12 Apr Maternità surrogata. Una novità: il Papa equipara peccati e reati
Tratto da Huffington Post, articolo di Michele Brambilla
Nella Dichiarazione della Congregazione della Dottrina della Fede, pubblicata oggi, si ribadisce la netta contrarietà della Chiesa riguardo all’aborto, alla teoria gender e alla maternità surrogata.
Sbaglia, e di grosso, chi pensa a una rivincita della linea conservatrice. Ancor di più sbaglia chi si stupisce che questo Papa, così osannato da tutto un mondo progressista che di Chiesa capisce poco o nulla, abbia in realtà opinioni diverse su questi temi, ma sia stato in qualche modo costretto a soccombere di fronte alle pressioni dell’ ala tradizionalista. Che cosa vi aspettavate da Francesco? Che dicesse sì all’aborto, sì al cambiamento di sesso, sì all’utero in affitto? La Chiesa, su questi temi, non può cambiare posizione.
C’è però una frase di Francesco che rappresenta, in effetti, una novità. Ma non nel senso di un’apertura; al contrario, nel senso di un ritorno a tempi sepolti dalla storia. Anche di quella cattolica.
È dove il Papa in persona scrive, a proposito della maternità surrogata: “Auspico un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica”. Tradotto, significa chiedere agli Stati di considerare un reato la maternità surrogata. A scanso di equivoci, sono contrario alla maternità surrogata, molto contrario, così come sono contrario all’aborto. Ma penso che si debba far far di tutto per evitare tali scelte: non che si debba mettere in galera chi le compie. Servire convincere, non proibire.
Nemo militans Deo implicat se negotiis saecularibus , nessuno di coloro che militano per Dio deve immischiarsi negli affari secolari: lo scrisse San Paolo e proprio la Chiesa lo ricordò all’eretico Girolamo Savonarola. Ed era nella Ginevra di Calvino che chi non credeva nella Trinità fu condannato a morte e gettato nel lago. Il “date a Dio ciò che è di Dio ea Cesare ciò che è di Cesare” è considerato un principio di laicità introdotto proprio da Gesù Cristo.
E poi la questione è molto delicata. Ci sono peccati che devono essere puniti come reati (l’omicidio, il furto) perché uno Stato deve regolare la convivenza civile tra i suoi cittadini. Ci sono reati che non sono considerati peccati ma comportamenti virtuosi: disobbedire alle leggi razziali, ad esempio. Ci sono peccati che sono stati considerati reati, come l’adulterio (in Italia fino al 1968, e solo per le donne…) e che adesso non lo sono più. Ci sono omicidi che non sono stati considerati né reati né peccati, come la guerra e la pena di morte: ma adesso la Chiesa li considera peccati, perché la sensibilità cambia, nel corso della storia.
Equiparare i peccati ai reati è insomma molto rischioso. Lo Stato punisce chi non aiuta i poveri? Chi non soccorre i migranti? Chi è indifferente alle sofferenze degli altri? Eppure per il Papa questi sono peccati gravi.
Il peccato è reato nelle teocrazie, di cui oggi (giustamente) abbiamo orrore. L’aborto e la maternità surrogata sono errori, drammi, tragedie che si deve far di tutto per evitare: con aiuti materiali, con supporto morale, con campagne culturali. Ma non con la galera.
Il governo dei preti non ha mai giovato alla fede.
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