15 Dic A 75 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, quali risultati sono stati raggiunti?
Il 10 dicembre segna un momento storico: il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, un testo che è considerato un pilastro nel riconoscimento della dignità umana. Ma che cos’è questo trattato ed è ancora cruciale come prima?
Tratto da Euronews, articolo di Ilaria Federico
Nel dicembre del 1948 le Nazioni unite hanno adottato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Considerato il più importante accordo internazionale in materia, questo documento ha gettato le basi per gli standard essenziali sui diritti umani nel mondo del dopoguerra.
“L’essenza della Dichiarazione è che tutti nascono uguali e, fin dalla nascita, hanno diritti che sono universali e indiscutibili. Ha gettato le basi per molti accordi sui diritti umani”, spiega Hugh Williamson, direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Human rights watch.
Quando la Dichiarazione universale fu adottata nel 1948, i membri delle Nazioni unite erano solo 58, e 48 Paesi votarono a favore. Oggi hanno aderito più di 190 Paesi e molti hanno ratificato trattati giuridicamente vincolanti basati sui principi della Dichiarazione.
Molto più di un simbolo
Ma questo accordo è molto più di un semplice simbolo di uguaglianza e rispetto.
“Credo che vada ben oltre il simbolico, se non altro perché la Dichiarazione ha posto le basi per ciò che sarebbe seguito. Ha portato a una serie di trattati che coprono un’ampia gamma di questioni relative ai diritti umani, dai diritti dei bambini alla discriminazione di genere fino al rapporto con la disabilità sul posto di lavoro”, afferma Erica Harper, responsabile degli studi di ricerca dell’Accademia per il Diritto internazionale umanitario e i diritti umani di Ginevra.
“Questa Dichiarazione è stata redatta in risposta a una serie di eventi mondiali catastrofici, segnando un momento in cui tutti gli Stati si sono uniti e impegnati a rispettare i principi fondamentali che avrebbero dovuto governare l’umanità”, prosegue l’esperta. “Ma oggi, in un contesto politico frammentato e polarizzato, anche la natura simbolica della Dichiarazione universale è di vitale importanza, perché questi simboli ricordano ciò che siamo riusciti a concordare insieme“.
Principi a rischio?
Tuttavia, rimangono molte sfide nel campo dei diritti umani, come sottolinea Hugh Williamson di Human rights watch: “Molti principi fondamentali come la libertà di espressione, la libertà di riunione, il diritto di manifestare, la libertà di associazione, il diritto di organizzarsi, sia per i sindacati che per i partiti politici, sono violati in tutto il mondo”.
E aggiunge: “L’Europa è ben lungi dall’essere perfetta, se pensiamo alla situazione dei rifugiati e alla discriminazione. Un importante articolo della Dichiarazione universale afferma che tutti hanno i diritti umani fondamentali, a prescindere dal sesso o dall’etnia, ad esempio. Il razzismo è un problema enorme in Europa”.
Anche Cecilia Marcela Bailliet, esperta indipendente delle Nazioni unite per i diritti umani e la solidarietà internazionale, sottolinea: “L’Ue non è un esempio perfetto quando si tratta di rispettare i principi enunciati nella Dichiarazione universale. C’è l’idea che l’Europa abbia raggiunto un certo livello di democrazia e di rispetto dei diritti umani. Ma la verità è che non esiste un sistema perfetto”.
“La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – aggiunge Bailliet – stabilisceil diritto di chiedere asilo e il diritto di lasciare il proprio Paese o tornarci. In Europa ci sono molte restrizioni alla circolazione delle persone. Queste restrizioni hanno portato non solo a violazioni procedurali, ma anche a violazioni del diritto alla vita e persino a trattamenti inumani che equivalgono alla tortura in situazioni di detenzione“.
Allarme a Gaza, in Ucraina, in Afghanistan…
Amnesty International Francia, attraverso la voce del presidente Jean-Claude Samouiller, sottolinea le numerose situazioni allarmanti nel mondo. “Negli Stati Uniti il diritto all’aborto sta regredendo, così come in Ungheria e Polonia. Le nostre principali preoccupazioni oggi sono Israele, Gaza e i territori palestinesi occupati, dove le varie parti in guerra violano sistematicamente i diritti umani, senza alcun rispetto per la vita e la dignità umana. Questo è anche il caso dell’Ucraina, dove i bombardamenti colpiscono i civili e le infrastrutture civili”.
“Siamo anche molto preoccupati per la situazione delle donne in Afghanistan, che descriviamo come crimini contro l’umanità, e in Iran, sia per la situazione delle donne che per quella di tutti gli iraniani”, aggiunge.
Eppure gli esperti rimangono ottimisti visti i progressi compiuti negli ultimi 75 anni.
Bailliet afferma: “Per me la Dichiarazione universale dei diritti umani è la storia perfetta dell’emancipazione, al tempo stesso attuale, universale e sempre pertinente. Quando guardiamo al mondo di oggi, ci troviamo di fronte a immagini di guerra e distruzione, masiamo anche ispirati dalle incredibili dimostrazioni di solidarietà che si stanno svolgendo in quasi tutte le città del mondo in reazione alle violazioni che colpiscono le popolazioni di diverse regioni, non solo vicine, ma anche molto lontane, e che rivendicano il diritto di tutti i popoli alla pace”.
Concorda Harper: “A livello globale, abbiamo un rispetto e una protezione dei diritti umani molto più elevati rispetto al 1948. Per esempio, i diritti dei disabili non erano menzionati nella Convenzione del 1948. Sono stati creati anche nuovi diritti. L’anno scorso, ad esempio, il Consiglio per i diritti umani e poi l’Assemblea generale delle Nazioni unite hanno riconosciuto un nuovo diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile“.
Qual è la situazione attuale?
“Forse c’è un articolo della Dichiarazione che permette di affermare tutti gli altri, ed è il diritto alla libertà di espressione”, spiega il presidente di Amnesty France. “È fondamentale rimanere molto vigili sul diritto di espressione, sul diritto di manifestare e sul diritto di associazione, perché questi diritti ci permettono di rivendicare tutti gli altri. E quando un sistema autoritario prende piede, le prime vittime sono gli oppositori politici, i difensori dei diritti, i giornalisti e gli intellettuali”, conclude.
L’esperta delle Nazioni unite Bailliet pone invece il focus sull’educazione: “Credo fermamente nella necessità di investire nell’educazione ai diritti umani”. “Tutte le scuole dovrebbero insegnare la Dichiarazione universale dei diritti umani. Vivo in Norvegia e so che ai bambini norvegesi viene insegnata la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Tornano a casa in grado di esprimere chiaramente cosa significa per lo Stato, ma anche per le loro famiglie. È un passo enorme verso l’emancipazione”.
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