29 Set Iran, la protesta alza il tiro: “Abolire la polizia morale”
Secondo il giornale tedesco Faz potrebbe essere il momento in cui gli iraniani prendono coscienza di poter rovesciare il regime degli ayatollah. Molte le manifestazioni di solidarietà da tutto il mondo. Cinque i manifestanti uccisi per l’ong Hengaw
Le manifestazioni si sono estese in Iran per la quinta notte consecutiva. In Iran almeno otto dimostranti sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza durante delle manifestazioni organizzate nella regione del Kurdistan dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni deceduta nella capitale Teheran la settimana scorsa mentre era in custodia della polizia religiosa. A riferirlo è l’organizzazione di difesa dei diritti umani locale Hengaw.
Stando a quanto riportano gli attivisti, in meno di una settimana cinque persone che stavano prendendo parte a manifestazioni sono stati uccisi da “colpi di arma da fuoco diretti” sparati da esponenti delle forze di sicurezza. I fatti denunciati dall’organizzazione sono avvenuti in diverse città della provincia del Kurdistan, nel nord-ovest del Paese, al confine con l’Iraq. Amini proveniva proprio da questa area dell’Iran. La giovane è morta dopo essere stata arrestata il 13 settembre a Teheran, dove era in visita con la sua famiglia, per non aver indossato un hijab. Secondo le denunce della famiglia, rilanciate anche da Hengaw, Amini sarebbe deceduta a causa delle percosse ricevute mentre era in custodia della polizia.
In Iran, la copertura dei capelli è obbligatoria in pubblico. La polizia dei costumi vieta inoltre alle donne di indossare cappotti corti sopra il ginocchio, pantaloni stretti e jeans forati e abiti dai colori vivaci.
La polizia ha respinto questa versione dei fatti, negando che la giovane sia stata picchiata e affermando che la ragazza è stata vittima di un attacco cardiaco. Secondo le autorità di Teheran, inoltre, Amini presentava condizioni di salute non stabili anche prima dell’arresto, soffrendo di diabete ed epilessia.
Le forze di sicurezza iraniane hanno anche negato che cinque persone siano morte durante le proteste organizzate dopo la morte della giovane, confermando il decesso di tre persone. Gli attivisti però, secondo le ricostruzioni della polizia, sarebbero stati uccisi da gruppi ostili al governo determinati a sfruttare le proteste in corso per fini politici.
Da giorni, centinaia di manifestanti stanno sfidando la dura repressione e chiedono l’abolizione del corpo di sicurezza chiamato “pattuglie della morte”. Le donne bruciano l’hijab mentre i manifestanti affrontano i poliziotti. In questo filmato un agente della morale viene accerchiato e rischia di essere linciato dalla folla. A poco e nulla gli serve la pistola elettrica per difendersi. A salvarlo sono piuttosto gli altri colleghi.
Le manifestazioni si sono estese in Iran per la quinta notte consecutiva. In Iran almeno otto dimostranti sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza durante delle manifestazioni organizzate nella regione del Kurdistan dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni deceduta nella capitale Teheran la settimana scorsa mentre era in custodia della polizia religiosa. A riferirlo è l’organizzazione di difesa dei diritti umani locale Hengaw.
Stando a quanto riportano gli attivisti, in meno di una settimana cinque persone che stavano prendendo parte a manifestazioni sono stati uccisi da “colpi di arma da fuoco diretti” sparati da esponenti delle forze di sicurezza. I fatti denunciati dall’organizzazione sono avvenuti in diverse città della provincia del Kurdistan, nel nord-ovest del Paese, al confine con l’Iraq. Amini proveniva proprio da questa area dell’Iran. La giovane è morta dopo essere stata arrestata il 13 settembre a Teheran, dove era in visita con la sua famiglia, per non aver indossato un hijab. Secondo le denunce della famiglia, rilanciate anche da Hengaw, Amini sarebbe deceduta a causa delle percosse ricevute mentre era in custodia della polizia.
In Iran, la copertura dei capelli è obbligatoria in pubblico. La polizia dei costumi vieta inoltre alle donne di indossare cappotti corti sopra il ginocchio, pantaloni stretti e jeans forati e abiti dai colori vivaci.
La polizia ha respinto questa versione dei fatti, negando che la giovane sia stata picchiata e affermando che la ragazza è stata vittima di un attacco cardiaco. Secondo le autorità di Teheran, inoltre, Amini presentava condizioni di salute non stabili anche prima dell’arresto, soffrendo di diabete ed epilessia.
Le forze di sicurezza iraniane hanno anche negato che cinque persone siano morte durante le proteste organizzate dopo la morte della giovane, confermando il decesso di tre persone. Gli attivisti però, secondo le ricostruzioni della polizia, sarebbero stati uccisi da gruppi ostili al governo determinati a sfruttare le proteste in corso per fini politici.
Da giorni, centinaia di manifestanti stanno sfidando la dura repressione e chiedono l’abolizione del corpo di sicurezza chiamato “pattuglie della morte”. Le donne bruciano l’hijab mentre i manifestanti affrontano i poliziotti. In questo filmato un agente della morale viene accerchiato e rischia di essere linciato dalla folla. A poco e nulla gli serve la pistola elettrica per difendersi. A salvarlo sono piuttosto gli altri colleghi.
Molte le manifestazioni di solidarietà da tutto il mondo. Tanti i video che documentano donne che si tagliano i capelli o che bruciano il velo: un segno di protesta contro la “Polizia della morale”. A Bologna una donna ha voluto esprimere la propria solidarietà pubblicando un video muto mentre è intenta a tagliare i suoi lunghi capelli. La morte di Amini, 22 anni, arrestata a Teheran, ha alzato un’onda di proteste che si stanno consumando in diverse città iraniane e nel mondo.
Le manifestazioni si sono estese in Iran per la quinta notte consecutiva. In Iran almeno otto dimostranti sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza durante delle manifestazioni organizzate nella regione del Kurdistan dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni deceduta nella capitale Teheran la settimana scorsa mentre era in custodia della polizia religiosa. A riferirlo è l’organizzazione di difesa dei diritti umani locale Hengaw.
Stando a quanto riportano gli attivisti, in meno di una settimana cinque persone che stavano prendendo parte a manifestazioni sono stati uccisi da “colpi di arma da fuoco diretti” sparati da esponenti delle forze di sicurezza. I fatti denunciati dall’organizzazione sono avvenuti in diverse città della provincia del Kurdistan, nel nord-ovest del Paese, al confine con l’Iraq. Amini proveniva proprio da questa area dell’Iran. La giovane è morta dopo essere stata arrestata il 13 settembre a Teheran, dove era in visita con la sua famiglia, per non aver indossato un hijab. Secondo le denunce della famiglia, rilanciate anche da Hengaw, Amini sarebbe deceduta a causa delle percosse ricevute mentre era in custodia della polizia.
In Iran, la copertura dei capelli è obbligatoria in pubblico. La polizia dei costumi vieta inoltre alle donne di indossare cappotti corti sopra il ginocchio, pantaloni stretti e jeans forati e abiti dai colori vivaci.
La polizia ha respinto questa versione dei fatti, negando che la giovane sia stata picchiata e affermando che la ragazza è stata vittima di un attacco cardiaco. Secondo le autorità di Teheran, inoltre, Amini presentava condizioni di salute non stabili anche prima dell’arresto, soffrendo di diabete ed epilessia.
Le forze di sicurezza iraniane hanno anche negato che cinque persone siano morte durante le proteste organizzate dopo la morte della giovane, confermando il decesso di tre persone. Gli attivisti però, secondo le ricostruzioni della polizia, sarebbero stati uccisi da gruppi ostili al governo determinati a sfruttare le proteste in corso per fini politici.
Da giorni, centinaia di manifestanti stanno sfidando la dura repressione e chiedono l’abolizione del corpo di sicurezza chiamato “pattuglie della morte”. Le donne bruciano l’hijab mentre i manifestanti affrontano i poliziotti. In questo filmato un agente della morale viene accerchiato e rischia di essere linciato dalla folla. A poco e nulla gli serve la pistola elettrica per difendersi. A salvarlo sono piuttosto gli altri colleghi.
Molte le manifestazioni di solidarietà da tutto il mondo. Tanti i video che documentano donne che si tagliano i capelli o che bruciano il velo: un segno di protesta contro la “Polizia della morale”. A Bologna una donna ha voluto esprimere la propria solidarietà pubblicando un video muto mentre è intenta a tagliare i suoi lunghi capelli. La morte di Amini, 22 anni, arrestata a Teheran, ha alzato un’onda di proteste che si stanno consumando in diverse città iraniane e nel mondo.
Il quotidiano tedesco Faz (Frankfurter Allgemeine Zeitung) apre il giornale con le proteste scatenate nella Repubblica islamica dalla morte della giovane donna. Secondo il giornale potrebbe essere il momento in cui gli iraniani prendono coscienza di poter rovesciare il regime degli ayatollah se si uniscono come fecero per rovesciare la dittatura dello scià. In ogni caso, il presidente Raisi ha lasciato “un Paese in subbuglio” andando a New York per l’assemblea generale dell’Onu, e la sua preoccupazione è resa evidente dalla telefonata, molto pubblicizzata dai media ufficiali, che prima di partire ha fatto ai familiari di Masha, per dire che “era anche sua figlia”.
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