Ddl Zan, “la chiesa non è un tribunale della sessualità”

Tratto da NEV: Paolo Naso: “Quella proposta dall’onorevole Zan non è una legge ideologica sull’omosessualità, ma uno strumento a tutela delle vittime di violenze, discriminazioni e insulti odiosi che offendono e talvolta uccidono. E per questo la legge è urgente, perché i diritti e le tutele sono sempre urgenti”.

Roma (NEV), 3 maggio 2021 – “E’ il tempo di una decisione parlamentare laicamente assunta. E’ questa la logica democratica e costituzionale, anche di fronte ai temi sensibili: si discute, ci si confronta nello spazio pubblico e poi il corpo politico che rappresenta i cittadini vota in coscienza, ma nella salvaguardia del principio di autonomia del Parlamento nei riguardi delle confessioni religiose, di chi crede, di chi non crede o di chi crede in termini non convenzionali. E’ l’ABC della democrazia e della laicità”. Così ieri Paolo Naso, coordinatore della Commissione Studi Dialogo e Integrazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, nella rubrica “Essere chiesa insieme”, all’interno della trasmissione radiofonica “Culto evangelico”, su Radio Rai Uno.

Rispetto a quanto dichiarato dalla chiesa cattolica – “una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna”, ha scritto la Presidenza della CEI in una nota alcuni giorni fa -, Naso ha specificato: “Proprio per tutelare la libertà di affermare  e predicare ciò che si ritiene più giusto e coerente con i propri principi confessionali, l’articolo 3 del disegno di legge ribadisce la norma costituzionale secondo la quale “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il pensiero e l’insegnamento di sacerdoti e vescovi, insomma, non è limitato in alcun modo. Ciò che la legge vieta e sanziona è la discriminazione, la violenza e la campagna d’odio contro gli omo e transessuali.

Alcune forze politiche si associano alla posizione della presidenza dei vescovi italiani affermando che in tempo di pandemia le priorità sono altre. Il tema non è urgente. I diritti possono aspettare. Come spesso accade i media hanno dato ampio risalto alla posizione cattolica che viene recepita come la posizione di tutti i credenti o, quanto meno di tutti i cristiani. Non è così. Dopo una attenta riflessione teologica varie chiese protestanti sia italiane che estere hanno avviato una pratica che, oltre che accogliere omosessuali e transessuali, consente di invocare la benedizione su unioni di credenti dello stesso sesso.

La Chiesa non è un tribunale della sessualità – ha continuato l’esponente valdese -, ma una comunità che si raccoglie attorno all’amore di Dio e che vive nell’amore per gli altri. Ciò che decide della partecipazione alla Chiesa non è la sessualità, ma il dono della fede. E questo che si predica in molte chiese evangeliche – certamente non in tutte – ed è in questo spirito che molti settori dell’evangelismo italiano guardano al disegno di legge sul contrasto all’omotransfobia. Quella proposta dall’onorevole Zan non è una legge ideologica sull’omosessualità, ma uno strumento a tutela delle vittime di violenze, discriminazioni  e insulti odiosi che offendono e talvolta uccidono. E per questo la legge è urgente, perché i diritti e le tutele sono sempre urgenti. Anche quelli di chi, a causa della propria sessualità, è emarginato dalla propria famiglia, deriso dai suoi compagni, minacciato da gruppi di odiatori, offeso sui social media”.

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