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Calano gli iscritti all’ora di religione, l’Uaar: “È la cultura laica che si diffonde, è ora che si metta fine a questa imposizione”

Giuseppe Narciso, coordinatore provinciale degli atei, agnostici e razionalisti: “Non si riesce ad avere insegnanti di materie alternative, le scuole non sono pronte”

 

Tratto da La Stampa, articolo di Raphael Zanotti

 

I dati richiesti al ministero dell’Istruzione da parte dell’Uaar, l’unione degli atei, agnostici e razionalisti, mostrano come nell’ultimo anno ci siano sempre meno studenti che scelgono di frequentare l’ora di religione cattolica. La media a livello nazionale di chi non frequenta è passata dal 14,07 di due anni fa al 15,5 per cento dell’anno scolastico 2022-2023. Un fenomeno che riguarda soprattutto il Nord Italia. In Piemonte la media si assesta sul 24,13%, in pratica uno studente su quattro. La palma della provincia più laica spetta a Biella con il 28%, seguita da Torino con il 27%. Cuneo invece si conferma bianca: 16,35%.

Sull’argomento abbiamo intervistato Giuseppe Narciso, coordinatore provinciale a Torino del circolo Uaar, l’unione degli atei, agnostici e razionalisti.

Narciso, come legge i dati raccolti dall’Uaar?
«Non mi stupiscono. È da anni che è in calo il numero di studenti che sceglie di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, è la cultura laica che si diffonde. È nella natura delle cose. Piuttosto mi sembrano ancora bassi».

In che senso?
«Nel senso che non c’è una vera parità di scelta tra chi intende avvalersi e chi non intende avvalersi dell’ora di religione. Da anni denunciamo che le scuole non sono pronte, spesso non offrono alle famiglie un’alternativa valida. Gli insegnanti non vengono scelti a inizio anno scolastico, in alcuni casi si utilizzano quelli di altre materie, i docenti che lo fanno un anno non lo fanno quello dopo non fornendo una continuità didattica all’ora di alternativa».

C’è sempre la scelta di entrare un’ora dopo o uscire un’ora prima da scuola.
«È un’ipotesi che ci pare riduttiva. Dobbiamo considerare che non tutte le famiglie possono accompagnare gli alunni un’ora dopo o prenderli un’ora prima. Inoltre ci sono famiglie e ragazzi che preferirebbero un’ora di insegnamento piuttosto che il nulla».

La professoressa Bononi del liceo Volta dice che non si può far scegliere a un ragazzo di 15 anni se preferisce fare un’ora di lezione di religione cattolica piuttosto che uscire prima e magari andare al McDonald’s. Non sono abbastanza maturi.
«Mi pare un’affermazione curiosa da parte di un’insegnante scelta da un’istituzione religiosa che prevede il battesimo dei neonati».

La stessa insegnante, però, dice che ormai l’ora di religione non è più il catechismo di 30 anni fa, che l’ora di religione è cultura.
«Da anni sosteniamo che questo è semplicemente il tentativo di camuffare l’insegnamento della religione cattolica. Consideriamo che questi insegnanti vengono pagati dallo Stato ma scelti dalla Curia. Sono il risultato dei Patti Lateranensi che, noi riteniamo, andrebbero superati con nuovi accordi che realizzino davvero quanto previsto, in termini di laicità, dalla nostra Costituzione».

Quale sarebbe la situazione ideale per l’Uaar?
«Noi siamo per l’abolizione dell’ora di religione. In mancanza di questa chiediamo che venga rispettato l’obbligo di offrire alle famiglie una vera ora alternativa. Per questo abbiamo anche attivato dei progetti: due anni fa abbiamo acquistato dei kit per l’insegnamento alla primaria dei primi rudimenti della robotica. Incredibilmente siamo stati attaccati proprio dagli insegnanti di religione, come se volessimo fare concorrenza sleale all’Irc. Quest’anno abbiamo in progetto di acquistare libri da offrire alle scuole per l’insegnamento di materie alternative. Riteniamo che l’entrata posticipata o l’uscita anticipata non garantiscano la parità di scelta per le famiglie».

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