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L’anomalia georgiana: tra adesione all’EU, putinismo e religione di stato

Di Silvja Manzi

In questo turbolento autunno elettorale planetario, un Paese si è trovato in bilico tra la scelta europea e moderna e quella russa e conservatrice: la Georgia. Il 26 ottobre si sono svolte le elezioni parlamentari di questo piccolo Paese del Caucaso meridionale che aspira a entrare nella grande famiglia dell’Unione Europea. Proprio il percorso di avvicinamento all’UE si sta rivelando più impervio del previsto e, soprattutto, sta smascherando le reali intenzioni del partito di governo, Sogno Georgiano, non a caso considerato filo-russo.

Al governo dal 2012, Sogno Georgiano si è dichiarato vincitore anche di queste ultime elezioni, benché gli osservatori internazionali abbiano rilevato numerose e importanti problematicità che hanno falsato l’intero processo elettorale. Tutta l’opposizione, con la presidente Salomé Zourabichvili in testa, non ne riconosce il risultato e, per ora, non si comprende quale possa essere la via di uscita di questa situazione in stallo, né quali possano essere le prossime mosse dell’oligarca Bidzina Ivanishvili, leader di SG, che intende portare a compimento il suo progetto politico. Ebbene, di cosa si tratta?

Nella prima parte del 2024 Sogno Georgiano aveva già cominciato a scoprire le proprie carte. Se da un lato proclamava l’obiettivo dell’ingresso nell’UE, dall’altro promulgava una legge sull'”influenza straniera”, che mira a colpire le organizzazioni che ricevono fondi dall’estero bollandole come agenti che perseguono gli interessi di potenze straniere. Una legge analoga è in vigore dal 2022 in Russia. 

L’iter di approvazione della legge aveva messo in allarme l’UE e scatenato un’ondata di proteste massicce nel Paese. Memorabile l’immagine di una manifestante con la bandiera dell’Unione Europea sotto il getto degli idranti delle forze dell’ordine. 

Evidentemente non soddisfatto, Sogno Georgiano (che si è rivelato un incubo russo) ha rilanciato con un’altra legge ispirata dal Cremlino: quella sui valori della famiglia. Questa legge, infatti, riconosce e tutela la famiglia intesa quale unione di un uomo “biologicamente maschio” e di una donna “biologicamente femmina”, interviene sull’identità di genere (e, quindi, persegue la “propaganda LGBT”) e, naturalmente, sulla protezione dei minori. 

L’approvazione di questa legge, che ha modificato la Costituzione, ha di fatto interrotto il processo di adesione all’UE.

La portata di questi provvedimenti, peraltro approvati alla vigilia delle elezioni legislative, lasciava presagire altrettante “riforme” per il futuro. Difatti le promesse elettorali di Sogno Georgiano sono state dello stesso tenore. Oltre alla volontà di mettere al bando i partiti di opposizione e limitare ulteriormente i diritti delle persone LGBT, Ivanishvili ha espresso l’intenzione di inserire in Costituzione la Chiesa ortodossa georgiana quale religione di Stato. L’obiettivo di raccogliere consenso attraverso l’utilizzo spregiudicato della religione è evidente, in un Paese per una parte ancora fortemente legato alle tradizioni e a una idea di società arcaica.

Si potrebbe immaginare che il patriarcato georgiano potesse accogliere con soddisfazione questo intento. E invece, sorpresa! Il novantunenne patriarca Ilya II – figura pubblica tra le più influenti – reclama una netta separazione tra Stato e Chiesa, se non proprio per un anelito di laicità delle istituzioni più per il timore di intromissione negli affari della sua Chiesa.

Il patriarca è in carica dal 1977, e viste le vicissitudini politiche del Paese si può immaginare che ne abbia viste tante. Sarà per questo che già nel 2002 si era dichiarato contrario a una simile eventualità e ne era scaturito un Concordato che garantisce una serie di privilegi e benefici, naturalmente anche a scapito di altre confessioni religiose.
Sebbene, secondo lo stesso Concordato, il clero si impegni a non intervenire nel dibattito politico, il patriarca, non certo noto per posizioni riformatrici e di apertura, spesso si è lasciato andare a dichiarazioni controverse, e persino a proporre un ritorno alla monarchia. Così come  è spesso capitato che durante le funzioni religiose il clero facesse apertamente propaganda proprio per Sogno Georgiano.

Non facciamoci dunque illusioni. Le convergenze tra la Chiesa e Sogno Georgiano sono evidenti. Basti pensare alla manifesta intolleranza verso le persone LGBT: i Pride di Tbilisi sono stati avversati in ogni modo, sia dalla Chiesa, sia dal Governo. Con la vittoria usurpata di SG le “promesse” fatte in campagna elettorale rischiano di divenire presto realtà: quella di un Paese che sta scivolando nell’autocrazia, limitando sempre più le libertà civili e democratiche, così come lo Stato di diritto. Quanto a interferenze della politica nella Chiesa, meglio di no. Il contrario invece…

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