Corte Sikh nel Regno Unito? I sistemi di giustizia paralleli sono un pericolo per le donne

Tratto da Micromega, di Monica Lanfranco

Nel clima di allarme generale di guerra, fake news, attacco ai diritti universali e relativismo culturale il rischio è di non prestare attenzione alle (apparentemente) piccole notizie che percepiamo come poco significative, perché non ci riguardano direttamente.
E invece, grazie alla sempre attenta segnalazione di gruppi e associazioni femministe, ecco un allarme per la laicità e la tenuta della legge secolare, in questo caso in Inghilterra.
Come scrivono in un appello le attiviste di Southall Black Sisters (SBS), di One Law for All e altre organizzazioni inglesi, esiste la concreta possibilità che venga istituita una Corte Sikh nel Regno Unito, parallela a quelle del diritto laico.
I portavoce del Tribunale Sikh lo descrivono come un meccanismo alternativo di risoluzione delle controversie che opera nell’ambito delle disposizioni dell’Arbitration Act del 1996, che in sostanza prevede procedure più veloci nelle dispute se si raggiungono mediazioni tra le parti senza passare nei vari gradi di giudizio.
La proposta di un Tribunale Sikh prevede che questo si occuperà principalmente di questioni familiari, accennando a tre obiettivi: mantenere intatti i matrimoni sikh, riducendo i tassi di divorzio; limitare i costi legali facendo pagare un importo minimo e garantendo una rapida risoluzione dei conflitti; aiutare i sikh a evitare i ritardi del sistema giudiziario civile secolare. Queste azioni sono presentate come una forma di ‘servizio disinteressato’ che migliorerà l’accesso alla giustizia per i Sikh nel Regno Unito.
Per decenni Southall Black Sisters (SBS) e One Law for All hanno messo in evidenza i diversi modi in cui gli enti religiosi minano attivamente l’accesso alla giustizia laica e violano i diritti delle donne e dei minori all’interno delle loro comunità. È il caso, in particolare, delle vittime di violenza domestica e di abusi sessuali, costantemente costrette a mediare con partner violenti e abusivi e con le famiglie allargate, nonché a cedere alle richieste di accesso ai figli anche quando queste mettono a repentaglio la loro sicurezza e il benessere dei loro bambini.
Non ci sono prove che le istituzioni religiose abbiano agito nell’interesse dei più vulnerabili all’interno delle comunità ma ci sono invece prove considerevoli che esse abbiano rafforzato il potere e il controllo dei mariti e dei familiari maschi nelle famiglie violando così i diritti umani delle donne.
Inoltre, fanno sapere le attiviste di SBS, le organizzazioni religiose nel Regno Unito sono state fondate da uomini con una visione conservatrice e/o fondamentalista delle donne, del matrimonio e dell’unità familiare. Si tratta di progetti politico-religiosi profondamente legati a progetti politici più ampi di autogoverno della comunità di stampo patriarcale.
Non c’è alcuna prova che si tratti di agenzie apolitiche e benevole, motivate dalla giustizia sociale e dall’uguaglianza. Al contrario gli esempi forniti dai portavoce della Corte Sikh descrivono il controllo coercitivo, una importante compromissione dell’autonomia delle donne e del diritto alla libertà di religione. In un esempio reso noto e tratto da una sentenza la ragione del divorzio di una donna sikh viene presentata come una reazione eccessiva e meschina al fatto che il marito non si lavava le mutande, mentre si scopre che la donna stava lottando con la presenza prepotente della suocera. In un altro esempio una donna viene criticata per aver tagliato i capelli a se stessa e al figlio, mentre vengono difesi i diritti religiosi dell’ex marito.
SBS ha presentato al governo e alla Law Society delle osservazioni basate su dati concreti. Questi documenti citano una serie di casi (che coinvolgono cause intentate da musulmani, indù, sikh ed ebrei) sulle pratiche discriminatorie degli organismi di arbitrato religioso che di fatto istituiscono sistemi legali paralleli per legiferare su casi riguardanti le famiglie delle comunità minoritarie. Nonostante il tentativo di prendere le distanze dal Tribunale arbitrale musulmano e dai Consigli della Sharia a causa delle critiche diffuse nei confronti di questi organismi, il Tribunale Sikh non è diverso nei suoi obiettivi, secondo le organizzazioni femministe.
I conservatori religiosi cercano di imporre i loro progetti politici e la loro particolare versione della religione attraverso una serie di vie legali, progetti educativi e servizi di assistenza sociale, denunciano di Southall Black Sisters e One Law for All .
“I Sikh in Gran Bretagna sono una comunità variegata, eppure una sola versione del sikhismo è al centro di queste iniziative, così come accade lo stesso nel caso di altre comunità con religioni diverse.
Ciò porterà invariabilmente, -concludono le attiviste-, all’istituzionalizzazione e al privilegio di quest’unica interpretazione del sikhismo e darà luogo a ulteriori accuse di blasfemia e apostasia contro coloro che pongono una sfida alla loro interpretazione e autorità sui Sikh nel Regno Unito. Chiediamo alle nostre comunità e agli enti pubblici di non approvare il Tribunale Sikh e qualsiasi altro tribunale religioso. Di riconoscere che gli organismi religiosi discriminano le donne e i bambini. Chiediamo una legge unica per tutti. I leader religiosi non possono parlare per noi”.

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