMega, della Redazione
Stando ai dati del Mef, si conferma il trend rilevato lo scorso anno con il calo della Chiesa e la crescita dello Stato.
8 per mille: continua il calo di preferenze per la Chiesa cattolica, che perde 260 mila firme, mentre si conferma il trend in favore dello Stato, che ne guadagna 220 mila. Sono questi i dati (provvisori) relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2021 pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Già lo scorso anno (dichiarazioni 2020) si era registrato un “travaso” dalla Chiesa allo Stato, con le firme alla Chiesa scese per la prima volta sotto il 30% del totale dei contribuenti (dal 31,83%, 13 milioni 168 mila firme, al 29%, pari a 12 milioni 56 mila firme) e un balzo in avanti dello Stato di un milione di firme (da 2 milioni 830 mila a 3 milioni 801 mila, per un salto dal 6,8 al 9%). Il trend, secondo i dati provvisori diffusi dal Mef, si conferma, seppur in misura inferiore, anche per le dichiarazioni dei redditi del 2021: le scelte per lo Stato salgono a 4 milioni 21 mila, quelle per la Chiesa scendono ulteriormente a 11 milioni 795 mila.
“Non possiamo che rallegrarcene – commenta Roberto Grendene, segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) associazione da sempre in prima linea per l’abolizione del sistema di finanziamento delle confessioni religiose – anche se il governo di unità nazionale negli scorsi mesi non ha nemmeno mandato in onda lo spot foglia-di-fico dello scorso anno per chiedere ai contribuenti di scegliere lo Stato”.
Lo “spot foglia-di-fico” cui fa riferimento Grendene è una delle pochissime, se non l’unica, forma di pubblicità che, da moltissimi anni a questa parte, lo Stato ha messo in campo per invitare a destinare alle proprie casse l’8 per mille (a fronte del battage pubblicitario della Chiesa…) e ha avuto solo 220 visualizzazioni su YouTube, dato che, spiegano dall’Uaar, “la presidenza del Consiglio dei ministri l’ha pubblicato ‘non in elenco’, ossia invisibile a meno di non passare da una introvabile pagina del sito pubblicata il 16 giugno 2021”.
E non è questo l’unico elemento di criticità: non solo infatti lo Stato non fa pubblicità per se stesso ma manca da parte istituzionale l’impegno a una informazione dettagliata circa il funzionamento del sistema. Molti contribuenti pensano infatti che non scegliendo nessuna destinazione i soldi rimangano nelle casse dello Stato, ma così non è: le quote non espresse – quelle non destinate, perché il contribuente non firma né per lo Stato né per una delle confessioni religiose che ha accesso ai fondi (“non scelta” di circa il 59% dei contribuenti) – sono comunque ripartite in proporzione alle firme ottenute. Un meccanismo perverso che fa sì che, dati 2021 alla mano, con il 28,64% delle firme la Chiesa incameri il 70,37% dei fondi.
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