01 Dic La Lega fa naufragare la legge sul suicidio assistito chiesta da 11 mila piemontesi
Il Consiglio regionale verso la bocciatura del testo: per evitare la discussione il presidente Allasia si affida al parere dell’Avvocatura
Tratto da La Repubblica, articolo di Andrea Gatta
I dubbi espressi dall’Avvocatura di Stato di fronte alla legge sul suicidio assistito verranno utilizzati dal presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia per bloccare la norma in Piemonte.
Nel parere dell’Avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, fornito in risposta a una richiesta di Friuli Venezia Giulia e Veneto, si dice che «l’eventuale approvazione della proposta potrebbe esporsi a rilievi di non conformità al quadro costituzionale di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni». I Consigli regionali sono differenti ma la legge è la stessa, quella che l’associazione Luca Coscioni ha presentato in diverse regioni italiane per regolamentare le procedure d’accesso al suicidio medicalmente assistito, stabilendo chi può averne diritto, i tempi e le modalità.
A Palazzo Lascaris il testo è stato depositato a fine agosto forte di oltre 11.300 firme e dopo una bagarre interna al centrodestra è stato giudicato ammissibile.
L’intervento dell’Avvocatura di Stato cambia però le cose, almeno secondo Allasia. L’esponente leghista, che già in precedenza aveva votato contro l’ammissibilità, non aspettava altro: «Non ho nessuna intenzione di mandare avanti una legge che rischia di essere ricusata in partenza, invieremo il parere in commissione Sanità per una valutazione. Nel frattempo mi avvarrò del supporto degli uffici, ma avendo la certezza che la legge è incostituzionale».
Al di là dei rilievi di carattere tecnico, la posizione di Allasia è però nota. Il presidente dell’aula arriva a parlare di «presa in giro» ai danni dei tanti firmatari della legge, «per cui mi spiace». Tuttavia, sostiene, «già in partenza si sapeva che la proposta era incompatibile con le competenze regionali». La partita però non è chiusa. «Quello espresso dall’Avvocatura dello Stato è un parere scontato, viziato tra l’altro dall’evidente pregiudizio di questo Governo contro la libertà di scelta alla fine della vita, ma che non esclude, né potrebbe farlo, l’ammissibilità di quelle norme», ribatte secco Marco Cappato, leader dell’associazione Luca Coscioni, che era già intervenuto nei giorni scorsi. E poi c’è il fatto che nello stesso centrodestra piemontese le posizioni sono differenti e più sfumate. Ma proprio questo aspetto rischia di essere deleterio per l’iter della legge: rafforza nella maggioranza la tentazione di neutralizzare la discussione per evitare spaccature.
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