30 Giu Due Paesi due misure. L’8×1000 non è Urbi et orbi
La Chiesa Cattolica, nonostante il suo centralismo, sa cambiare pelle alla ricerca del più conveniente habitat economico e politico nei diversi paesi del mondo. Sempre alla ricerca delle migliori condizioni dunque, in paesi diversi dall’italia, il Vaticano stipula accordi diversi. Un esempio chiaro di come questa Italia così secolarizzata e laica “goda”, nei suoi rapporti col Vaticano, di condizioni di maggior sfavore rispetto al resto del mondo, viene dalla Spagna, paese oggi modernissimo ma a lungo ostaggio di un cattolicesimo severo e totalizzante, dove il secolo dei lumi produsse solo vaghi bagliori e alla vigilia della Rivoluzione Francese si bruciavano ancora le streghe…
Due Paesi due misure. L’8×1000 non è Urbi et orbi
La Chiesa Cattolica, nonostante il suo centralismo, sa cambiare pelle alla ricerca del più conveniente habitat economico e politico nei diversi paesi del mondo. Sempre alla ricerca delle migliori condizioni dunque, in paesi diversi dall’italia, il Vaticano stipula accordi diversi. Un esempio chiaro di come questa Italia così secolarizzata e laica “goda”, nei suoi rapporti col Vaticano, di condizioni di maggior sfavore rispetto al resto del mondo, viene dalla Spagna, paese oggi modernissimo ma a lungo ostaggio di un cattolicesimo severo e totalizzante, dove il secolo dei lumi produsse solo vaghi bagliori e alla vigilia della Rivoluzione Francese si bruciavano ancora le streghe (1787).
Il terreno di confronto è il finanziamento tributario nei due Paesi, ovvero l’8 per 1000 in Italia, che in Spagna è il 7 per 1000. Fosse per quel piccolo ma fastidioso scarto, occorrerebbe ammettere che la differenza è sul piano pratico (economico) è poco significativa. Ma una differenza ben più importante consiste nel fatto che mentre in Spagna la Chiesa incassa solo i denari di chi l’ha scelta con una firma sulla dichiarazione dei redditi, in Italia incassa anche i denari di chi non ha effettuato nessuna scelta. Così in Spagna l’introito derivante dal fisco è di poco più di 250 milioni di euro, mentre in Italia è di circa un miliardo di euro. Un tale divario non è che in piccola parte dovuto al diverso numero di contribuenti dei due paesi.
In fatto di differenze, variamente giudicabili, i due paesi ne aregistrano parecchie altre.
La Spagna, in sede di dichiarazione dei redditi, offre ai contribuenti quattro opzioni: Chiesa, Stato, Stato e Chiesa (in questo caso il tributo sarà doppio , cioè pari al 14 per 1000), o nessun destinatario (in questo caso il denaro entra nel bilancio dello Stato senza specifici vincoli per la sua destinazione).
A differenza dell’Italia non sono previsti finanziamenti ad altre confessioni, che invece usufruiscono di altri finanziamenti statali. Tra questi altri soggetti giuridici, definiti “religioni minoritarie” figurano le Chiese evangeliche, la Comunità Ebrea e la “Comisiòn islamica”. Quest’ultima in Italia non ha un suo omologo, nè tantomeno un’intesa con lo Stato.
Le confessioni che in Italia usufruiscono di un ‘intesa con lo Stato e ricevono finanziamenti dalla fiscalità, sono invece numerose e tutte, tranne la Chiesa Apostolica e le Assemblee di Dio, si regolano come la Chiesa Cattolica, incamerando in proporzione alle opzioni ricevute, anche i contributi inoptati.
I qualunquisti che non scelgono di destinare a qualcuno l’8 per 1000, in Spagna sono un terzo dei contribuenti, mentre in Italia sono quasi i due terzi, il 57%: una percentuale che smetterebbe istantaneamente di rappresentare un’indecenza, se anche qui, come in Spagna, quel denaro andasse a finire nelle casse dello Stato.
Dopo tante differenze, perlopiù imbarazzanti per noi italiani, va detto che una significativa somiglianza tra i due Paesi c’è: in entrambi la Chiesa destina la maggior parte dei fondi ricevuti, circa l’80%, alle spese per il clero e per il mantenimento del proprio apparato, e solo la parte residua per le opere sociali, che pure sono l’oggetto delle intense campagne pubblicitarie destinate a captare le preferenze dei contribuenti più sensibili e ingenui.
Infine è bene ricordare che questo quadro di accordi tra Stati e Chiesa Cattolica, risale, per la Spagna, all’articolo 16 della Costituzione post franchista del 1979, ed ai successivi aggionamenti normativi (gli ultimi nel 2005), mentre in Italia l’edificio dei rapporti tra Stato e Chiesa Cattolica, risale al 1929, in pieno fascismo, ed è stato sostanzialmente conservato nella Costituzione repubblicana del 1948, e solo un poco modificatio nel 1984 dal governo socialdemocratico di Bettino Craxi. Tutto ciò vale per la Chiesa Cattolica, mentre le altre confessioni hanno ottenuto un primo riconoscimento grazie all’articolo 8 della Costituzione, che ha permesso dopo il 1984 di stipulare intese.
Davide Babboni Silvio Lavalle
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