14 Nov LA PREDICAZIONE PUNITA: DA LUIGI XIV A PIANTEDOSI
Di Piercarlo Pazé . Tratto da L’Eco delle Valli Valdesi supplemento al n° 42 del 1 novembre 2024 di Riforma
Il decreto Piantedosi di espulsione dell’imam di Bologna perché nella predicazione – debitamente filmata e controllata dai servizi – aveva manifestato una visione integralista del concetto di jihad ed esaltato il martirio dei mujahidin nel conflitto di Palestina, è l’ultimo della storia smisurata delle compressioni della libertà delle religioni di annunciare il loro messaggio se non è strettamente in sintonia con le politiche dominanti.
Guardando indietro ricordiamo che negli anni 1675-1685 la Francia del re Luigi XIV ordinava che nei templi ugonotti un posto fosse riservato ai cattolici perché di dentro potessero verificare che non fossero proferite espressioni negative verso la religione cattolica. Di questo controllo fu vittima il pastore Thomas Gauthier, nativo di Villaretto in val Chisone. Dopo una detenzione nella prigione di Grenoble nel 1673-1674 per bestemmie ed empietà contro i misteri della religione cattolica, nel 1678 colleziono a Fenestrelle svariate denunce: predicando sul versetto “ Beati coloro che sono perseguitati per la giustizia”, aveva spiegato che i protestanti erano i fedeli perseguitati e i cattolici erano i loro persecutori; altre volte aveva parlato contro il concilio di Trento e senza rispetto di santi, immagini e reliquie; aveva detto anche che la religione romana aveva del giudaismo nelle cerimonie della feste, nella confessione auricolare, nella soggezione al papa e enlla credenza del purgatorio, e aveva del paganesimo perché le cerimonie si avvicinavano a quelle dei pagani nel culto di immagini e reliquie.
Si può non concordare sulle omelie di Thomas Gauthier o dell’imam di Bologna, ma criminalizzare le religioni, discriminarne i contenuti, irregimentare i loro impulsi etici, convogliarle al “politicamente corretto” quando i loro messaggi dissentono dalle strategie oscure del potere, poteva andare bene nel regime di Luigi XIV ma non oggi in uno Stato che si professa democratico.
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