Omicidio Giulio Regeni, la Consulta sblocca il processo contro i militari egiziani. I genitori: “Avevamo ragione”

Tratto da ilRiformista.it 

 

Gli 007 egiziani possono essere processati per il sequestro, le torture e la morte di Giulio Regeni, il 28enne dottorando italiano dell’Università di Cambridge rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani ad Alessandria. A stabilirlo è la Corte costituzionale che ieri, martedì 26 settembre, ha dichiarato “anticostituzionale” la norma che ha permesso, fino a questo momento, ai quattro imputati egiziani di sottrarsi al processo non comunicando i loro indirizzi così da rendere impossibile la notifica degli atti e il relativo inizio del processo secondo la Corte di Assise di Roma e la Cassazione. La Consulta ha esaminato la questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma in relazione alla celebrazione del processo per il sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni e “ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa”.

 

Contro questa decisione si sono battuti i genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, assistiti dall’avvocato Alessandra Ballerini e con l’appoggio della procura di Roma. Da due anni è infatti fermo il giudizio contro quattro appartenenti alle forze di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmy Uhsam, il maggiore Magdi Ibrahim Sharif accusati di aver rapito Regeni a Il Cairo, ritrovato poi cadavere lungo la strada per Alessandria il 3 febbraio successivo. Il maggiore Sharif è accusato anche delle percorse e dell’omicidio di Giulio. In sostanza la Consulta sostiene che nei casi di tortura, quando lo Stato straniero non collabora, il processo si può tenere senza le notifiche.

”Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti”. Queste le parole dei genitori di Giulio Regni e del loro legale, l’avvocato Alessandra Ballerini. ”In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza ‘non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo’. Abbiamo dovuto resistere contro questa ‘volontà’ dittatoriale per sette anni e mezzo – aggiungono- confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma ed in particolare il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il popolo giallo.”

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