LA PROCURA DI PADOVA SPEZZA 33 FAMIGLIE

Tratto da La stampa 

La Procura di Padova tira dritto e impugna ben 33 gli atti di nascita registrati dal sindaco Sergio Giordani, dal 2017 fino ad oggi, atti che puntavano al riconoscimento dei diritti ai figli delle coppie omogenitoriali.

In questi giorni a casa delle famiglie arcobaleno padovane sono arrivate come docce fredde le raccomandate: il decreto del Tribunale ha sostanzialmente cancellato il «genitore 2» dallo stato di famiglia. Quello che sta succedendo a Padova non è un caso isolato, ma di certo il numero di atti è altissimo, volendo fare una marcia indietro sui diritti fino al 2017.

La posizione della procura, guidata da Valeria Sanzari, è netta. «Va contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con due mamme». A farne le spese tante famiglie, tra loro una coppia di donne gay che si è appunto vista notificare un atto giudiziario con il quale il procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita della bambina della coppia (atto registrato il 30 agosto 2017), attraverso la cancellazione del nome della madre non biologica, e di conseguenza la rettifica del cognome attribuito alla figlia, tramite cancellazione del cognome della «seconda mamma». La bimba, che compirà fra poco 6 anni, sarà costretta ad affrontare i problemi che sorgeranno in questi casi: non potrà essere presa all’asilo se non dalla mamma biologica, non potrà essere assistita in ospedale dal genitore 2. La battaglia legale non finisce però qui: il tribunale ha fissato l’udienza per la discussione del ricorso al 14 novembre prossimo.

 

La coppia, entrambe 40enni, si è sposata all’estero e ha un secondo bimbo, figlio biologico dell’altra donna – all’anagrafe il secondo genitore della bambina -. I due hanno pochi mesi d’età di differenza, e sottolinea la donna cui è indirizzato il ricorso della Procura, sono a tutti gli effetti «due fratelli», lo stesso doppio cognome, seppur con due mamme diverse. La madre biologica della bambina, tra l’altro, ha già inviato i documenti per l’iscrizione della figlia alla prima elementare con il doppio cognome.

«Non si tratta solo di ripercussioni sulla vita sociale. Ma ripercussioni sulla propria identità, fino a prova contraria un diritto fondamentale. Un trauma personale in una fase delicata dello sviluppo, per il fatto di non avere più un fratello ed una mamma», lo afferma la mamma che per prima si è vista notificare dalla Procura di Padova l’impugnazione per la cancellazione e rettifica del nome della seconda mamma non biologica della figlia. «Mi chiedo come possa un Tribunale di uno Stato che professa la tutela dei minori come una priorità escludere che una bambina di 6 anni iscritta alla scuola primaria possa accusare un cambio di cognome, un fratello ed una mamma che nella forma smettono di essere famiglia. Sono queste le priorità del sistema giudiziario italiano? Con quale coraggio un collegio giudicante di genere femminile può pensare di pronunciare tutto questo? Io e le famiglie della scuola, la scuola stessa esprimiamo massimo sdegno».

«In Italia l’accanimento contro le famiglie arcobaleno inaugurato dall’insediamento del governo Meloni sembra non conoscere tregua». Lo afferma la deputata del Pd Rachele Scarpa sugli atti della Procura di Padova che ha impugnato la nascita di bambini figli di due mamme registrati dal 2017. «Questa scelta è la conseguenza del vuoto legislativo che il governo continua a mantenere e a sostenere attivamente – rileva – e si pone in totale sfregio dell’interesse superiore del minore, che si vedrebbe cancellare con un colpo di spugna burocratico uno dei genitori con le relative responsabilità legali nei suoi confronti. È semplicemente atroce pensare che dei bambini di 7 anni possano ritrovarsi dalla sera alla mattina privati legalmente di una delle loro mamme ma le politiche del governo rischiano proprio questo, ossia di creare degli orfani di stato».

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