La riduzione naturale organica è il nostro futuro

Tratto da Start Magazine di Riccardo Ruggeri

Se l’economia circolare è il futuro perché non applicarla anche alla fine della vita? Negli Stati Uniti c’è già un fiorente mercato che trasforma i cadaveri umani in concime (e mette pure tutti d’accordo). Il Cameo di Ruggeri.

Oltre ad averci lavorato e vissuto, in questi ultimi tre lustri ho soggiornato negli Stati Uniti almeno una volta all’anno. Seguivo un mio protocollo di incontri-interviste, sia per sgranchirmi un po’ il cervello, sia per capire i trend del futuro. Ho visto nascere e crescere una setta di impronta liberal-nazi-comunista, articolata in sotto-sette, ognuna con un proprio brand, che usava l’ambiente e i diritti civili di colte minoranze per imporsi politicamente. Clave politico-culturali, di autentici neofascisti in purezza, ormai inseriti nei centri di potere dell’Occidente. Se continua così andranno al potere.

Ci scrissi alcuni libri, ultimamente un Libroincipit (digitare Zafferano.news) dal titolo e contenuto distopico: La Terza Guerra Mondiale di Gordon Comstock. Il cosiddetto “fine vita” è uno dei dogmi della setta. Sul fine vita, avevo dimenticato la filosofia dell’economia circolare: si deve tassativamente arrivare a fine ciclo.

Dopo lo Stato di Washington, e poi Colorado, Oregon, California, anche New York ha autorizzato quella che i colti chiamano “Riduzione naturale organica”, modo elegante per dire “cadaveri umani trasformati in concime”. Al solito gli americani sono stati i primi ad avvalersi di questo modello di business. E’ geniale, e soddisfa tutti. Esultano le pompe funebri: il compostaggio umano a loro costa meno di quello tradizionale, e possono praticare un prezzo superiore, perché, dicono, aggiungono tecnologia.

La procedura prevede di collocare il cadavere in una bara ermetica (tipo i barattoli di marmellata), riempirla di trucioli di legno, erba medica e altri materiali biodegradabili di infimo costo. Un mese in cantina, e il cadavere si trasforma in compostaggio, i famigliari ritirano il sacco di terra del caro estinto, lo possono vendere (c’è già un fiorente mercato!), o tenerselo per l’orto, o se sono benestanti destinarlo ai vasi di gerani.

Entusiasti gli ambientalisti, perché si sono evitati i costi degli energivori forni crematori, le loro ignobili polveri fini, ceneri, etc. etc. Ovvero il tradizionale “inquinamento cadaverico” del terreno. Leggo di una persona importante, molto sensibile, che ha esclamato: “E’ il funerale più green della storia umana!” ed è scoppiata in un pianto composto, dedicato non al caro estinto, ma a Madre Terra.

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