12 Apr Il Parlamento europeo approva la riforma della politica migratoria
Tratto da Euronews, articolo di Vincenzo Genovese
Il Parlamento europeo ha approvato i provvedimenti principali del Patto migrazioni e asilo, la riforma della politica migratoria dell’Ue
Ora spetta gli Stati membri dell’Ue confermare definitivamente la riforma, cosa che avverrà probabilmente entro la fine del mese.
Al Parlamento, il Patto è stato sostenuto dai tre maggiori gruppi parlamentari: popolari, socialisti e liberali, pur con qualche defezione, come i voti contrari alla maggior parte dei provvedimenti del Partito Democratico.
Anche i partiti di estrema destra, I Verdi/Ale e la Sinistra hanno votato contro. Quest’ultimo gruppo ha persino protestato fuori dal Parlamento prima del voto, inscenando il funerale del diritto d’asilo che le nuove regole comporterebbero.
Come cambia la politica migratoria europea
Le nuove regole prevedono un meccanismo di solidarietà per la condivisione degli oneri dell’accoglienza dei richiedenti asilo, tramite una redistribuzione fra i Paesi dell’Unione europea sostituibile con contributi finanziari. Ma anche maggiori controlli alle frontiere e procedure più rapide per esaminare le richieste di asilo ed effettuare i rimpatri delle persone migranti.
l pacchetto di leggi, presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020, intende affrontare sia la “dimensione interna”, cioè la gestione delle richieste d’asilo di chi entra irregolarmente nell’Ue, sia la “dimensione esterna”, cioè le strategie e gli accordi con i Paesi africani e asiatici per ridurre i flussi migratori diretti nell’Unione.
Solidarietà obbligatoria, ricollocamenti no
Il Regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione, approvato con 322 voti favorevoli, 266 contrari e 31 astenuti, decide quale Stato membro è responsabile di una richiesta di asilo. Non viene modificato il principio cardine del regolamento di Dublino, per cui ogni persona migrante può chiedere asilo solo al primo Paese dell’Unione europea in cui arriva.
Ci saranno però più deroghe: ricongiungimenti famigliari, conoscenza della lingua o ottenimento di un titolo di studio in un Paese, consentono a un richiedente asilo di presentare a quel Paese la propria domanda. La responsabilità dello Stato di primo ingresso durerà 20 mesi, 12 per le persone salvate in mare.
Inoltre, il regolamento stabilisce un meccanismo di “solidarietà obbligatoria” fra gli Stati dell’Unione. Ogni anno la Commissione europea redigerà un rapporto per identificare le situazioni di forte pressione migratoria di ogni Paese e istituirà un solidarity pool, cheprevede un minimo di 30mila ricollocamenti e 600 milioni di finanziamenti all’anno, di cui beneficeranno gli Stati soggetti a maggiore pressione migratoria.
Gli altri Paesi membri dell’Ue possono contribuire ad alleviarla in due modi: ricollocando un certo numero di richiedenti asilo sul proprio territorio, oppure pagando un contributo in denaro per finanziare mezzi e procedure di accoglienza nel Paese sotto pressione. Significa che ogni ricollocamento potrà essere “sostituito” con un contributo di 20mila euro.
Il calcolo della parte che spetta a ogni Paese in termini di ricollocamenti o finanziamenti tiene conto di due fattori: popolazione e prodotto interno lordo. La stima annuale della Commissione deve essere poi approvata dagli stessi Stati membri, con un voto a maggioranza qualificata in Consiglio.
I ricollocamenti dunque non saranno di per sé obbligatori, ma se non ce ne saranno abbastanza, uno Stato membro sotto pressione migratoria può evitare di prendere in carico le richieste d’asilo dei cosiddetti “dublinati”, persone migranti che sono approdate sul suo territorio e poi passate irregolarmente in un altro Paese.
I finanziamenti, invece, saranno raccolti in un apposito fondo dalla Commissione europea possono anche essere indirizzati a misure relative alla gestione dei flussi migratori nei Paesi extra-europei: un punto che preoccupa molto le organizzazioni del settore.
La procedura di asilo rapida alla frontiera
Il Regolamento sulle procedure di asilo, approvato con 301 voti favorevoli, 269 contrari e 51 astenuti, stabilisce le regole per effettuare le richieste di asilo nell’Ue, uniformare e velocizzare il processo.
Ogni persona migrante avrà un massimo di 21 giorni per presentare la propria richiesta di asilo, che dovrà essere esaminata entro un massimo di sei mesi. Alcune persone migranti saranno sottoposte alla procedura tradizionale, altre a una procedura “accelerata” di frontiera detta border procedure.
La border procedure, che esiste già ma è applicabile in modo volontario, sarà invece obbligatoria per certe categorie di persone migranti: quelli che mentono alle autorità, sono considerati un pericolo per la sicurezza, o semplicemente provengono da Paesi ai cui cittadini non viene di solito concesso l’asilo, cioè con un tasso di riconoscimento inferiore al 20%.
Può durare al massimo dodici settimane, ne saranno esclusi in ogni caso i minori non accompagnati, e la Commissione potrà ordinare a un Paese di escludere anche le famiglie con bambini dalla procedura, se non è in grado di offrire condizioni di accoglienza adeguate.
Per ogni Stato membro è previsto un tetto massimo di persone che possono essere sottoposte alla border procedure, la quale coinvolgerà a livello europeo al massimo 30mila migranti alla volta, equamente distribuite fra gli Stati membri.
Secondo i critici, la procedura di frontiera comporta una detenzione di fatto di migliaia di persone migranti, ma la relatrice del provvedimento, l’eurodeputata francese liberale Fabienne Keller, sostiene che le condizioni in cui la border procedure verrà svolta dipendono dalle autorità nazionali e non includono necessariamente la detenzione.
“Il Parlamento europeo ha assicurato l’inserimento di misure che consentissero di garantire il rispetto della Convenzione sui diritti dell’uomo: buone condizioni di accoglienza e, ad esempio il diritto all’istruzione e alla protezione per i bambini. E anche il rispetto della Convenzione di Ginevra, per cui l’esame di ogni richiesta di asilo dev’essere individuale”.
Strettamente legate alle procedure di asilo, ci sono quelle di rimpatrio. La nuova procedura per il rimpatrio alle frontiere è stata approvata con 329 voti favorevoli, 253 contrari e 40 astensioni. Come spiegano a Euronews fonti europee, le decisioni di rimpatrio seguiranno immediatamente le risposte negative alle richieste di asilo, mentre al momento passa fra le due un largo lasso di tempo che rende difficili i rimpatri stessi.
Più solidarietà nelle crisi migratorie
Il Regolamento sulla gestione delle crisi, approvato con 301 voti favorevoli, 272 contrari e 46 astenuti, prevede norme eccezionali da applicare solo nei casi di arrivi massicci e improvvisi di persone migranti o in situazioni particolari come fu la pandemia da Covid19.
In queste circostanze, un Paese richiede alla Commissione l’attivazione della situazione di crisi, e se accordata, le sue autorità nazionali potranno applicare misure più severe, compresi periodi più lunghi per le procedure di asilo: fino a dieci giorni per la registrazione del richiedente, e quattro settimane in più per la border procedure, che in questi casi si applicherà anche a chi proviene da un Paese con il tasso di riconoscimento dell’asilo inferiore al 50%.
Non esiste comunque, una soglia fissa per determinare la crisi: come spiega a Euronews il relatore del regolamento in questione, il socialista spagnolo Juan Fernando López Aguilar, dipenderà dalle circostanze nazionali e locali e da come il sistema di accoglienza e asilo di un Paese risponderà all’incremento di arrivi irregolari. Non è nemmeno detto che saranno situazioni di crisi gli improvvisi aumenti di approdi a Lampedusa, perché in ogni caso è necessario valutare se il sistema sia sovraccarico o meno a livello nazionale.
Una volta certificata la situazione di crisi, la Commissione emetterà un atto legislativo che deve passare dal Consiglio dell’Ue, cioè essere approvato con un voto a maggioranza qualificata dagli Stati membri.
Nei casi approvati, devono aumentare le misure di solidarietà da parte degli altri Stati, sia in termini di ricollocamenti (la via prioritaria) sia in termini di finanziamenti, fino a coprire i bisogni del Paese in situazione di crisi, per un periodo massimo di 12 mesi. Ma nemmeno in questo caso, comunque, saranno obbligatori i ricollocamenti di persone migranti.
Preoccupazioni per il rispetto dei diritti umani
Alcuni dei provvedimenti approvati generano preoccupazioni legate al rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, tanto che 161 organizzazioni della società civile europea avevano chiesto agli eurodeputati di rigettare il Patto. Durante il voto stesso, un gruppo di attivisti ha interrotto i lavori dell’aula urlando lo slogan: “Questo Patto uccide, votate No”.
Tra i provvedimenti più contestati, Il Regolamento Eurodac, approvato con 404 voti favorevoli, 202 contrari e 16 astenuti, che aggiorna le regole della banca dati con le prove biometriche raccolte durante il processo di screening, per evitare più richieste di asilo da parte della stessa persona. Da ora in poi si applicherà anche ai minori dai sei anni in su: secondo il suo relatore, l’eurodeputato spagnolo di Vox Jorge Buxadé Villalba, la misura serve a favorire i ricongiungimenti famigliari.
Desta preoccupazioni pure il Regolamento sullo screening, approvato con 366 voti favorevoli, 229 contrari e 26 astensioni, che prevede controlli di accertamento sulle persone straniere in procinto di entrare, o già presenti in maniera irregolare in territorio europeo, per raccogliere informazioni su nazionalità, età, impronte digitali e immagine del volto.
“Abbiamo garantito l’accesso alle Ong e agli avvocati per fornire consulenza. Quindi abbiamo una serie di garanzie”,dice a Euronews la sua relatrice, la socialista tedesca Birgit Sippel. “La domanda, come anche in passato è se tutto questo verrà implementato. Sarà il compito del prossimo mandato”.
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