In Piazza Savoia con Bruno Segre per la laicità

Nel pomeriggio del 20 settembre, sotto un cielo che prometteva acqua, Bruno Segre ha presieduto in Piazza Savoia la tradizionale celebrazione del 153° anniversario della Breccia di Porta Pia. Il 20 settembre del 1870, infatti, le truppe piemontesi cannoneggiarono le mura della città di Roma all’altezza di Porta Pia, e invasero la città che strappata a Pio IX, il “Papa re”, che l’anno successivo sarebbe diventata la capitale d’Italia. Alla presenza del gonfalone della Città di Torino, rappresentata dall’assessore ai Servizi sociali, Jacopo Rosatelli, ed assieme ad un piccolo gruppo di rappresentanti del Partito Radicale, dell’Unione atei agnostici razionalisti e di +Europa, Segre ha ricordato quel momento della storia nazionale che vide cadere il potere temporale del papato e nascere lo Stato laico. Rosatelli ha ricondotto il valore della laicità conquistata, e dei diritti che essa reca con sé al nostro tempo e agli allarmi che la situazione politica e istituzionale genera.

 

 

Ai piedi dell’obelisco eretto nel 1853 dal Comune per celebrare l’abolizione del foro ecclesiastico, sancita dalla legge Siccardi nel 1850, unico monumento della città di Torino, è stato ricordato, dedicato alla laicità.

L’obelisco che i torinesi aggirano frettolosamente con le loro auto, ignorandone quasi sempre la storia, è il lascito di una formidabile battaglia culturale e politica che vide clero e clericali impegnati a boicottare la legge Siccardi, e il ministro che la volle e i liberali schierati in difesa del ministro che la volle. In quella diatriba si schierarono anche 800 comuni, i cui nomi sono incisi sull’opera del Quarenghi, che fu realizzata con i fondi raccolti.

Segre, a più riprese interrotto dagli applausi di un piccolo pubblico, attento e affettuoso, ha rivelato una sua recente scoperta di natura storica e famigliare. Il capitano d’artiglieria Giacomo Segre, che diede l’ordine di aprire il fuoco contro le mura romane era il fratello di suo nonno. L’onore lasciato dal generale Cadorna, che comandava la spedizione, al giovane ufficiale ebreo comandante della 5ª batteria del IX° Reggimento, fu probabilmente l’espediente del generale per evitare la quasi certa scomunica papale.

Un finale originale ma ormai consueto della celebrazione è consistito nel dono di una bottiglia di Barbera a Segre. L’omaggio, cordiale e benaugurante a questo grande torinese di 105 anni, rievoca anche il giorno della posa della prima pietra dell’obelisco, quando nella sua base furono murati i numeri 141 e 142 della “Gazzetta del Popolo”, una copia della legge Siccardi, monete, semi di riso, grissini e una bottiglia di Barbera. L’acquazzone ha atteso pazientemente la fine della cerimonia.

Silvio Lavalle.

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