Dopo le molestie all’Università di Torino parte un’indagine nazionale online sulla sicurezza negli atenei

Lunedì a Palazzo Nuovo studentesse e studenti bloccano le lezioni

TORINO. Parte da Torino – dopo i casi di molestie denunciati da diverse studentesse e la sospensione del professor Federico Vercellone, docente di Filosofia – l’indagine nazionale per mappare la percezione e la sicurezza all’interno delle università italiane. Nonostante le numerose voci che si alzano in questi giorni proprio da Torino, «manca ancora una comprensione approfondita del fenomeno a livello nazionale». «Nei giorni scorsi – afferma Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu – abbiamo ascoltato le denunce di molte studentesse che, partendo dall’Università di Torino, hanno acceso i riflettori sul grave problema delle molestie e delle violenze negli atenei. Troppo spesso si è preferito tacere di fronte agli abusi subiti, per paura delle ripercussioni. Questo deve finire e, per questa ragione, abbiamo deciso di lanciare un’indagine nazionale».

Intanto domani, lunedì 12, alle 10 è annunciata una mobilitazione a Palazzo Nuovo: «Bloccheremo le lezioni e porteremo avanti uno sciopero perché vogliamo una emancipazione collettiva da questo sistema per tutte e per tutti perché è importante dare una risposta di lotta alle molestie che abbiamo visto e ogni giorni si manifestano nel nostro ateneo».

L’iniziativa si chiama «la tua voce conta» e servirà ad avere una fotografia oggettiva della situazione, ateneo per ateneo. Partecipare al questionario è semplice: basta compilare il modulo online dell’Unione degli Universitari, al link unioneuniversitari.it/questionario-atenei-sicuri.

«Abbiamo voluto – spiega il sindacato studentesco – intitolare in questo modo il questionario, che si apre con una domanda: “Pensi che la tua università sia uno spazio sicuro?”». L’obiettivo è duplice: «Da un lato vogliamo portare alla luce la realtà dei fatti, spesso nascosta o minimizzata. Dall’altro intendiamo fornire alle istituzioni accademiche e agli organi di rappresentanza studentesca le informazioni necessarie per intervenire con misure efficaci. Ovviamente, la compilazione del form non sostituisce l’atto formale di denuncia che mantiene finalità diverse, per il quale è possibile farsi assistere dai centri anti-violenza attivi nella propria città».

L’indagine è completamente anonima e aperta a tutte le studentesse e gli studenti universitari iscritti alle università italiane o alle istituzioni di alta formazione. «Speriamo – conclude Piredda – che la comunità studentesca partecipi numerosa, contribuendo a rendere le nostre università spazi più sicuri e inclusivi».

Il rettore Geuna: “Tolleranza zero”
«Su fatti del genere deve esserci tolleranza zero», ha detto il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, ammette che «la violenza sulle donne è una piaga di eccezionale gravità e dobbiamo continuare a combattere con fermezza e senza alcun cedimento su tutti i fronti». Come rettore garantisce «la massima attenzione ai casi che possono verificarsi, alle segnalazioni e la necessaria intransigenza», e sottolinea l’urgenza di «assumere misure sempre più severe per chi abbia esercitato molestie e soprusi». Nell’ateneo, al campus Luigi Einaudi è attivo da tempo uno sportello anti-violenza e in un anno sono state 138 le donne che hanno contattato le operatrici, anche se non tutti gli episodi segnalati sono avvenuti dentro l’Università. Le segnalazioni arrivano da tutti i dipartimenti della città sabauda ma uno di quelli più sotto le luci dei riflettori risulterebbe Filosofia.

La situazione nel resto d’Italia
Anche all’università La Sapienza di Roma Telefono Rosa ha aperto da due anni uno sportello a cui lo scorso anno si sono rivolte oltre 100 donne. «I problemi di violenza – spiega la presidente di Telefono Rosa, Gabriella Moscatelli – si ripercuotono sull’alimentazione ed abbiamo tante giovani con problemi di anoressia o di bulimia. La violenza è in aumento mentre si abbassa la età di chi subisce violenza». Telefono Rosa lo scorso anno ha ricevuto 8120 telefonate da tutta Italia; 750 donne hanno intrapreso percorsi psicologici gratuiti mentre 875 sono state seguite dalle avvocatesse dell’associazione.

Il femminicidio di Giulia Cecchetin ha dato a molte studentesse la forza per denunciare. A Pisa, dopo l’uccisione di Giulia, le studentesse hanno simbolicamente bloccato l’ingresso dell’ateneo, «per simboleggiare la realtà quotidiana di molestie e di violenza con cui dobbiamo scontrarci e che è presente sistematicamente anche all’interno delle università», hanno detto. A Padova, oggi, durante un incontro promosso dalla consulta degli studenti, sono state pronunciate frasi sessiste da parte di docenti e psicologi ed è scattata la protesta. «Gli abusi di potere da parte di chi siede nelle cattedre delle nostre università sono all’ordine del giorno. Ministra Bernini, è ora di investire per rendere le università degli spazi sicuri, non girando più la testa dall’altra parte», afferma Camilla Piredda, coordinatrice dell’Udu. Per Gianna Fracassi Flc Cgil, deve esserci «una forte mobilitazione collettiva delle donne e anche degli uomini che operano nei nostri settori».

 

 

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