18 Nov Mondiali in Qatar, scontro sui diritti umani tra Fifa e nazionali europee
Tratto da lifegate, di Simone Santi
La Fifa alle federazioni che saranno ai Mondiali in Qatar: “Concentriamoci sul calcio”. Le europee rispondono: “Continueremo a sostenere i diritti umani”.
“Per favore, concentriamoci sul calcio”. La Fifa ha chiesto ufficialmente alle federazioni delle 32 nazionali che parteciperanno ai Mondiali in Qatar al via il 20 novembre di non porre in atto iniziative di protesta e di critica nei confronti dell’emirato per il mancato rispetto dei diritti umani, in relazione o meno con l’organizzazione del torneo. Alcune federazioni europee però hanno risposto duramente: “Continueremo a batterci per i diritti umani”. E visto che l’ambasciatore dei Mondiali Khalid Salman ha ribadito che in Qatar l’omosessualità è considerata un disagio mentale, probabilmente ce n’è davvero bisogno.
Mesi di proteste in tutto il mondo
Da mesi, se non da anni, i Mondiali in Qatar sono nel mirino delle associazioni che si battono per i diritti umani ed ambientali, e ultimamente anche alcune nazionali partecipanti hanno mostrato le loro rimostranze: la Danimarca giocherà con una maglia priva del nome dello sponsor tecnico, che non vuole prestare la propria immagine al torneo, e con un terza maglia completamente nera in segno di lutto per gli almeno 6.500 immigrati morti sul lavoro per realizzare le infrastrutture necessarie allo svolgimento dei Mondiali.
Khaled al-Suwaidi, un membro anziano del comitato organizzatore della Coppa del Mondo del Qatar, ha risposto all’annuncio della Danimarca, dicendo che il Paese ha usato i Mondiali di calcio “come catalizzatore per guidare il cambiamento” e ha riformato le sue leggi sui lavoratori migranti.
I calciatori della nazionale australiana hanno pubblicato un video in cui si critica il Qatar per le sue leggi in materia di diritti umani e chiedendo la depenalizzazione delle relazioni omosessuali, che sono severamente vietate in Qatar, ricevendo come risposta dagli organizzatori un messaggio che suona come un “nessuno è perfetto”.
Di contro, i calciatori dell’Iran avevano chiesto alla Fifa di escludere la propria federazione dai Mondiali in Qatar come segnale di condanna delle repressioni che stanno avvenendo nel proprio Paese a partire dalla morte della giovane Masha Amini. E anche dall’Ucraina era arrivata la richiesta di escludere la nazionale iraniana, a causa dell’appoggio del governo di Teheran alla Russia nel conflitto in corso. Ovviamente la partecipazione dell’Iran è stata confermata.
“Concentriamoci sul calcio”
Così Gianni Infantino e Fatma Samoura, rispettivamente presidente e segretario generale della Fifa, hanno preso carta e penna e scritto ai capi delle federazioni, avvisandoli che “essendo una delle 32 squadre partecipanti, porti sulle spalle le speranze e i sogni della tua nazione d’origine e di tutta la tua gente. Quindi, per favore, ora concentriamoci sul calcio!”.
Praticamente: non roviniamo il sogno di miliardi di tifosi per i diritti di qualche altro milione. Certo, prosegue la lettera, “sappiamo che il calcio non vive sotto vuoto e siamo altrettanto consapevoli che ci sono molte sfide e difficoltà di natura politica in tutto il mondo. Ma per favore, non lasciate che il calcio venga trascinato in ogni battaglia ideologica o politica esistente”.
Alla Fifa, continuano Infantino e Samoura, “cerchiamo di rispettare tutte le opinioni e le convinzioni, senza impartire lezioni morali al resto del mondo. Uno dei grandi punti di forza del mondo è proprio la sua diversità, e se inclusione significa qualcosa, significa avere rispetto per quella diversità. Nessun popolo, cultura o nazione è “migliore” di un’altra. Questo principio è la pietra miliare del rispetto reciproco e della non discriminazione. E questo è anche uno dei valori fondamentali del calcio. Quindi, per favore, ricordiamolo tutti e lasciamo che il calcio sia al centro della scena”.
Secondo la Fifa, i mondiali di calcio, lungi dal legittimare le politiche emiratine in tema di diritti umani, sono dunque anzi un mezzo di inclusione: “Abbiamo l’occasione e l’opportunità unica di accogliere e abbracciare tutti, indipendentemente dall’origine, dal background, dalla religione, dal sesso, dall’orientamento sessuale o dalla nazionalità. Cogliamo questa opportunità e uniamo il mondo attraverso il linguaggio universale del calcio”.
La risposta delle federazioni europee
La lettera della Fifa non è però rimasta senza risposta: secondo il quotidiano svizzero Le Temps (proprio in Svizzera sono sia la sede dell’Uefa che della Fifa, e svizzero è Gianni Infantino) infatti dieci federazioni, tutte europee, hanno preso piuttosto male il messaggio di Infantino a Samoura, e hanno replicato con una lettera congiunta, ribadendo il proprio impegno a difendere i diritti umani, sostenere i lavoratori migranti e continuare a fare pressioni sulla Fifa affinché rispetti le promesse fatte all’interno del quadro dei Mondiali di calcio in Qatar.
I Paesi che hanno risposto alla Fifa sono Germania, Inghilterra, Belgio, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Galles, Portogallo, Svezia e Svizzera: fanno tutte parte del gruppo di lavoro Uefa sui diritti umani e del lavoro, e otto di loro (Norvegia e Svezia non si sono qualificate) saranno in Qatar. “Riconosciamo e accogliamo con favore, come abbiamo fatto in passato, che il Qatar abbia compiuto progressi significativi, in particolare per quanto riguarda i diritti dei lavoratori migranti” chiariscono subito i firmatari, secondo Le Temps che ha potuto visionare la lettera e “accogliamo con favore “le rassicurazioni fornite dal governo del Qatar e dalla Fifa in merito alla sicurezza, protezione e inclusione di tutti i fan che si recano alla Coppa del Mondo, compresi i fan Lgbtq+”.
Tuttavia, scrivono i dieci, “abbracciare la diversità e la tolleranza significa anche sostenere i diritti umani. I diritti umani sono universali e si applicano ovunque. E noi continueremo a sostenere lo slancio per un cambiamento positivo e progressivo e a sostenere un risultato positivo e un aggiornamento sulle due questioni chiave in sospeso che abbiamo discusso con la Fifa per molto tempo”. I capitani delle otto nazionali qualificate, ai Mondiali di calcio indosseranno una fascia speciale, con un cuore multicolore e la scritta “One Love”, come simbolo di diversità e lotta alle discriminazioni.
Per l’ambasciatore dei Mondiali l’omosessualità è ‘haram’
A dimostrazione che, nonostante qualche apertura di rito necessaria per mettere in una luce meno negativa i Mondiali, i diritti umani e civili in Qatar siano ancora molto indietro, c’è ora anche il caso di Khalid Salman, ex calciatore qatariota, nominato ambasciatore dei Mondiali in Qatar dalla Fifa e dagli organizzatori: Salman, in una intervista all’emittente tedesca Zdf, ha ribadito che “l’omosessualità dai noi è haram(proibitia, ndr) e bisogna accettare le nostre regole. Si tratta di un disagio mentale, e i bambini non devono vedere persone gay perché sarebbe sbagliato”.
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