In Rai è guerra aperta: Tg1 e Tg2 in onda in formato “bonsai” per boicottare lo sciopero

Tratto da Today, di Fabio Salamida.

La televisione pubblica non trova pace. Dopo giorni di polemiche e attacchi incrociati, durante la giornata di sciopero indetta dal sindacato Usigrai (a cui fa capo circa il 70 per cento dei giornalisti in forza all’azienda), il Tg1 e il Tg2 sono andati regolarmente in onda, pur non coprendo tutte le sezioni, mentre il Tg3 delle 12 è uscito in una forma ridottissima di poco più di cinque minuti, saltando le edizioni regionali delle 14. Su RaiNews sono invece passati servizi registrati prima dello sciopero.

A rendere possibile la parziale copertura del servizio, l’apporto del neonato sindacato Unirai, vicino al Governo Meloni, da subito contrario a uno sciopero definito “ideologico e politico”. Durante le trasmissioni, sono state lette le ragioni dello sciopero, fornendo così agli spettatori una panoramica delle motivazioni alla base della protesta, ma anche una nota dell’azienda.

La battaglia dei comunicati

“Per difendere l’autonomia e l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo dal controllo pervasivo degli spazi di informazione da parte della politica – recita il comunicato di Usigrai – continueremo a batterci per assicurare a voi telespettatori il diritto a essere informati in modo equilibrato, affidabile e plurale. Saremo sempre dalla parte dei cittadini a cui appartiene la Rai”. Secca la replica di viale Mazzini: “È opportuno rimarcare che la Rai è sempre più impegnata a salvaguardare i valori del pluralismo e della libertà d’espressione”.

Macheda (Usigrai): “Fuori i partiti dalla Rai”

A spiegare le rqagioni dello sciopero, alla sala della stampa estera, c’erano il segretario Usigrai, Daniele Macheda, e quello della Fnsi Vittorio Di Trapani, in compagnia dei giornalisti Serena Bortone e Sigfrido Ranucci. Sul tavolo il caso Scurati e le pressioni su Report, ma anche il tentativo di delegittimare lo sciopero da parte delle forze politiche della maggioranza e di Unirai. “I partiti devono andare fuori dalla Rai”, ha tuonato Macheda, che ha aggiunto: “Bisogna fare una legge, forse ci aiuterà il Media Freedom Act, regolamento europeo che dice chiaramente che i servizi pubblici non devono avere il controllo dei governi. Oggi c’è un sistema pervasivo, serve la vicinanza di tutti. Questo sciopero va oltre la Rai, ma è un problema di libertà di stampa e l’assetto informativo in Italia”.

Il tentativo di boicottare la protesta è stato stigmatizzato dal maggiore sindacato dei cronisti Rai, che ha sottolineato le modalità insolite di messa in onda dei telegiornali; “La stragrande maggioranza dei giornalisti – si legge nella nota Usigrai – ha protestato contro l’influenza del governo nell’informazione e le mancate risposte dell’azienda alle vertenze sindacali. Pur di tentare di boicottare lo sciopero proclamato dall’Usigrai, a cui ha aderito la stragrande maggioranza dei giornalisti Rai, i direttori di Tg1 e Tg2, con spirito anti sindacale, hanno deciso di mandare in onda le edizioni delle 13.30 e delle 13 con servizi e collegamenti insolitamente lunghi per raggiungere la maggior durata possibile (comunque inferiore a quella consueta). La verità è che così facendo hanno quasi completamente cancellato interi temi e intere notizie come cronaca e economia. Un inganno ai cittadini per mascherare il fallimento del boicottaggio”.

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