fascismo

Elogio controcorrente dell’antifascismo di Pietro Polito

Tratto da Centro Studi Piero Gobetti, articolo di Pietro Polito 

 

L’ideologia del fascismo è “un’ideologia che non condividiamo, che respingiamo, che non ci piace” perché il nucleo centrale dell’ideologia fascista è la dottrina del “primato dell’azione” e “questa dottrina dell’azione altro non è che un frammento, grande o piccolo secondo i casi, della stessa ideologia antidemocratica”.

Norberto Bobbio.


L’ideologia del fascismo è “un’ideologia che non condividiamo, che respingiamo, che non ci piace” perché il nucleo centrale dell’ideologia fascista è la dottrina del “primato dell’azione” e “questa dottrina dell’azione altro non è che un frammento, grande o piccolo secondo i casi, della stessa ideologia antidemocratica”. Questa è la tesi che Norberto Bobbio sviluppa e argomenta in un celebre discorso del 1975, L’ideologia del fascismo, che ora la FIAP, il Museo della Liberazione di Roma e il Centro sudi Piero Gobetti di Torino, ripropongono come una bussola per orientarci in questi tempi che c’impongono di interrogarci sulla natura del fascismo vecchio e nuovo, su quello storico e su quello riemergente[1].

Tra i numerosi episodi che possono essere letti come una ulteriore spia rivelativa del clima di “militarizzazione” e di intimidazione ad personam del dissenso che si avverte nelle università e più in generale negli ambienti della cultura e della società civile, richiamo in particolare quello avvenuto alla Prima della Scala di Milano, giovedì 7 dicembre 2023. Subito dopo l’esecuzione dell’inno di Mameli, Marco Vizzardelli, giornalista 65enne, ha gridato: “Viva l’Italia antifascista”, protestando contro la presenza nel palco reale del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che non ha mai preso le distanze dal suo passato (e presente) fascista.

Il loggionista è stato identificato dalla Digos di Milano e in una nota la Questura di Milano ha spiegato che “l’identificazione dei due spettatori presenti in galleria è stata effettuata quale ordinaria modalità di controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione. L’iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata, ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento. La conoscenza dell’identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento”.

Il fatto è stato variamente commentato. Per esempio, se per alcuni “la paura di una Italia fascista sarà per un’altra volta” e “il buon Vizzardelli” è “un eroe inutile del nuovo regime”[2], per altri, invece, “al netto della retorica, però, il problema esiste. E resterà fino a quando ‘Viva l’Italia antifascista’ non diventerà un modo di dire condiviso e persino banale. Come gridare ‘Viva la mamma’”[3]. Personalmente condivido la reazione preoccupata dell’amica che, commentando l’episodio, mi ha scritto queste parole: “Sono sconcertata da quanto è successo. Siamo ritornati, in un tempo di elezioni, alla pratica delle schedature politiche. Sono tempi difficili per le libertà e per tutti noi”.

Nel passaggio da un anno all’altro, dal 2023 al 2024, che sarà l’anno di Giacomo Matteotti, il deputato socialista veniva assassinato cento anni fa dai fascisti, il 10 giugno 1924, l’auspicio è che l’elogio contro corrente dell’antifascismo diventi una sorta di “comunicazione civica”[4] da ribadire più spesso e in varie sedi anche se non soprattutto popolari[5]. Ogni volta che si manifesta “il rischio di ridurre chi dissente a nemico, o perlomeno a sospetto”; ogni volta che “il rapporto tra ordine pubblico e libertà di manifestazione del dissenso – delicatissimo per gli equilibri interni di un sistema democratico – inclina dalla parte del crimine senza che questo costituisca scandalo”; ogni volta che viene minacciata la libertà che ci è stata consegnata dalle nostre madri e dai nostri padri costituenti[6].

Con Norberto Bobbio pensiamo che il giudizio storico sul fascismo a cento anni passati dalla marcia su Roma sia definitivo: “Tra coloro che hanno preso spontaneamente le armi per ripristinare in Italia la libertà e coloro che le hanno prese, se pure in alcune circostanze costretti, a ribadire nel nostro paese la dominazione nazista, di uno dei più infami regimi che la storia ricordi, il giudizio storico è dato una volta per sempre”[7].

Quanto al giudizio morale, tra le varie interpretazioni e o immagini del fascismo come negazione totale del liberalismo, cioè come totalitarismo, come controrivoluzione, come antitesi della democrazia, non ha perso vigore quella che s’ispira all’ideologia del Partito d’azione: “Di contro al fascismo, che aveva creato un regime illiberale per ostacolare l’avanzata del socialismo, la giovane democrazia, nelle tavole della Costituzione, gettò le basi di un regime diametralmente opposto che avrebbe dovuto porsi l’obiettivo di promuovere il socialismo attraverso la libertà”[8].

Tra i principali esponenti di quella che è stata chiamata “l’ideologia ufficiale della Resistenza”, Bobbio indica Ferruccio Parri[9]. Nella sua Autobiografia egli ricorda la partecipazione di Parri come Presidente del Consiglio all’inaugurazione dell’anno accademico 1945-46 dell’Università di Padova, il 12 novembre 1945, “in un’atmosfera irripetibile di entusiasmo e di fiducia”, commentando: “Eravamo tutti convinti che si aprisse una fase nuova della vita italiana”[10]. A grande distanza di tempo, le parole che Bobbio privatamente ebbe a scrivere a Parri, in occasione degli ottant’anni del partigiano Maurizio risultano un monito salutare: “Io non sono sereno, intendiamoci, ma mi guardo attorno e traggo conforto da un esempio come il tuo. Ed è di questo conforto che tu dai a coloro che sarebbero presi dalla tentazione di tirarsi in disparte, che volevo ringraziarti”[11].

Dalla concezione della politica come scelta morale di Parri, e insieme a lui di Piero Gobetti, Gaetano Salvemini, Carlo e Nello Rosselli, Leone Ginzburg, Riccardo Bauer, Piero Calamandrei, discende l’impegno a non cedere alla tentazione di tirarsi in disparte. La scelta tra fascismo e antifascismo, tra dittatura e democrazia “non ci sembra oggi meno necessaria, meno giusta”[12].

Note:

[1] N. Bobbio, L’ideologia del fascismo, con le prefazioni di Bianca Cimiotta Lami, Antonio Parisella e Pietro Polito, Edizioni Biblion, Milano 2023, p. 58. Il saggio è stato pubblicato per la prima volta come n. 14 dei Quaderni della FIAP nel 1975. Esso è stato ristampato in Aa.Vv., Il regime fascista: testimonianze e giudizi storico-letterari, a cura di Gianni Perna, Boni, Bologna 1977; Aa.Vv., Il fascismo. Antologia di scritti politici, a cura di Costanzo Casucci, Il Mulino, Bologna 1982, pp. 598-624; N. Bobbio, Dal fascismo alla democrazia I regimi e le ideologie politiche, a cura di Michelangelo Bovero, Baldini&Castoldi, Milano 1997, pp. 61-98.

[2] N. Aspesi, Quell’eroe inutile della Scala, “la Repubblica”, sabato 9 dicembre, p. 36.

[3] M. Gramellini, Antifascista, “Corriere della Sera”, sabato 9 dicembre 2023, p. 1.

[4] L’espressione è stata pronunciata da Erri De Luca nella trasmissione televisiva “Che sarà?”.

[5] Nella rubrica “Posta e risposta di Francesco Merlo”, il lettore Salvatore Siddi (Pino d’Asti – Asti) lamenta che “la notizia non era che un loggionista avesse inveito contro il fascismo, la notizia è che un solo loggionista l’abbia fatto” (“la Repubblica”, domenica 10 dicembre 2023, p. 33).

[6] Daniela Padoan, Non esiste democrazia senza conflitto. Segre insegna a non deturpare la libertà, “La Stampa”, domenica 10 dicembre 2023, p. 15. “La democrazia senza conflitto è un ossimoro: è la possibilità del suo esercizio a permetterci di percorrere il sentiero stretto tra autorità e libertà” (Ibidem).

[7] N. Bobbio, A novant’anni, in Id., Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia, a cura di P. Impagliazzo e P. Polito, Einaudi, Torino 2015, p. 142. Prima con il titolo Fratelli d’Europa, in “Lettera ai compagni”, XXIX, n. 5, dicembre 1999, p. 16. dal messaggio inviato alle amiche e agli amici della Federazione italiana delle associazioni partigiane, in occasione del congresso per il cinquantesimo anniversario di fondazione, Salice Terme, nei giorni 9 e 10 ottobre 1999.

[8] N. Bobbio, L’ideologia del fascismo, cit., pp. 78-79.

[9] N. Bobbio, Ferruccio Parri, in N. Bobbio, La mia Italia, a cura di P. Polito, Passigli, Firenze 2001, pp. 212-223.

[10] N. Bobbio, Autobiografia, a cura di A. Papuzzi, Laterza, Roma-Bari 1997, p. 79.

[11] Copia della lettera di N. Bobbio a F. Parri, Torino, 25 gennaio 1970. Archivio Norberto Bobbio – Stanza Epistolario – Ferruccio Parri.

[12] N. Bobbio, Fascismo e antifascismo, in Id., Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia, cit., p. 135.

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