Il piano per rispedire i migranti fuori dall’Ue (che piace da sinistra a destra)

Tratto da EuropaToday, di Dario Prestigiacomo.

Il modello Albania (o Ruanda) fa scuola in Europa: 15 Paesi Ue, guidati dal governo di centrosinistra della Danimarca, hanno inviato una lettera alla Commissione europea affinché presenti una proposta per istituire dei centri d’accoglienza in Stati terzi in cui inviare i migranti irregolari. Una proposta che fa eco, per l’appunto, all’accordo tra il Regno Unito e il Ruanda, o, per restare all’interno del blocco, a quello tra Roma e Tirana.

Il nodo dei rimpatri

Nel novero dei Paesi proponenti non poteva certo mancare l’Italia, ma ci sono anche Paesi Bassi, Austria, Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca, Grecia, Cipro, Estonia, Lituania, Lettonia, Malta e Finlandia, oltre alla già citata Copenaghen. Governi di destra e sinistra. Tutti uniti nel tentare di trovare una soluzione a uno dei nodi irrisolti del contrasto all’immigrazione clandestina: i rimpatri.

Stando ai dati Eurostat relativi al 2022, nei 27 Stati dell’Unione europea sono state prese 431.195 decisioni di rimpatrio, ma solo una minima parte, il 17 per cento, è stata seguita da un rimpatrio effettivo. L’Italia si piazza al di sotto delle media Ue: a fronte di 28.185 rimpatri ordinati, solo 2.790 sono stati realmente portati a termine. Un tasso di successo del 10%.

L’ostacolo principale è rappresentato dal diritto internazionale: le persone possono essere rimandate indietro solo se il Paese di origine è considerato “sicuro” e con il consenso dello Stato interessato. Una doppia tenaglia che di fatto vanifica gli sforzi di rimandare a casa chi è arrivato irregolarmente in Europa e la cui richiesta di asilo è stata respinta.

La proposta

Come aggirare il problema? La lettera, secondo quanto riporta il quotidiano britannico Financial Times, propone una “cooperazione con i Paesi terzi sui meccanismi di hub di rimpatrio, dove i rimpatriati potrebbero essere trasferiti in attesa del loro allontanamento definitivo”. In altre parole, dovrebbero essere individuati degli Stati extra-Ue dove ‘parcheggiare’ i migranti in attesa di un eventuale ulteriore trasferimento nel loro Paese d’origine. Altra proposta è quella di rivedere i criteri dei Paesi d’origine ritenuti “sicuri”. Infine, il gruppo dei 15 chiede maggiori partenariati con i Paesi terzi, come gli accordi con Tunisia e Turchia, che hanno ricevuto fondi dall’Ue per bloccare le partenze verso l’Europa.

Nella lettera, i firmatari sottolineano la necessità di “pensare fuori dagli schemi”. Ma la loro proposta potrebbe richiedere soprattutto di agire fuori dal diritto internazionale. Non a caso, per aggirare lo stop della sua Corte suprema e della Corte europea per i diritti umani (Cedu),il Regno Unito ha approvato una legge che designa il Ruanda come un Paese sicuro e dà il potere al governo di effettuare i rimpatri ignorando eventuali provvedimenti della Cedu.

Cosa farà l’Europa? Difficilmente l’attuale Commissione europea presenterà una proposta a ridosso delle elezioni Ue. Ma, visto l’andazzo dei sondaggi e l’apertura a destra della presidente Ursula von der Leyen (in corsa per la riconferma), il prossimo esecutivo potrebbe mettere sul tavolo un’iniziativa di questo tipo. Del resto, il nuovo Patto europeo sulla migrazione appena entrato in vigore prevede già la possibilità di rimpatriare i migranti non solo nel loro Paese di origine, ma anche in Paesi terzi nei quali il migrante sia transitato e abbia quelli che vengono definiti “legami significativi”, come ad esempio la presenza di un parente, o il fatto che vi abbia risieduto per un certo periodo.
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