13 Gen Contraccezione maschile, finalmente se ne parla
Tratto da Valigia Blu di Alice Facchini
“Smettete di indorarvi la pillola!”, o meglio “Arrêtez de vous dorer la pilule!”, come si dice in francese. È proprio in Francia infatti che si è riaperto il dibattito su un tema che in Italia ancora fatica a trovare spazio: la contraccezione maschile. La scorsa estate il quotidiano francese Libération ha pubblicato in prima pagina un appello per chiedere al governo di portare avanti la discussione e la ricerca sugli anticoncezionali maschili. L’appello, accompagnato da una petizione online sulla piattaforma Change.org e da una campagna con l’hashtag #ContraceptonsNous, ha raccolto più di 31mila adesioni. Tra i primi firmatari ci sono medici, psichiatri, andrologi, attivisti, giornalisti e scrittori.
Nel paese già da alcuni anni esistono diversi collettivi di uomini che discutono delle opzioni a disposizione e cercano di creare consapevolezza su questo tema, per spingere la comunità scientifica a rendersi conto delle attuali esigenze delle coppie. Fino a oggi, infatti, sono state soprattutto le donne a farsi carico della contraccezione: esiste la pillola anticoncezionale, l’anello, il cerotto, il diaframma, la spirale, la pillola del giorno dopo e diverse altre opzioni. E per gli uomini? Le alternative sono poche e scarsamente impiegate, come vedremo.
In Italia la discussione sulla contraccezione maschile è ancora acerba. Emblematico è il fatto che l’ISTAT abbia pubblicato una rilevazione sulla salute riproduttiva della donna (e non degli uomini), quando nel frattempo è ancora difficile misurare anche solo quanti uomini usino regolarmente il preservativo. Nel capitolo sulla contraccezione femminile, i dati mostrano che il metodo più utilizzato dalle italiane sia proprio il preservativo (41%), seguito dalla pillola (27%) e dal coito interrotto (20%): quest’ultimo è considerato un metodo non sicuro secondo l’indice di Pearl, eppure siamo il Paese europeo che più lo pratica.
Nel 2016 anche la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) ha pubblicato un’indagine che mostra come solo il 30% degli intervistati ritenga che la contraccezione sia una responsabilità di entrambi nella coppia. Per ben il 62%, quasi 2 su 3, è un compito che riguarda solo e unicamente la donna. E in caso di gravidanza indesiderata, per il 41% si tratta di un “colpo basso” del partner.
L’uso dei contraccettivi maschili in diverse aree del mondo
A livello globale, gli uomini contribuiscono alla contraccezione in circa un quarto delle coppie fertili, come mostra una ricerca dell’Università di Cambridge. L’indagine prende in considerazione quattro metodi contraccettivi che gli uomini usano direttamente o che richiedono una loro collaborazione: preservativo, coito interrotto, metodi che si basano sul calcolo dei giorni fertili della donna e sterilizzazione maschile.
Il metodo di gran lunga più utilizzato è il preservativo, il cui uso rappresenta da solo il 12% del totale della contraccezione a livello globale. Le percentuali più basse si registrano in Africa (6,7%), mentre la quota più alta è in Europa, con il 24,6%. Il coito interrotto è utilizzato dal 4,9% delle coppie (più diffuso in Europa e Nord America, mentre si utilizza pochissimo in Africa), mentre il calcolo del periodo fertile arriva al 4,2% (con un’incidenza maggiore in Africa e nei paesi più poveri). Infine, la sterilizzazione maschile si pratica soprattutto in Nord America e in Australia, mentre in Africa è praticamente assente.
I risultati sono classificati anche in base alla fascia di reddito. La tendenza è che, maggiore è la ricchezza, più frequente è l’utilizzo di metodi contraccettivi maschili. In particolare, aumenta l’uso del preservativo e il calcolo dei giorni fertili, mentre il coito interrotto è meno praticato. L’incidenza della sterilizzazione maschile è in media più alta tra le fasce più povere o più ricche della popolazione, e si abbassa nei ceti medi.
Per quanto riguarda l’andamento temporale, dagli anni Ottanta ai primi anni 2000 c’è una sostanziale stabilità, che vede gli uomini contribuire alla contraccezione solo in un quarto delle coppie. La percentuale scende al 15% quando si prendono in considerazione solo gli uomini che utilizzano contraccettivi maschili in misura prevalente. In futuro, scrivono i firmatari della ricerca, “il trend dovrebbe rimanere stabile, con poche prospettive di aumento a meno che non vengano compiuti sforzi per allargare l’accesso ai metodi contraccettivi maschili e promuoverne l’uso”.
I metodi contraccettivi disponibili oggi: il preservativo e la vasectomia
“Cappuccio”, “guanto”, “goldone”, “impermeabile”. È sempre lui, il preservativo, il metodo contraccettivo più utilizzato dagli uomini, in Italia e nel mondo. Eppure, anche questo è spesso sotto accusa. Le ragioni per cui ancora molti uomini si rifiutano di usarlo sono state raccolte nel 2017 dalla rivista scientifica Aids Behave: la più comune è appunto che i preservativi ridurrebbero il godimento, “rovinando il momento”. Molti poi si lamentano che siano troppo stretti o piccoli, che facciano perdere l’erezione o che siano semplicemente causa di situazioni imbarazzanti. Qualcuno non li usa perché li reputa poco efficaci o addirittura perché sono da “effemminati”.
Per gli uomini che invece non vogliono usare il preservativo, ma vogliono comunque occuparsi della contraccezione nella coppia, attualmente l’unica altra strada è la vasectomia. In Francia questa pratica, legalizzata solo nel 2001, coinvolge l’1% degli uomini, contro il 21% del Regno Unito. Il problema principale della vasectomia è che non è assicurata la sua reversibilità: il processo inverso si chiama vaso-vasostomia e consiste nel riattaccare i due estremi del condotto deferente che erano stati separati chirurgicamente. I risultati dipendono però da diversi fattori e non sempre l’operazione va a buon fine. Per questo, alcuni uomini che fanno la vasectomia optano anche per la criopreservazione, che consiste nel conservare un campione di seme congelato, che mantiene le sue caratteristiche intatte per anni.
In Italia la vasectomia era vietata fino al 1978, poi con la legge 194 sull’aborto è stata di fatto legalizzata: la norma non è esplicita, anche se ci sono diverse sentenze della Cassazione che sottolineano come la sterilizzazione maschile non sia reato. Il percorso burocratico per giungere all’intervento, però, nel Servizio sanitario nazionale è ancora molto complesso, e così molti uomini si rivolgono a una struttura privata e pagano: i costi variano da circa 800 a 1500 euro.
“In Italia la vasectomia è ancora avvolta da un forte tabù e da molti pregiudizi, perché va a toccare una malintesa virilità e mascolinità dell’uomo”, racconta Giordano (il nome è di fantasia), 74 anni, che si è sottoposto a vasectomia nel 1977. “A quei tempi, l’intervento era illegale. Così sono dovuto andare a Roma, da un medico che lo realizzava clandestinamente: prima mi hanno fatto parlare con un paio di uomini che l’avevano già fatto e poi con uno psicologo, per valutare che io fossi davvero convinto. Ma io preferivo sottopormi a un intervento del genere, sebbene potenzialmente irreversibile, piuttosto che costringere mia moglie a continuare a prendere la pillola, che per gli alti dosaggi ormonali aveva controindicazioni molto forti”.
Giordano non aveva ancora compiuto 30 anni, aveva già un figlio e in quel momento non ne desiderava altri. “Non mi sono mai pentito, anche se non l’ho raccontato quasi a nessuno: l’ho detto solo a poche amiche, che sono rimaste positivamente colpite dal fatto che mi preoccupassi dello stato di salute di mia moglie e che non ritenessi che fosse solo la donna a doversi fare carico della questione della contraccezione”, racconta Giordano. “Quando ne ho parlato con altri uomini, invece, non hanno condiviso la mia scelta, e anzi ne sono rimasti turbati. Ancora oggi questo rimane un tabù di cui è meglio non parlare: sono passati più di quarant’anni, la strada da fare è ancora tanta. A volte vorrei avere più coraggio e raccontarlo, ma la pressione esterna è ancora fortissima: c’è il mito dell’integrità del corpo maschile, mentre su quello femminile ci permettiamo di fare quello che ci pare”.
La pillola anticoncezionale per uomini, un orizzonte raggiungibile
Il nuovo metodo che potrebbe rappresentare una svolta nella contraccezione maschile è la pillola anticoncezionale per uomini, spesso definita impropriamente “pillolo”. La ricerca sugli anticoncezionali ormonali maschili è iniziata più o meno nello stesso periodo in cui è iniziata quella sulla pillola per le donne, alla fine degli anni Cinquanta, ma ha subìto rallentamenti e stop, e così oggi non esistono ancora pillole approvate sul mercato.
A contribuire a interrompere le ricerche c’è stata l’emergenza AIDS, che negli anni Ottanta ha fatto sì che si favorissero i metodi contraccettivi in grado di proteggere anche da malattie sessualmente trasmissibili. Ma questo non è l’unico motivo: ci sono resistenze del mondo politico e dell’industria farmaceutica, oltre che un problema culturale e di informazione.
Si discute molto, ad esempio, degli effetti collaterali degli anticoncezionali ormonali: ma mentre per le donne questi sono considerati come un disagio da dover sopportare per evitare una gravidanza non voluta, negli uomini si dà ancora la priorità al fatto di rimanere in buona salute, come se la gravidanza fosse essenzialmente un problema femminile. E poi c’è la questione della libido: non appena si è constatato che la pillola poteva avere effetti sul desiderio sessuale, si è ritenuto che questo metodo non fosse sufficientemente adatto agli uomini, mentre ci si è posti meno questa domanda per le donne.
Oggi, però, qualcosa inizia a cambiare. A giugno 2022, la Società di endocrinologia di Atlanta, in Georgia, ha presentato due pillole maschili sperimentali: la DMAU e la 11β-MNTDC. Entrambe contengono un androgeno (che contiene ormoni) e un progestinico (ad azione soppressiva della spermatogenesi). Ma per ora lo studio è ancora alla fase uno.
Esistono poi pillole anticoncezionali non ormonali. Nel 2015 l’équipe di Haruiko Miyata ha sviluppato una pillola a partire dalla ciclosporina, sostanza che funziona come inibitore della calcineurina, una proteina che gioca un ruolo molto importante nella formazione dello sperma. I ricercatori hanno analizzato in dettaglio due specifiche varianti della ciclosporina, la A e la FK506: i topi su cui sono state testate nel giro di pochi giorni diventavano sterili, sebbene ancora in grado di accoppiarsi. I loro spermatozoi non erano in grado di fecondare gli ovuli, perché meno flessibili e incapaci di piegarsi come avrebbero dovuto per penetrare la membrana. Una settimana dopo l’interruzione del trattamento, la fertilità veniva completamente ripristinata.
Attualmente, la pillola che suscita il maggior interesse è però la YCT529, ideata da un gruppo di ricercatori dell’università del Minnesota. Si è ottenuta agendo sul recettore di acido retinoico alfa (rar-α): in pratica si tratta di una proteina che si lega all’acido retinoico, a sua volta mediatore delle funzioni della vitamina A, che influisce sulla crescita delle cellule e sulla formazione degli spermatozoi. In passato si era già tentato di inibire il funzionamento di tutti e tre i tipi di proteine rar (rar-α, rar-β e rar-γ), ma in questo caso i ricercatori hanno preferito concentrarsi sulla α, pensando così di poter ridurre gli effetti collaterali. La YCT529 è stato somministrata ai topi maschi per quattro settimane e ha comportato una riduzione drastica nella produzione di spermatozoi, con un’efficacia del 99% nel prevenire la gravidanza. La sperimentazione sugli esseri umani potrebbe iniziare entro la fine dell’anno, mentre per la commercializzazione ci sarà da attenderne almeno altri cinque.
Le altre strade della contraccezione maschile
Negli anni, scienziati e ricercatori hanno poi sviluppato altri metodi contraccettivi per uomini. Uno di questi è un gel ormonale che blocca la formazione di spermatozoi e che è oggi in fase di sperimentazione negli Stati Uniti. Si tratta di una sostanza a base di testosterone e progesterone sintetico, da spalmare sulle cosce, le spalle e la schiena. Gli ormoni inibiscono la produttività del testicolo, realizzando un’azione soppressiva che blocca la produzione di spermatozoi. Il problema sono, come al solito, gli effetti collaterali: inibendo la produzione di testosterone, si verifica anche un calo della libido e dell’erezione.
Esiste poi un altro tipo di gel, questa volta non ormonale, che non viene applicato sul corpo ma iniettato direttamente nei dotti deferenti che portano gli spermatozoi nell’uretra: bloccando questi vasi con una sorta di schiuma, si impedisce agli spermatozoi provenienti dal testicolo di entrare in contatto con il liquido seminale. Un prototipo di questo gel è il Risug (Reversible Inhibition of Sperm Under Guidance), sviluppato in India: questo è stato anche il primo e unico contraccettivo maschile a raggiungere la fase 3 della sperimentazione clinica, cioè la penultima, anche se non è ancora stato approvato definitivamente. Negli Stati Uniti, basato sullo stesso principio, è in sperimentazione anche il Vasalgel.
Ci sono poi i metodi che si basano sul calore. Per produrre sperma, infatti, i testicoli devono avere una temperatura inferiore rispetto a quella del resto del corpo, tra i 34 e i 35 gradi. Aumentare la temperatura dei testicoli porterebbe a un rallentamento della spermatogenesi, cioè della formazione di cellule sessuali capaci di fecondare. Per ottenere questo risultati, si sta sperimentando un particolare anello di silicone, l’andro-switch, che avvicina i testicoli alla base del pene e così li porta a una temperatura superiore, ma anche slip o boxer particolari, che alzano i testicoli verso l’inguine o che li riscaldano tramite un termoregolatore.
Infine ci sono gli ultrasuoni: l’idea dei ricercatori della University of North Carolina School of Medicine è quella di applicare onde sonore ad alta frequenza ai tessuti, che le assorbono sotto forma di calore. Inoltre, gli ultrasuoni possono influenzare i tassi di assorbimento degli ioni delle cellule, che a loro volta potrebbero creare un ambiente sfavorevole per la spermatogenesi. Questo porterebbe a una temporanea infertilità di circa sei mesi, ma finora gli studi sono stati condotti solo sugli animali.“La nostra società circoscrive l’atto sessuale alla mera penetrazione, ma in realtà ci sono molti altri modi di fare l’amore”, afferma Beppe Pavan, fondatore di Uomini in cammino, il primo gruppo italiano di autocoscienza maschile, nato a Pinerolo (TO) nel 1993, e oggi parte della rete Maschile Plurale. “Se partiamo da questo nuovo assunto, anche la nostra visione sulla contraccezione cambia: io e mia moglie pratichiamo da anni la masturbazione reciproca, che permette a entrambi il raggiungimento dell’orgasmo, e a suo modo è anche un metodo contraccettivo perché non porta il rischio di una gravidanza indesiderata. Nella mia vita personale, anche grazie a lei, già negli anni Settanta ho iniziato a interrogarmi e mettermi in discussione su questi temi: ci ho messo molto tempo a parlarne con altri e a discuterne pubblicamente. Poi abbiamo fondato Uomini in cammino: negli incontri parliamo di sessualità, prostituzione, anche di contraccezione. Ma ancora si discute pochissimo di metodi contraccettivi alternativi: si tratta di un tabù che è ancora difficile far emergere”.
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