24 Feb L’ITALIA RICORRE ALLA CORTE EUROPEA
Tratto da Il Dubbio di Damiano Aliprandi
Aumentano i ricorsi pendenti presso la Corte europea dei diritti umani (Cedu). L’Italia è tra i primi cinque Paesi che registrano tale aumento. Infatti sono oltre 74.650 i ricorsi, che per il 74% dei casi riguardano 5 Paesi: Turchia, Federazione Russa (non più parte alla Convenzione), Ucraina, Romania e appunto l’Italia che ne conta ben 3.550. È scritto nero su bianco nella relazione annuale della Cedu del 2022 a firma della presidente della Corte Europea Siofra O’Leary . Questo dato conferma l’importanza dell’attività della Cedu e la necessità di rafforzare la protezione dei diritti umani anche nel nostro Paese.
Le sentenze depositate nel 2022 riguardano una vasta gamma di questioni cruciali relative ai diritti umani, tra cui le molestie sessuali sul posto di lavoro, la libertà di espressione, l’eutanasia e l’accesso agli edifici pubblici. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, sono state accertate violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo in 25 casi su 27, con il numero più alto di sentenze di condanna che riguardano la violazione dell’articolo 8 sulla protezione della vita privata e familiare, seguita dall’articolo 6 sul diritto all’equo processo.
Per quanto riguarda la violazione dell’articolo 8, la relazione della Cedu mette in evidenzia un caso particolare e riguarda proprio l’Italia. Parliamo della sentenza del 21 luglio 2022 “Darboe and Camara v. Italia” che riguarda i diritti di un migrante minorenne che aveva chiesto protezione internazionale. ll richiedente ha dichiarato di essere minorenne e di avere espresso oralmente la sua intenzione di richiedere protezione internazionale poco dopo il suo arrivo in Italia. Gli è stata fornita una tessera sanitaria dalle autorità sanitarie locali, che indicava una data di nascita secondo cui aveva 17 anni. Dopo il suo inserimento iniziale in un centro per bambini stranieri non accompagnati, il richiedente è stato trasferito in un centro di accoglienza per adulti. Un mese dopo è stata effettuata una radiografia del polso e della mano, sulla base della quale il richiedente è stato considerato adulto. A seguito di una richiesta del richiedente e di uno scambio di osservazioni, la Corte ha indicato al governo, ai sensi dell’articolo 39 del Regolamento della Corte, di trasferire il richiedente in strutture dove le sue condizioni di accoglienza come minorenne non accompagnato potessero essere garantite: è stato trasferito quattro giorni dopo.
Il richiedente ha lamentato violazioni degli articoli 3, 8 e 13 della Convenzione. La Cedu ha rilevato, in primo luogo, una violazione dell’articolo 8 a causa della mancata diligenza delle autorità nel rispettare l’obbligo positivo di proteggere il richiedente come minorenne non accompagnato che richiedeva protezione internazionale. In secondo luogo, la Corte ha rilevato una violazione dell’articolo 3 a causa della durata e delle condizioni del soggiorno del richiedente nel centro di accoglienza, tra l’altro affollato, per adulti. In terzo luogo, la Corte ha rilevato una violazione dell’articolo 13 (in connessione con gli articoli 3 e 8), poiché il richiedente non aveva avuto a disposizione un ricorso effettivo ai sensi del diritto italiano per presentare le sue denunce ai sensi degli articoli 3 e 8 della Convenzione. La sentenza è significativa in quanto è la prima volta che la Corte europea ha esaminato, ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione (il diritto al rispetto della vita privata e familiare), una denuncia riguardante le procedure di valutazione dell’età per i migranti che richiedono protezione internazionale e affermano di essere minorenni. La Cedu ha anche stabilito che la mancata tempestiva nomina di un tutore o rappresentante legale per il richiedente, ha impedito a quest’ultimo di presentare una richiesta di asilo in modo adeguato ed effettivo.
È preoccupante il fatto che l’Italia sia tra i paesi con il maggior numero di ricorsi pendenti, il che indica che la salvaguardia dei diritti umani nel paese risulta ancora problematica. La Corte europea dei diritti dell’uomo gioca un ruolo cruciale nella protezione dei diritti umani in Europa e la sua attività deve essere monitorata da tutti gli Stati membri per garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali. Il nostro Paese, quindi, deve fare di più per garantire il rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e lavorare per ridurre il numero di ricorsi pendenti presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, al fine di garantire una protezione adeguata dei diritti umani.
Sorry, the comment form is closed at this time.