Hebe de Bonafini si è spenta a 93 anni. Icona della lotta per i diritti umani

Tratto da RaiNews, di Roberto Montoya

L’emblematica e controversa leader delle Madri di Plaza de Mayo affrontò la dittatura militare durante gli anni di piombo in Argentina. L’intervista a Leonardo Castillo

Si è spenta domenica scorsa all’età di 93 anni Hebe de Bonafini, presidente e fondatrice dell’Associazione Madri di Plaza de Mayo, con il fazzoletto bianco, protagonista centrale delle prime manifestazioni per i 30.000 detenuti-desaparecidos rapiti durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983, mantenendo l’impegno della lotta fino alla fine dei suoi giorni.

Hebe María Pastor de Bonafini ha iniziato il suo lavoro come presidente dell’Associazione Madri di Plaza de Mayo nel 1979, dopo il rapimento e la scomparsa dei propri figli, in cui si è distinta per la lotta per i diritti umani, contro l’impunità dei colpevoli di crimini contro l’umanità, unitamente alla rivendicazione della militanza rivoluzionaria dei detenuti, dei desaparecidos e degli assassinati. Ha sempre detto di essere stata una normale casalinga, fino a quando la dittatura le ha tolto i due figli, fatto che l’ha trasformata in una grande combattente. Il presidente argentino Alberto Fernández ha decretato tre giorni di lutto nazionale alla “memoria” di Hebe, simbolo internazionale della lotta per i Diritti Umani, la ricerca della verità e della giustizia, che ha permesso di risalire all’identità di oltre 100 bambini sottratti a giovani madri, vittime di carcerazione, sparizione forzata ed esecuzioni extragiudiziali durante i sette anni della dittatura in Argentina.

Bonafini era diventata un’icona della sinistra globale, i cui leader piangono oggi la sua scomparsa, ma anche per le sue espressioni di lode rivolte a personaggi della storia latinoamericana controversi come Che Guevara, Fidel Castro, e Hugo Chávez. I messaggi che esprimono le condoglianze per la morte dell’attivista argentina arrivano da tutte le parti, anche dai vescovi della Conferenza episcopale argentina (CEA). Anche Papa Francesco ricorda “l’audacia e il coraggio, in momenti in cui prevaleva il silenzio, che hanno contribuito a mantenere viva la ricerca della verità e della memoria”. Giovedì 24 novembre in Plaza de Mayo, nel luogo dove si svolge il tradizionale appuntamento dei desaparecidos, verranno sparse le ceneri di Hebe, come da sua volontà. Sarà un giorno di grande commemorazione e di mobilitazione in piazza.

Abbiamo incontrato Leonardo Castillo, capo politico dell’Agenzia Télam, Argentina.

Il presidente argentino Alberto Fernández ha decretato tre giorni di lutto nazionale alla “memoria” di Hebe de Bonafini, Presidente delle Madri di Plaza de Mayo, scomparsa domenica scorsa all’età di 93 anni. Che profilo può darci di lei?

Hebe ha accompagnato l’esistenza di noi ultra quarantenni, e di oltre tre generazioni di argentini. È  stata fondamentale per la nostra educazione civica. Ha lottato per la memoria, la verità, la giustizia e per denunciare la dittatura. La sua integrazione nel movimento per i diritti umani ha affrontato la dittatura genocida. La sua impronta ha lasciato un segno nelle nostre generazioni. Abbiamo perso un riferimento politico e sociale di enorme importanza. Hebe soffrì molto per la scomparsa dei due figli nel 1977. Fu allora che si unì alla lotta delle madri di Plaza de Mayo, dove emerse come punto di riferimento, diventando poi leader del gruppo. Da allora ha rappresentato una figura fondamentale per il movimento dei diritti umani e per tutti coloro che si sono formati nel fervore di quella che fu la democrazia instauratasi nel dicembre 1983.

Oggi ricorre il 45° anniversario dell’Associazione delle Madri. Cosa ha rappresentato per decenni questa donna per il popolo argentino?

Una grande voce che si è fatta sentire e che ha segnato il sentimento di quasi tutti gli argentini, con le sue contraddizioni, con i suoi difetti, ma soprattutto con i suoi pregi e la sua enorme coerenza. Non ha mai smesso di rivendicare quella che era la memoria, la verità e la giustizia dei desaparecidos. Diceva sempre: “Non ci interessa che capiscano il nostro dolore, ci interessa che capiscano la nostra lotta”. È proprio questa frase ad averla guidata per tutta la sua carriera politica. Ha sempre detto di essere stata una normale casalinga, fino a quando la dittatura non le tolse i due figli, trasformandola in una grande, infaticabile combattente, che oggi ci ha lasciato, a 93 anni.

De Bonafini è stata un simbolo internazionale della lotta per i Diritti Umani, la ricerca della verità e della giustizia per i 30.000 desaparecidos durante l’ultima dittatura militare in Argentina. Come sarà oggi vivere senza di lei?

La società argentina perde sicuramente un grande punto di riferimento, che lascia un’impronta molto profonda nella storia recente della nostra società. La verità è che sarà una grande incognita. Ricordo che molti, quando avevano un dubbio nel prendere posizione, aspettavano che parlasse Hebe per poi schierarsi. Penso che abbiamo perso una figura che ha fatto la storia, che ha lasciato una traccia. Questo giovedì in Plaza de Mayo, come ogni giovedì alle 3 del pomeriggio, nel luogo dove si svolge il tradizionale appuntamento dei desaparecidos, spargeranno le ceneri per volontà di Hebe. Sarà un giorno di grande commemorazione e ci sarà sicuramente tanta gente, secondo la tradizione argentina di mobilitazione in piazza.

Il popolo argentino si è riconciliato dopo aver vissuto le atrocità della dittatura militare?

Penso che la riconciliazione debba sempre seguire la via della verità e della giustizia. Non ci può essere riconciliazione senza verità e senza giustizia. Mi sembra che la lotta dell’organizzazione per i diritti umani in Argentina riguardi innanzitutto la verità, poi la giustizia, e poi il portare avanti la memoria. Senza la verità, mi sembra difficile trovare una via di riconciliazione. In Argentina c’era un settore legato alla repressione illegale che chiedeva la riconciliazione, ma senza dare informazioni sulla sorte dei bambini e dei ragazzi scomparsi. È stata la lotta degli organismi in Argentina a fare luce sulla verità.

Hebe, era amica di Maradona, Fidel Castro, Hugo Chavez, Cristina Kirchner. Questo ha creato molti contrasti con l’altra parte del mondo che vedeva una sinistra ostile alla democrazia. Cosa ne pensa?

Quello che dici è vero, ma Hebe aveva anche rapporti con personaggi della cultura: come i cantanti Sting e Bono degli U2. Al di là dei legami politici che lei non negava, ebbe anche rapporti con l’allora presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini, soprattutto negli anni della dittatura. Pertini fu il primo politico europeo a interessarsi alla lotta delle madri. Le accolse in Italia quando andarono a cercare sostegno a Roma. È vero anche che Hebe si identificò con Fidel Castro, con Chávez, con molte figure della sinistra. A me pare che la lotta a un certo punto trascenda anche le barriere ideologiche.

Papa Francesco, è stato un punto fondamentale nella storia personale di Bonafini che, dopo diversi incontri, ha detto di aver scoperto la fede. Che opinione ha in merito?

Negli ultimi anni della sua vita, Hebe si avvicinò molto a papa Francesco. Finì per essere una grande amica del Santo Padre, tanto da considerare quel rapporto come uno strumento per riscoprire il suo rapporto con Dio e per poter parlare, attraverso Dio, con i suoi figli. In Argentina si dice che una cosa è Bergoglio e un’altra è Papa Francesco. Lei è più vicina a papa Francesco che a Bergoglio. Grazie a questo legame con il Pontefice, Hebe ha sostenuto in Argentina il gruppo “Sacerdoti nell’opzione per i poveri”, legato ai temi sociali, avvicinandosi al Vangelo e a quell’opzione per i poveri che sono presenti in tutto il nostro continente. È stata un’icona dei diritti umani, emblematica e controversa. È sempre stata coerente nella lotta per la rivendicazione della verità, della giustizia e della memoria.

 

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