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Ricordo di Bruno Segre

Tratto da centrogobetti.it, articolo di Pietro Polito

Discorso al Tempio crematorio, martedì 30 gennaio 2024. In rappresentanza del Polo del 900, delle Associazioni della memoria e degli Istituti culturali antifascisti di Torino e del Piemonte.

Cento cinque anni dopo Bruno Segre ci lascia uno stile di vita e un metodo di lavoro ispirato all’antifascismo, alla Resistenza e alla nonviolenza. Egli è stato  “un libertario avverso a qualsiasi forma di assolutismo” che ha attraversato un secolo con una “sicura navigazione”, essendo protagonista di un movimento di idee, affrontando e superando crisi e problemi, andando incontro a conferme e anche a delusioni, informando sul meglio che è avvenuto nelle lotte ideologiche e politiche, sospingendo instancabilmente verso “una prospettiva etico-pacifista”, richiamandosi fedelmente allo spirito della Resistenza, a “quella rivoluzione intellettual-popolare che esigeva una nuova società e nuovi rapporti tra i popoli” (sono parole di Capitini).

Tra i tanti articoli e interventi che su L’INCONTRO egli ha dedicato alla Resistenza segnalo La Resistenza ha vent’anni (aprile 1964), dove nelle conclusioni delinea un programma di lavoro tuttora valido per l’avvenire. Il XXV Aprile viene presentato non solo come una data di liberazione, ma anzitutto e soprattutto come “un atto di fiducia” e “una grande speranza”. L’importanza della Resistenza sta nell’aver dimostrato che “uomini di tutti i Partiti, purché uniti nella fede della giustizia e della libertà possono fraternamente collaborare per costruire un mondo senza carnefici e senza servi”. In questo articolo delinea un programma di lavoro in 8 punti che non sta alle nostre spalle ma davanti a noi: 1. difendere la democrazia; 2. rendere operanti i principi della Costituzione; 3. unire le forze antifasciste; 4. garantire i diritti e la libertà dei cittadini in ogni circostanza; 5. moralizzare la pubblica amministrazione; 6. promuovere lo sviluppo economico e sociale del Paese; 7. respingere ogni forma di razzismo e di discriminazione; 8. diffondere la cultura politica e l’antifascismo fra i giovani nelle scuole.

Se dovessi riassumere con una sola parola lo stile di vita di Segre, non avrei dubbi a fare mia quella scelta da Aldo Capitini che attribuisce a lui e a L’INCONTRO una costanza “tutt’altro che frequente”. Di che cosa si tratta? La costanza di Bruno Segre è la costanza della ragione.

A mio avviso la costanza della ragione è il segno distintivo della sua vita e della sua opera. La sua bussola, la sua stella polare è stata la ragione intesa (riporto parole sue annotate nel mio taccuino) come “elemento di equilibrio tra le persone che conduce le persone a meditare sulla ricerca della Verità, alimentando il dubbio, sfidando tutti i dogmi, quelli religiosi e quelli politici”.

La ragione è la lente che Bruno Segre ha adottato per leggere il mondo e per agire nella realtà. Se l’umanità si può dividere in chi crede di avere la verità e in chi cerca la verità, egli appartiene al popolo dei dubbiosi che non temono di andare contro corrente per rimanere fedeli agli ideali di libertà e giustizia.

 

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