I 100 ANNI DELLA CASA EDITRICE PIERO GOBETTI

Tratto da Centro Gobetti 

L’azione culturale e politica di Piero Gobetti – il cui fine ultimo era la formazione di una nuova élite intellettuale e di “una classe dirigente sicura e moderna, dotata di spirito di sacrificio e di maturità storica” – fu portata avanti attraverso l’innovativa formula, parzialmente ereditata dall’esperienza fiorentina della rivista “La Voce”, di coniugare la pubblicazione delle riviste con la creazione di una casa editrice.

Sebbene il progetto editoriale prese avvio cento anni fa (1923), il giovane intellettuale rifletteva sull’importanza dell’autonomia editoriale e sulla definizione di una identità sin dal 1919, all’età di diciotto anni. L’editore – parafrasando Gobetti – doveva essere l’iniziatore di un movimento di idee, dotarsi di un catalogo coerente e non pubblicare in base alle mode o puntando esclusivamente sull’estetica dell’oggetto libro. Solo facendosi portatore di un movimento di idee, egli poteva definire la propria funzione nella vita sociale del Paese.

Come è noto, la casa editrice “di opposizione e di avanguardia” pubblicò alcune opere rappresentative delle correnti politiche del tempo e della lotta antifascista: La rivoluzione meridionale di Guido Dorso, Pensiero antifascista, Popolarismo e fascismo e La libertà in Italia di Luigi Sturzo, La Rivoluzione protestante di Giuseppe Gangale, Le lotte del lavoro di Luigi Einaudi, Una battaglia liberale di Giovanni Amendola.

Si tratta di un catalogo europeo espressione di una cultura europea di impronta illuministica che dalla politica passa alla letteratura e alla poesia con Ossi di seppia di Eugenio Montale, fino alla scienza con Considerazioni elementari sul principio di relatività di H. A. Lorentz, a cura di Sebastiano Timpanaro.

Il Centro studi Piero Gobetti sta editando i carteggi gobettiani, a cura di Ersilia Alessandrone Perona, presso Einaudi, e l’intero catalogo della casa editrice, presso Edizioni Storia e Letteratura, a cura del Comitato Edizioni Gobettiane, presieduto da Bartolo Gariglio.

Nel 1925, quando la casa editrice era avviata e l’attività di Gobetti veniva periodicamente ostruita dal regime, il giovane continuava a riflettere sul ruolo dell’editore e affidava alle pagine di un diario la sua significativa idea di “editore ideale”. Quelle pagine, ritrovate negli anni successivi, furono poi pubblicate in un prezioso volumetto curato dall’amico Franco Antonicelli, dal titolo L’editore ideale (Vanni Scheiwiller Editore, Milano 1966). che ora viene riproposto, presso Aras Edizioni, nella “Collana gobettiana” del Centro studi Piero Gobetti, fondata e diretta da Pietro Polito.

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