10 Nov Nove giovani su dieci vorrebbero l’educazione sessuale nelle scuole. Ma per la destra è “una porcheria”
Una ricerca rivela l’interesse dei ragazzi per la tematica. E sottolinea la sua necessità: meno di 1 giovane su 2 utilizza sempre il preservativo e più della metà degli intervistati si affida al coito interrotto e lo ritiene un metodo efficace contro gravidanze indesiderate
Tratto da L'Espresso, articolo di Simone Alliva
Non usano il preservativo, considerano il coito interrotto un metodo efficace contro gravidanze indesiderate e le malattie sessuali. È il fermoimmagine di una generazione che arriva dalla ricerca dell’Osservatorio Giovani e Sessualità di Durex in collaborazione con Skuola.net e racconta di una generazione fuori tempo, a rischio salute e che non sa, non viene neanche messa in condizione di informarsi. È di solo pochi giorni fa l’immagine del deputato leghista Rossano Sasso che definisce «una porcheria», «una nefandezza», un’idea «degradante» l’educazione sessuale nelle scuole. Della stessa idea, con toni minori, è sempre stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Credo sia meglio che venga affidata alle famiglie», è da sempre il refrain della leader di Fratelli d’Italia.
Eppure in Italia, secondo quanto emerge dalla studio condotto su più di 15.000 giovani tra gli 11 e i 24 anni, ragazze e ragazzi non si sentono a proprio agio nell’affrontare questa tematica a casa: il 45,3% dichiara di rivolgersi a Internet per chiarire i dubbi in ambito affettivo e sessuale, perché provano vergogna (31,6%) e perché non sanno a chi rivolgersi (12,8%), con il rischio di esporsi a fake news, informazioni sbagliate e fuorvianti. Solo il 9,3% si rivolge ai genitori – con percentuali in calo negli ultimi tre anni – il 5,9% al medico, il 12% chiede aiuto agli amici oppure, semplicemente, non chiede a nessuno, con la percentuale di questi ultimi che sale notevolmente al 20,3% nella fascia dei più giovani tra gli 11 e i 13 anni.
L’Italia è uno degli ultimi Stati membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale o affettiva non è obbligatoria a scuola. Dal 1977 a oggi ci sono state 16 proposte di legge, tutte naufragate. Eppure i giovani la chiedono: dall’Osservatorio, infatti, emerge che il 93,7% degli intervistati crede che l’educazione alla sessualità e all’affettività dovrebbe essere offerta come materia nel curriculum scolastico. È una richiesta che illumina anche una solitudine intergenerazionale che è dei genitori come dei figli.
Una richiesta che non c’è rischio venga ascoltata. Per il deputato Sasso infatti educare alla sessualità vuol dire «invitare i bambini di 6 anni a masturbarsi, come vorrebbe l’Oms». Contro questa narrazione e contro i pericoli di una mancata educazione alla sessualità nel nostro Paese rimangono solo le iniziative di associazioni, aziende e di qualche amministrazione. Lasciate sole in questa battaglia di civiltà.
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