CAPPELLANI OSPEDALIERI: PAGA L’ASL

Tratto da La Voce di Asti

Patrizio Onori, militante Lgbt, già presidente di Asti Pride non è nuovo a diverse battaglie in difesa della laicità delle Istituzioni. Questa volta Onori ci segnala una situazione, comune a tutti gli ospedali italiani, ovvero quella dei cosiddetti “preti col camice bianco”: i capellani ospedalieri,sacerdoti incardinati nella diocesi di appartenenza che prestano servizio nosocomiale in virtù di specifiche convenzioni stabilite con le autorità sanitarie.

“Qualche giorno fa mi sono recato all’Ospedale di Asti per una visita, fortunatamente non urgente, prenotata ben tre mesi fa. Curarsi ormai è roba da ricchi, se paghi hai le porte tutte aperte, se non hai le possibilità economiche puoi rischiare la pelle. Tutto ciò in un Paese in eterna necessità di “soldi”, con un debito pubblico astronomico ma con un’evasione fiscale che si aggira intorni ai 100 miliardi di euro – scrive Onori – in questo effetto domino di pensieri negativi vedo sbucare dal fondo del corridoio una persona con camice bianco, intento in una conversazione al cellulare che si avvicina con passo deciso. Fantastico! Sarò sicuramene il medico che sbloccherà questa situazione di attesa snervante.”

La figura si avvicina e l’illusione svanisce. Non è un medico, il colletto bianco sulla camicia grigia sotto il camice da dottore tradisce la verità: è il cappellano ospedaliero!

Rimango francamente stupito dalla cosa. Ciò innesca un’ulteriore valanga di pensieri, riflessioni e domande per le quali ho assoluta necessità di soluzioni e risposte.

Perché un prete, cappellano ospedaliero, indossa il camice bianco tipico di un medico? Ha forse una laurea in medicina? Ha una specializzazione medica? Insomma che meriti ha per indossare quella importante “divisa”?

La mia testolina non smette però di macinare, ed un altro dubbio raggelante mi assale: ma chi paga il cappellano ospedaliero? Ho il cellulare tra le mani, quale strumento migliore per fare qualche approfondimento in rete?

Scopro un mondo desolante. A quanto pare i cappellani ospedalieri vengono pagati, come dipendenti, direttamente dall’ASL di competenza che sottoscrive una vera e propria convenzione con la diocesi competente. Assumono lo status giuridico del personale dell’ente ospedaliero, ed avrebbero diritto anche, almeno così riferiscono alcune fonti, ad una sistemazione specifica all’interno della struttura ospedaliera in cui operano.  Stessa trattamento parrebbero ricevere anche i cappellani militari e quelli operanti nelle case carcerarie. L’UAAR (unione atei agnostici razionalisti) in una ricerca di una decina di anni fa stimava il costo per lo Stato intorno ai 35 milioni di euro!

Il supporto ed il sostegno morale e religioso costa caro! Ma fare il prete non dovrebbe essere una missione, una vocazione? Per quale motivo uno Stato laico deve pagare con soldi pubblici un’azione religiosa? Non sarebbe meglio spendere quei fondi assumendo e formando personale specializzato (psicologi- assistenti sociali) che possano dare lo stesso tipo, anzi forse qualitativamente migliore, di supporto e conforto ai degenti? Come si incastona il pensiero cattolico cristiano con molte situazioni che posso verificarsi in un ospedale (penso ad esempio ai casi di ricoveri per aborti)? L’operato di un cappellano ospedaliero è un conforto laico ed inclusivo o è proselitismo religioso spicciolo?

Intanto i miei pensieri vengono bruscamente interrotti dalla dottoressa che mi dovrà visitare, finalmente è il mio turno! Entro nell’ambulatorio, mi fa accomodare, si scusa per il ritardo, mi racconta che ha dovuto fare supplenza presso il Pronto Soccorso ed ha iniziato in ritardo le visite ambulatoriali. Io le sorrido e le esprimo comprensione sicuro che se avesse bisogno di conforto potrà contare sul valido e ben retribuito conforto religioso del cappellano ospedaliero”

Patrizio Onori

Un cittadino laico e sconfortato

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