DOV’È LEGALE L’EUTANASIA

Tratto da la legge per tutti di Carlos Aija Garcia

Per eutanasia si intende ogni intervento medico che prevede la somministrazione diretta di un farmaco letale al paziente che ne fa richiesta e che soddisfa determinati requisiti. In pratica, si procura la morte di una persona, consenziente e consapevole delle proprie azioni, in maniera intenzionale e indolore. Non va confusa con il suicidio assistito: in questo caso, la persona che ne fa richiesta, sempre nelle sue piene capacità cognitive, si autosomministra il farmaco letale per porre fine alle proprie sofferenze. In Italia, l’eutanasia è reato, mentre è possibile – a determinate condizioni – mettere in atto il suicidio assistito. Invece, dov’è legale l’eutanasia?

Gli Stati europei in cui questa pratica è ammessa dalla legge sono:

  • Olanda, dal 2002;
  • Belgio, dal 2003;
  • Lussemburgo, dal 2009;
  • Spagna, dal 2021.

Al di fuori dall’Europa, ci sono delle situazioni diverse:

  • in Canada e Nuova Zelanda, l’eutanasia è legale;
  • in Cina, solo negli ospedali e per i malati terminali;
  • in Colombia era stata dichiarata legale ma non esiste ancora una normativa in proposito;
  • in alcuni Stati degli Usa e in diverse zone dell’Australia è ammessa l’eutanasia passiva, cioè la possibilità di rifiutare ogni cura anche quando, a causa di tale rifiuto, può sopraggiungere il decesso.

Caso particolare quello della Svizzera, dov’è è legale:

  • l’eutanasia attiva indiretta, cioè l’assunzione di farmaci i cui effetti collaterali possono ridurre la vita del paziente;
  • l’eutanasia passiva, ossia l’interruzione di ogni cura e di qualsiasi tipo di mantenimento in vita del paziente.

È, invece, vietata nella Confederazione Elvetica l’eutanasia intesa come somministrazione di farmaci letali.

L’eutanasia in Italia

In Italia, l’eutanasia resta una pratica illegale. Viene considerata, quindi, reato. Per la precisione, si può essere perseguiti per i reati di:

  • omicidio del consenziente [1], punito dal Codice penale con la reclusione da sei a 15 anni;
  • omicidio volontario, nel caso in cui non si riesca a dimostrare che il paziente era consenziente.

Il suicidio assistito in Italia

Diverso il caso di chi chiede il suicidio assistito da un medico. Grazie alla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, il paziente può chiedere di essere «aiutato a morire» con il supporto indiretto di un medico a queste condizioni:

  • essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitali (cioè deve essere attaccato a delle macchine senza le quali non potrebbe vivere);
  • essere affetto da una patologia irreversibile;
  • avere una patologia che gli procura delle sofferenze intollerabili;
  • essere pienamente capace di prendere delle decisioni libere e consapevoli (cosciente e in grado di intendere e di volere, insomma).

Trattandosi di una decisione autonoma e libera, il paziente può anche decidere all’ultimo momento di tirarsi indietro e di rinunciare a suicidarsi.

Come si può chiedere il suicidio assistito in Italia?

La procedura per il suicidio assistito in Italia prevede che il paziente faccia la relativa richiesta all’Asl, direttamente o tramite il suo medico curante, affinché:

  • il paziente possa essere visitato;
  • venga verificata la presenza dei quattro requisiti che rendono legale questa pratica;
  • appurare che il malato abbia espresso la sua volontà in modo chiaro e univoco, compatibilmente con le sue condizioni di salute.

L’iter impone anche di certificare che il paziente sia stato informato adeguatamente delle sue condizioni e di possibili soluzioni alternative, come il ricorso a cure palliative o la sedazione profonda continua.

Conclusa questa fase, il fascicolo viene inviato al Comitato etico dell’Asl, a cui spetta verificare se ci sono le condizioni per dare il via libera al suicidio assistito in conformità con quanto determinato dalla Corte costituzionale.

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.